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Omissioni di Stato sulle missioni dei droni USA di Sigonella

di Antonio Mazzeo

L’immancabile sortita quotidiana sino ai confini occidentali della Russia, sorvolando provocatoriamente Ucraina, Donbass, Mar Nero e Crimea; un blitz di tanto in tanto pure in Siria per monitorare le attività delle unità navali e dei velivoli russi; le periodiche operazioni d’intelligence a supporto dei reparti USA schierati in nord Africa. Sono queste le principali missioni di guerra dei droni Global Hawk dell’aeronautica militare degli Stati Uniti d’America che operano da più di dieci anni dalla grande stazione aeronavale di Sigonella, senza alcun controllo da parte delle autorità italiane e sempre più spesso in contrasto con gli interessi politici ed economici nazionali dichiarati e/o perseguiti. Velivoli senza pilota in grado di volare ininterrottamente per decine di ore, a grandi altezze e in ogni condizione climatica, utilizzati per spiare e mappare ogni centimetro quadrato del continente africano, del Medio oriente e dell’Europa orientale, individuando obiettivi da colpire e, se necessario, guidando i bombardieri e i droni killer nei loro strike di morte.

L’ospitalità dei Global Hawk in Sicilia, è uno dei capitoli meno noti delle relazioni politico-militari tra Italia e Stati Uniti d’America e non c’è stato governo (di centrosinistra, centrodestra o sovranista) che non abbia fatto di tutto e di più per occultare al Parlamento e all’opinione pubblica i termini e le modalità con cui è stato autorizzato il loro dispiegamento. Presidenti del consiglio e ministri sono giunti perfino a mentire spudoratamente sugli accordi sottoscritti, omettendo ogni riferimento alle loro missioni che pure violano palesemente i principi costituzionali e comportano gravi conseguenze per la stessa sicurezza del paese.

Quella dell’installazione dei Global Hawk a Sigonella è pure una vicenda emblematica della pratica politica di tutti gli esecutivi succedutisi dal dopoguerra ad oggi. Agli italiani non far sapere cosa accade nelle basi militari in uso esclusivo delle forze armate straniere, specie se ciò potrebbe turbare l’esito elettorale, il diktat rispettato come fosse l’articolo uno della Costituzione della Repubblica italiana. È accaduto con gli accordi NATO di settant’anni fa, con la cessione di ampie aree di territorio alle forze armate USA (in Veneto, Friuli, Campania e Sicilia), con il dislocamento dei missili e delle testate nucleari, più recentemente con il megacomplesso Dal Molin di Vicenza, l’hub NATO di Napoli Lago Di Patria e il MUOS di Niscemi.

Più che opportuno tornare oggi a raccontare le menzogne e le omissioni di Stato sui droni-spia di Sigonella. A partire di un cable che sarebbe dovuto restare segreto ma che l’ong WikiLeaks è riuscito a recuperare negli archivi del Dipartimento della Difesa e i cui contenuti provano le manovre illegittime e depistanti dei vertici delle forze armate italiane e statunitensi. Il telegramma reca la data dell’1 aprile 2008, è classificato come 08ROME398_a confidential ed è stato inviato dall’ambasciatore USA in Italia Ronald Spogli al Comando delle forze statunitensi in Europa di Ramstein (Germania), ai consolati di Milano, Firenze e Napoli, al Comando dello Staff NATO, al National Security Council, ai Comandanti del 31° stormo cacciabombardieri dell’US Air Force di Aviano e NAS Sigonella, al Segretario di Stato e della Difesa USA, al Comando centrale delle forze armate degli Stati Uniti d’America e a quello della Sesta Flotta di stanza a Napoli. “Global Hawk: l’Italia approva l’installazione a Sigonella. Si raccomanda di ringraziare l’Italia al Summit NATO di Bucarest”, la sintesi (imprecisa) del testo in oggetto. “Lo staff generale della Difesa italiana (IDGS) ha reso noto per iscritto a questa ambasciata che in data 1 aprile l’Italia ha approvato l’installazione dei velivoli senza pilota UAV Global Hawk presso la Naval Air Station di Sigonella”, riporta il testo del cable. “L’IDGS ci ha richiesto di non dare pubblicamente l’annuncio dell’approvazione fino a quando non si svolgano le elezioni politiche nazionali il prossimo 13-14 aprile. Azione richiesta: Raccomandiamo che la Delegazione USA al Summit NATO al più alto livello possibile ringrazi in privato il Governo italiano a Bucarest per questa decisione. I Global Hawk sostituiranno gli U-2 nel 2010 quale nostro principale sistema di riconoscimento nel Mediterraneo, in Medio oriente e nord Africa. Quella di assicurare l’installazione dei Global Hawk a Sigonella è stata una priorità per l’Ambasciata di Roma nell’ultimo anno e mezzo, compreso il coinvolgimento personale dell’Ambasciatore con il Primo ministro, il ministro degli Esteri, il ministro della Difesa, il Capo della Difesa e il Consigliere per la sicurezza nazionale. L’approvazione attesta il continuo rafforzamento delle relazioni nel settore della sicurezza tra Stati Uniti e Italia…”. Per dovere di cronaca e memoria, Presidente del Consiglio era al tempo Romano Prodi; ministro degli Esteri: Massimo D’Alema; ministro della Difesa: Artuto Parisi; Capo di Stato Maggiore della Difesa: l’ammiraglio Giampaolo Di Paola (uscente), il generale Vincenzo Camporini (subentrante).

