di Mauro Seminara
La Sea Watch 3, nave da soccorso umanitario dell’omonima Ong tedesca Sea Watch, è ancora ferma alla fonda a meno di due chilometri dalla costa siracusana. Alla nave però nessuno può avvicinarsi: è stato interdetto, dalla Guardia Costiera, lo specchio d’acqua intorno ad essa. Il divieto di avvicinamento è scaturito dalla presunta violazione di legge, a detta del ministro degli Interni, dei tre parlamentari che si sono recati a bordo ieri per visitare equipaggio e migranti ed accertarsi delle condizioni generali a bordo. I tre, deputati della Camera, sono Nicola Fratoianni, Riccardo Magi e Stefania Prestigiacomo. Quest’ultima inattesa parlamentare di area forzista. Ai tre, dopo ore di attesa disposizioni da parte della motovedetta della Guardia Costiera che li stava accompagnando a bordo della Sea Watch 3, è stata negata l’autorizzazione a salire a bordo. Ovviamente non da parte del comandante della nave della Ong ma da parte del Governo che ha posto un divieto alla Guardia Costiera costretta a quel punto a tornare a terra. Questo accadeva sabato.
Il blitz e lo stato di pubblico pericolo della Sea Watch 3
Domenica i tre onorevoli hanno deciso di aggirare l’ostacolo e fare di propria iniziativa, prendendo a nolo un gommone e facendosi accompagnare sottobordo per salire sulla Sea Watch 3. I giornali hanno titolato di “Blitz” a bordo della nave ferma alla fonda in acque territoriali italiane ed il ministro Salvini ha definito l’azione di Fratoianni, Magi e Prestigiacomo una violazione di legge. Già sabato era stato tirato in causa il presidente della Camera Roberto Fico perché si attivasse per far rispettare le prerogative dei parlamentari della Camera dei deputati. Alla gravità del divieto, espressa da Fratoianni e Magi, si aggiunge Stefania Prestigiacomo che chiede “di cosa hanno paura?”. Dopo il cosiddetto “blitz” dei tre, saliti a bordo insieme al sindaco di Siracusa, un medico psichiatra e due avvocati, è stata interdetta l’area intorno alla Sea Watch 3 come se questa fosse una nave pericolosa da cui tenere alla larga i civili. Il probabile obiettivo è quello di impedire che con i migranti e l’equipaggio, mediante personaggi politici, possano entrare in contatto indiretto gli italiani. Così è stato impedito oggi a Maurizio Martina, già segretario reggente del Partito Democratico, di salire anch’esso a bordo per verificare la situazione.
Ogni cosa ha un nome ed una legge
Questa mattina, ospite del programma televisivo Agorà, l’ammiraglio in congedo e già comandante dell’ufficio relazioni esterne del Comando Generale delle Capitanerie di Porto, Vittorio Alessandro ha puntualizzato che non c’è alcun decreto di chiusura dei porti e che le disposizioni arrivano alle autorità competenti talvolta via Twitter. Sotto questo profilo, anche l’interdizione dell’area di mare circostante la Sea Watch 3 non vede alcun disposto motivato con ragioni di pubblica sicurezza tangibili. Il caso della nave da soccorso umanitario battente bandiera olandese e della Ong tedesca rischia quindi di divenire un altro episodio da aule di Giustizia. Anche in questo caso però, come per il caso della nave Diciotti su cui il Senato è chiamato a decidere se lasciare procedere il Tribunale dei ministri contro il ministro Salvini, quello che sembra venir meno sono i decreti e gli atti ufficiali dei competenti ministeri. A quella carta che mette nero su bianco, in ottemperanza a quanto prevista dalla legge, le disposizioni ministeriali ha comunque sopperito il ministro Salvini che, nel corso della sua eterna campagna elettorale, si è sempre assunto pubblicamente la responsabilità di non aver fatto sbarcare la Diciotti, la Sea Watch 3 per il primo caso ed adesso anche per il secondo.
La bufala sull’Olanda ed altre idee bislacche
Tra le bufale, le fake idee politiche, che tengono banco in questi giorni, ci sono anche quelle dello sbarco a Marsiglia o addirittura in Olanda. Idee strampalate utili per i followers ma che non trovano alcun appiglio tra le convenzioni internazionali. Inoltre, motivato in modo tecnico ma chiaro dall’ineccepibile ammiraglio Alessandro il motivo per cui il comandante della Sea Watch 3 è stato costretto a riparare sulla costa sudorientale della Sicilia, e tenuto conto dell’impossibilità delle autorità italiane di concedere con quella tempesta l’ingresso in acque territoriali, il porto più vicino è quello italiano e la chiamata in causa dell’Olanda – come della Francia – non ha alcun fondamento. A meno che il Governo non voglia mettere da parte la propaganda ed iniziare a lavorare, in sede europea, ad una revisione strutturale dei trattati e delle convenzioni fino ad oggi sottoscritte anche dal premier Giuseppe Conte. L’Olanda, a prescindere dalle pubbliche dichiarazioni dei due vicepremier e del ministro dei Trasporti, è stata contattata dalla Sea Watch 3 e la risposta è stata che l’autorità di coordinamento soccorso olandese avrebbe provato a verificare – quando la Sea Watch 3 si trovava ancora dalle parti di Lampedusa e la perturbazione non era sopraggiunta – se la Tunisia poteva essere un “porto sicuro” vicino e disponibile. Nessuna risposta.