di Mauro Seminara
Una istantanea del contesto politico nazionale è ineludibile per meglio comprendere fatti e pericoli a cui lentamente si va incontro, in alcuni casi addirittura anche felicemente. In Italia c’è una forza politica, sedicente centrosinistra, caduta in disgrazia con l’avvento del suo leader pro tempore Matteo Renzi. Il rampante ex sindaco di Firenze si è subito distinto per il miracolo con cui è stato resuscitato il moribondo leader del centrodestra Silvio Berlusconi. I due, Renzi e Berlusconi, flirtano dal tempo del “patto del Nazareno”, e forse anche da prima. Silvio Berlusconi, decaduto da senatore, condannato ai lavori sociali – scelti dal condannato invece dei domiciliari per scontare la pena – ed interdetto dai pubblici uffici, grazie a Renzi è “risceso in campo” ed in piena interdizione è anche salito al Quirinale per decidere quale Governo formare per guidare il Paese. Al Colle, l’ex cavaliere c’è andato insieme ai suoi due principali alleati: Giorgia Meloni e Matteo Salvini. La prima, leader di Fratelli d’Italia, è una ex missina che affonderebbe barche dopo averne arrestato l’equipaggio ed il secondo è l’uomo del rinnovamento leghista nel dopo Bossi. La Lega di Matteo Salvini è al Governo, ma alleata del Movimento 5 Stelle adesso capitanato formalmente da Luigi Di Maio. Il Movimento, fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, che dichiarava che non avrebbe mai fatto alleanze o inciuci politici con altri partiti, governa quindi insieme al partito che restituirà 49 milioni di euro – soldi degli italiani – comodamente in un’ottantina di anni e che si presenta ancora ed a tutte le elezioni regionali quale alleato di un pregiudicato interdetto.
L’istantanea, immaginando quelle vecchie Polaroid che prendevano colore pochi secondi dopo essere uscite dalla macchina fotografica, è di un quadro in cui tutte le forze politiche stanno dalla stessa parte mentre fingono di litigare per fornire al pubblico una parvenza di dibattito politico e di opposizione. Pubblico, e non elettori, perché il teatrino messo in piedi è in tutto simile a quello della “casa” del Grande Fratello in cui persone sconosciute litigavano e flirtavano per guadagnarsi il voto di simpatia dei telespettatori con cui vincere poi la competizione mediatica. I telespettatori si accapigliavano e dibattevano sull’uno o sull’altro preferito concorrente esattamente come se avessero puntato su un cavallo all’ippodromo. Era il perfetto meccanismo del coinvolgimento del necessario pubblico per potersi fare i personalissimi cazzi propri. Un fenomeno che nel frattempo si trasferiva alla scena politica in cui, forse per puro caso o forse no, uno degli attori protagonisti è il capo della comunicazione del Movimento 5 Stelle: il concorrente della prima edizione italiana del Grande Fratello, Rocco Casalino. E tra un Casalino ed un Taricone, le forze politiche litigano e chiedono il parere del pubblico a casa – con il voto su Rousseau – anche per sapere se Matteo Salvini è stato nominato e dovrà quindi uscire dalla casa del Grande Fratello. Il pubblico, in presunta genuina maggioranza ha detto no, e la storia continua a beneficio degli spettatori. Sarebbe stato però importante notare le sfumature. Ad esempio, l’alleato della Lega, nel suo leader Silvio Berlusconi, ha criticato la decisione del M5S di salvare il ministro leghista contravvenendo ai propri valori fondativi. L’alleato della Lega però, in Giunta, ha ovviamente votato per il salvataggio di Salvini esattamente come l’altro alleato (Fratelli d’Italia) e come l’alleato di Governo, il Movimento 5 Stelle. Gli unici ad aver votato contro sono stati i senatori in minoranza del Partito Democratico – che non rappresentavano una minaccia vista la farsa su Rousseau – e gli ex: Pietro Grasso (ex PD) e Gregorio De Falco (ex M5S).
La vicenda, sperando ormai quietato il caotico e sterile relativo dibattito e sperando che l’ossigeno abbia ricominciato a fluire insieme al sangue nel cervello, è però di una gravità tale da non poter considerare pienamente consapevoli né il “pubblico” da casa e neanche gli attivisti M5S – o buona parte di essi – che hanno votato sulla piattaforma Rousseau. La vicenda equivalente ha un semplicissimo caso esemplificativo: Vostro figlio viene fermato da un agente di pubblica sicurezza che, senza un reato da contestare al ragazzo e senza l’obbligatoria autorizzazione di un giudice, lo prende e lo chiude per cinque giorni in camera di sicurezza; voi lo scoprite e urlate al sequestro rivolgendovi ad una Procura della Repubblica per avere giustizia di un grave abuso di potere, ed i pubblici ministeri chiedono lumi all’agente, ottenuti i quali delineano il necessario rinvio a giudizio del presunto sequestratore; a questo punto però spunta un “preminente interesse superiore per il bene della nazione” con cui viene negato ai giudici di processare l’agente e, se riconosciuto colpevole, condannarlo. Avete idea di quante violazioni, gravissime, delle leggi italiane e della Costituzione di questo Paese si potranno consumare d’ora in poi vantando “il bene della nazione” ed agendo con l’arbitrio di un boss mafioso seduto su una poltrona ministeriale? Chi ha negato al Tribunale dei ministri di poter procedere contro un presunto sequestratore ministro dell’Interno che abusa del proprio potere è il partito dell’incriminato, i due partiti alleati dell’incriminato e il partito che governa in alleanza con l’incriminato. Se non lo avete ancora compreso…votate Salvini!