Allegato al cable dell’Ambasciata c’è il testo tradotto in inglese della nota ricevuta dallo Staff Generale Divisione III del Ministero della difesa italiano (ufficio per le relazioni internazionali) nella stessa data dell’1 aprile 2008. “NATO Restricted – Installazione di un’unità Global Hawk nella base di Sigonella, provincia di Catania, Sicilia”, l’oggetto. “Risposta alla lettera dell’Ufficio per la cooperazione alla difesa dell’Ambasciata USA di Roma inviata il 10 gennaio 2007. In riferimento alla richiesta fatta nella lettera sopracitata, si comunica che il Ministro della Difesa ha espresso la sua opinione favorevole a riguardo dell’installazione permanente di un’Unità UAV RQ-4 Global Hawk USA a Sigonella. L’installazione avverrà secondo le modalità e il cronogramma disposto dallo Staff generale dell’Aeronautica militare italiana, nell’ambito delle attività tecniche in atto e in cooperazione con l’Ufficio della Cooperazione alla Difesa. Firmato, generale Pasquale Preziosa, Capo della III Divisione. – Nota: L’IDGS ha classificato questa lettera come NATO Restricted, pertanto essa dovrebbe essere trattata dal Dipartimento di Statocome SBU (Sensitive but Unclassified). L’IDGS ha specificato che è stata utilizzata questa classificazione perché essi non vogliono che gli Stati Uniti rendano pubblica la cosa sino a quando non si svolgano le elezioni politiche del 13-14 aprile 2008; da allora in poi essa è unclassfied”. Il generale Pasquale Preziosa ricoprirà l’incarico di Capo del III Reparto dello Stato Maggiore Difesa sino al 4 ottobre 2009; poi, febbraio 2013, sarà nominato Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, carica mantenuta sino al 29 marzo 2016; in seguito egli passerà alla direzione dell’Ufficio Generale Pianificazione, Programmazione e Bilancio dello Stato Maggiore Difesa. Oggi in pensione, il generale Preziosa aspira alla presidenza dell’ASI, l’Agenzia Spaziale Italiana controllata dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR).

