La Prima Sezione Civile della Corte di Cassazione, con la sentenza 4890/2019 depositata il 19 febbraio, aveva stabilito che il Decreto sicurezza non poteva avere effetto retroattivo. In tempi normali sarebbe bastata la Costituzione per dire che una legge ed un decreto legge non possono avere effetti retroattivi, ma il ministro dell’Interno è uno che “tira dritto” su tutto ed aveva deciso di infischiarsene. Sul caso si era pronunciato anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ricordando all’esecutivo gli obblighi costituzionali a cui devono attenersi le attività di governo. Ma la differenza tra il governare bene ed il governare male sta anche nel saper produrre leggi e decreti giusti e costituzionali invece di leggi e decreti da rifare o che rischiano di mettere in seria difficoltà l’intera macchina dello Stato. Nel caso specifico, la Cassazione ha sentenziato costituendo il precedente giuridico che risolve tutti i ricorsi che altrimenti si sarebbero dovuti affrontare ancora ed in futuro allo stop per le protezioni umanitarie che il vicepremier e ministro dell’Interno avevo fortemente voluto.
La retroattività del Decreto sicurezza non è applicabile, pertanto le Commissioni territoriali che esaminano le richieste di protezione umanitaria antecedenti all’entrata in vigore del “Decreto Salvini” hanno ripreso ad operare tenendo conto soltanto dei motivi per cui tale tutela andrebbe concessa. Il risultato è stato di una enorme differenza tra il dato registrato nel mese di gennaio e quello del mese di febbraio. Nel primo mese dell’anno, le Commissioni avevano concesso protezione umanitaria al 2% dei richiedenti. Il mese di febbraio, con le Commissioni che hanno esaminato le richieste presentate prima del DL sulla base della normativa esistente al momento della domanda, si è registrato un dato pari al 28%. Oltre 1.800 visti contro i 150 del mese precedente e le conseguenze del diniego in applicazione di un decreto incostituzionale per retroattività. Ogni richiesta negata nel periodo che va dall’entrata in vigore del Decreto Salvini – 5 ottobre 2018 – alla sentenza della Suprema Corte dovrà quindi essere riesaminata. Il dato, con l’enorme divario tra i mesi di gennaio e febbraio, è infine indicativo della chiusura che il “Decreto Salvini” imponeva ai migranti che di fatto vengono riconosciuti meritevoli di protezione umanitaria dalle Commissioni, quindi di quanti vedranno negata questa tutela in futuro, quando le richieste non saranno più antecedenti al Decreto.