Ricapitolando, il secondo governo Prodi (o alcuni dei suoi membri) – già sfiduciato dal Parlamento – autorizza la trasformazione della base di Sigonella in avamposto dei velivoli senza pilota USA alla vigilia delle elezioni anticipate, chiedendo tuttavia a Washington di mantenere il silenzio sino al voto. Lo stesso governo Prodi aveva avuto l’ardire di smentire quanto (da noi) pubblicato quasi un anno prima sulla testata online Terrelibere.it proprio sulla scelta USA di utilizzare la stazione aeronavale siciliana per lo stazionamento dei Global Hawk. In particolare, il 26 maggio 2007 pubblicavamo l’articolo In Italia la base dei velivoli senza pilota delle forze armate Usa? ove si riportava che tra i principali progetti d’investimento di EUCOM (il Comando degli Stati Uniti in Europa) per il 2007, era stato inserito il Global Hawk Aircraft Maintenance & Operations Complex, cioè un centro operativo e di manutenzione dei nuovi velivoli senza pilota. “Per Washington il programma è così rilevante che ne viene mantenuto segreto il costo come segretissimo il paese europeo prescelto per l’installazione del complesso”, si scriveva in Terrelibere. “Il Global Hawk Aircraft Maintenance Complex compare nella lista dei progetti di edilizia militare consegnata alla Commissione difesa del Senato Usa dal Comandante supremo di Eucom, generale James L. Jones, il 7 marzo 2006. Per le caratteristiche e le funzioni del Global Hawk e per il fatto che proprio di recente questo velivolo teleguidato è stato scelto dalla Marina statunitense per integrare i sistemi di sorveglianza marittima è possibile supporre che potrebbe essere proprio una delle basi USA presenti sul territorio italiano ad ospitare il supersegreto centro operativo UAV”. Nella testata online si spiegava come mai era desumibile che fosse proprio la stazione aeronavale di Sigonella a dover ospitare i droni. “Circa 40 velivoli UAV saranno dislocati in cinque siti: Kaneohe, Hawaii; Jacksonville, Florida; Sigonella, Italia; Diego Garcia, Oceano Indiano, e Kadena, Okinawa per assicurare la sorveglianza marittima in qualsiasi parte del mondo, è quanto dichiarato nell’ottobre 2005 da Dyke Weatherington (sottosegretario alla difesa con delega all’acquisizione di nuove tecnologie ed alla logistica) al National Defense Magazine, tra le più accreditate riviste militari USA”, si aggiungeva. “Supersofisticati e costosissimi, i Global Hawk sono uno strumento cardine per dare concretezza alla Joint Vision 2010 del Pentagono. È grazie ad essi che le forze aeree potranno ottenere la superiorità nell’acquisizione delle informazioni nei teatri di combattimento, ovvero la capacità di raccogliere, processare e diffondere un flusso ininterrotto di informazioni e nello stesso tempo sfruttare o danneggiare l’abilità dell’avversario nello stesso campo”.

Dopo le rivelazioni di Terrelibere, il 6 giugno 2007 l’on. Elettra Deiana (Prc) presentava un’interpellanza al Ministro della Difesa in cui si chiedeva conferma di quanto riportato nell’articolo e “sulle eventuali ragioni che avrebbero convinto il Governo ad operare tale concessione logistica agli USA”; infine l’on. Deiana chiedeva come mai “il Parlamento non sia stato informato di accordi così rilevanti sul piano geo-strategico internazionale”.

Nell’(inutile) attesa di una risposta da parte del “governo amico”, Terrelibere entrava in possesso di due documenti ufficiali di provenienza statunitense che confermavano la scelta di Sigonella quale base dei Global Hawk. Il loro contenuto veniva pubblicato in un reportage del 5 settembre 2017. “Stilato nel febbraio 2006, il primo documento è a firma di US Air Force ed è composto da schede analitiche sulle infrastrutture militari strategiche da realizzare con il bilancio 2007”, esordiva Terrelibere. “Tra esse c’è il cosiddetto Global Hawk Aircraft Maintanance and Operations Complex, codice USAFE073006. La richiesta di spesa per il centro operativo classificato è di 26 milioni di dollari, 2/3 dei quali necessari per il complesso vero e proprio, il resto per approntare le facilities di supporto. Il piano insediativo per i Global Hawk prevede la costruzione di un nuovo hangar su una superficie di 5,700 metri quadrati di terreno. L’US Air Force fissa un cronogramma per l’esecuzione del progetto: entro il gennaio 2007 la stipula dei contratti con le imprese; l’avvio dei lavori a marzo dello stesso anno; il loro completamento entro il marzo 2009…” Dopo aver descritto le finalità operative dell’infrastruttura, US Air Force svelava l’identità della base militare destinata ad ospitare il complesso dei droni: “L’area di stazionamento per il nuovo hangar è necessaria per supportare concretamente la nuova missione quando essa potrà essere integrata nell’esistente area di parcheggio di NAS Sigonella. Questo nuovo hangar assicurerà il supporto ad un totale di 4 velivoli Global Hawk (…) Una struttura esistente per le operazioni di lavaggio dei velivoli ha già sede a NAS Sigonella per supportare la nuova missione. Nel caso in cui non venisse realizzato il nuovo hangar, il velivolo non sarà in grado di realizzare le proprie essenziali missioni di riconoscimento nel teatro europeo”.

Il secondo documento pubblicato da Terrelibere era un rapporto a firma del capitano Paul Bosco, vicecomandante NAVFAC (Naval Facilities Engineering Command), dal titolo “Navy Programs in Europe – A virtual tour of NAVFAC Europe” (I programma navali in Europa – Un tour virtuale di NAVFAC Europa). “Datato 15 marzo 2006, descrive i più importanti programmi di costruzione e potenziamento delle infrastrutture della Marina USA nell’area geografica che si estende dalle Azzorre sino a Bahrain e Djbouti, passando per Portogallo, Spagna, Italia, Grecia ed Egitto”, riportava la testata. “Un paragrafo è riservato alla stazione aeronavale di Sigonella: la base rappresenta il secondo maggiore sforzo finanziario della US Navy (un programma di 535 milioni di dollari di cui è stato già completato l’85%), mentre si prevede per l’anno fiscale 2007 una spesa comprensiva tra i 20 e i 30 milioni di dollari per realizzare la facility per i Global Hawk della Us Air Force. Il capitano Paul Bosco aggiunge che sempre nel 2007 tra i 10 e i 15 milioni di dollari saranno destinati per implementare a Sigonella lo SPAWAR Mobile User Objective System – MUOS (un pericolosissimo sistema per le comunicazioni satellitari di ultima generazione), mentre altri 20-30 milioni di dollari saranno inseriti nel budget 2008 per altre infrastrutture militari presso lo scalo siciliano”.

Il reportage di Terrelibere veniva rilanciato da importanti media nazionali creando forte imbarazzo al governo di centrosinistra; tre giorni dopo, l’8 settembre 2007, nel corso dell’incontro promosso a Marghera da Sbilanciamoci per analizzare le proposte di movimenti e associazioni contro la guerra e per l’economia solidale, il ministro alla Pubblica istruzione e l’università, Fabio Mussi (Sinistra democratica), esprimeva la propria intenzione di “ridiscutere la questione Dal Molin di Vicenza e opporsi alla concessione di Sigonella agli aerei Global Hawk”. In verità né la ridiscussione sul Dal Molin, né il No ai Global Hawk o al MUOS sarebbero entrati nell’agenda politica del secondo governo Prodi, esecutivo poi sfiduciato al Senato della Repubblica il 24 gennaio 2008. Il 10 dicembre 2008 tornavamo a scrivere sulle menzogne di Stato sui Global Hawk di Sigonella rivelando il testo di un attestato di gratitudine inviato il 2 giugno 2008 dal Comandante supremo delle forze armate degli Stati Uniti in Europa (USEUCOM), generale Bants J. Craddock al Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Vincenzo Camporini. “Il massimo rappresentante militare statunitense nel vecchio continente coglieva l’occasione della festa della Repubblica per ringraziare i colleghi italiani”, si legge nell’articolo pubblicato in Stampalibera. “La leadership dell’Italia all’interno della NATO e il deciso sostegno alle operazioni in Afghanistan e nei Balcani sono prova del vostro impegno per la pace e la stabilità nel mondo, scriveva il generale Craddock. Io vi sono particolarmente grato per l’amicizia con cui operiamo congiuntamente ed in particolare vi voglio ringraziare per avere approvato la nostra richiesta per i velivoli Global Hawk a Sigonella.

Il testo rivelatore tanto imbarazzava lo Stato Maggiore che del messaggio non si faceva nota in nessuno dei comunicati emessi a margine della parata di guerra ai Fori Imperiali (…) Accanto alle colpevoli omissioni di ben due governi antagonisti, vanno pure segnalate le gravissime bugie della casta militare del nostro paese. Il 31 marzo 2008, due mesi prima cioè del ringraziamento del generale Bants J. Craddock, a Sigonella si era recato per un’ispezione Salvatore Cannavò, parlamentare di Sinistra Critica-Prc. Ad accoglierlo il comandante della base, colonnello Antonio Di Fiore, contestualmente comandante del 41° Stormo dell’Aeronautica militare italiana, la stessa forza armata da cui proviene il generale Camporini. Interrogato sulla veridicità del piano d’insediamento dei Global Hawk a Sigonella, il colonnello Di Fiore negava fermamente la questione. La gestione di quel tipo di aerei senza pilota non è compatibile col traffico civile del vicino aeroporto civile di Catania-Fontanarossa, spiegava il militare. Smentisco inoltre che nella base possa essere installato il nuovo sistema satellitare MUOS. Le antenne del radar MUOS non sono pensabili qui, disse Di Fiore, omettendo che era già stato deciso il trasferimento dell’impianto dalle pericolosissime onde elettromagnetiche nella vicina stazione di telecomunicazione USA di Niscemi (Caltanissetta), proprio nel bel mezzo di una riserva naturale regionale…”.

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