di Antonio Mazzeo
“Mario Ciancio Sanfilippo ha intrattenuto per decenni stretti rapporti con la mafia”. Lo ha sostenuto il 12 marzo scorso la sostituta procuratrice generale Miriam Cantone nel corso della prima udienza del processo in Corte d’appello a Catania sul provvedimento di sequestro e confisca dei beni dell’onnipotente editore-imprenditore siciliano Mario Ciancio Sanfilippo, disposto dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale etneo il 24 settembre 2018. Aziende e immobili per il valore complessivo di 150 milioni di euro (compresa la società editrice del quotidiano La Sicilia e la maggioranza delle quote della Gazzetta del Mezzogiorno di Bari) di cui è stata richiesta la restituzione da parte dei legali di Ciancio, pure imputato del reato di concorso esterno in associazione mafiosa presso il Tribunale penale di Catania.
Tra le vicende analizzate nel corso della lunga requisitoria della dottoressa Cantone, quella relativa al progetto di costruzione di un megavillaggio a Lentini (Siracusa) destinato ad ospitare i militari USA di stanza nella base di Sigonella, progetto poi non realizzato anche per l’opposizione di alcune associazioni ambientaliste e dei NoWar siciliani. “Sarebbe stato l’ex parlamentare Salvatore Urso l’uomo che avrebbe venduto a Ciancio i terreni sui quali sarebbe dovuto sorgere il villaggio Xirumi per i soldati americani”, ha dichiarato la magistrata. “Il nome di Urso compare anche nelle carte del processo a Giulio Andreotti, per la sua presenza a un incontro che quest’ultimo avrebbe avuto all’hotel Nettuno con Nitto Santapaola”. Scomparso nel gennaio 2017, Salvatore Urso (ex sindacalista e democristiano doc, vicinissimo al pluriministro messinese Nino Gullotti) è stato deputato alla Camera dal 1972 al 1994 e sindaco del comune di Aci Sant’Antonio per oltre vent’anni. Della sua partecipazione all’affaire del megaresidence di Sigonella sino ad oggi non era trapelato nulla. Adesso però il progetto Xirumi, già al centro delle indagini del ROS dei Carabinieri nel 2003 e del procedimento penale contro l’ex governatore della Sicilia Raffaele Lombardo, viene ad assumere contorni ancora più complessi e inquietanti.
L’oro americano tra centinaia di ettari d’agrumeti
“Anche la vicenda della costruzione, in territorio di Lentini del complesso abitativo destinato ai militari americani della base di Sigonella dimostra le cointeressenze tra il preposto Mario Ciancio Sanfilippo e Cosa Nostra”, scrivono i giudici della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Catania nell’ordinanza di confisca dei beni nella disponibilità dell’editore-imprenditore. Il velocissimo iter del progetto insediativo e i controversi attori dell’operazione vengono poi analizzati dai giudici con dovizia di particolari. “A seguito di decisione del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d’America, che aveva programmato un incremento della presenza di militari in Sicilia, venivano presentati diversi progetti per la realizzazione di alloggi per insediamenti temporanei dei militari e dell’altro personale di nazionalità statunitense che avrebbe dovuto prestare servizio presso la base NATO di Sigonella, sita in territorio del Comune di Motta S. Anastasia (Catania)”, si legge nell’ordinanza del 20 settembre 2018. “L’iter amministrativo per ottenere le autorizzazioni per la realizzazione in un’area agricola di un complesso insediativo chiuso ad uso collettivo, in deroga ai dettami dei piani regolatori vigenti e dei limiti di cubatura previsti nei regolamenti edilizi comunali, e disciplinato dall’art. 151. Reg. Sic. 71/1978 è cosi riassumibile: una società privata propone al Comune competente di cambiare la destinazione d’uso dei terreni; il Consiglio Comunale approva la variante urbanistica; l’Assessorato Regionale al Territorio ed Ambiente, in assenza di osservazioni, approva in via definitiva la variante al PRG”.
L’istanza per l’approvazione del progetto per il megaresidence USA (mille casette a schiera unifamiliari con annesso verde privato, parcheggi coperti, alcuni residence, impianti sportivi, ecc.) fu presentata il 2 febbraio 2006 dalla società Scirumi S.r.l. all’allora sindaco di Lentini Sebastiano Neri (esponente dell’Mpa di Raffaele Lombardo). Il progetto prevedeva l’insediamento urbanistico in due distinte aree agricole: la prima di 67 ettari nelle contrade Xirumi e Cappellina; la seconda in contrada Tirirò, estesa 24 ettari. A firmare il progetto erano l’architetto Matteo Zapparrata, all’epoca capo dipartimento della Provincia Regionale di Catania, settore programmazione opere pubbliche, sotto la presidenza di Raffaele Lombardo; Antonio Leonardi, dirigente dell’A.U.S.L. 3 di Catania e segretario provinciale dell’Ordine degli Ingegneri; Rosario Garozzo, direttore generale del Comune di Adrano.
“Il progetto aveva un rapido iter amministrativo”, scrivono i giudici del Tribunale di Catania. “Il 9 febbraio 2006, il Coordinatore del 4° Settore del Comune di Lentini, Arch. D’Anna, chiedeva all’amministrazione comunale di esprimersi sulla variante, precisando che la stessa non contrasta né con lo strumento urbanistico generale, né con le previsioni dello Schema di Massima approvato del nuovo P.R.G. in fase di approvazione e il 17 febbraio 2006 l’allora Sindaco di Lentini chiedeva all’arch. D’Anna di istruire con urgenza il progetto di variante richiesto dalla Scirumi S.r.l. e di richiedere altresì tutti i pareri previsti per legge per permettere che lo stesso potesse essere portato in Consiglio Comunale per la relativa approvazione, motivando l’urgenza con la particolare rilevanza sociale, economica e occupazionale del progetto per la città di Lentini. Il 5 marzo 2006 il sindaco Sebastiano Neri veniva dichiarato decaduto per incompatibilità di tale carica con il mandato di parlamentare regionale, essendo stato eletto all’A.R.S. nel 2003. L’11 aprile 2006 il Presidente della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro emetteva il decreto con il quale veniva dichiarata la cessazione della carica dei componenti della Giunta Municipale di Lentini e contestualmente nominava il vice prefetto di Siracusa dott. Massimo Signorelli Commissario Straordinario per la gestione del Comune, in sostituzione del Sindaco e della Giunta, sino alla successiva tornata elettorale. Il 12 aprile 2006 venivano indette dall’Assessore alle Autonomie Locali le nuove elezioni comunali. Il menzionato arch. D’Anna inoltrava al Commissario Straordinario (frattanto insediatosi in luogo del Sindaco), al Presidente del Consiglio Comunale ed al Segretario Generale per l’inserimento nella delibera per l’approvazione, la relazione istruttoria integrativa che conteneva la scheda tecnica trasmessa dalla Scirumi S.r.l. e gli obblighi che la società proponente doveva assumere in caso di approvazione della proposta di variante. Il 18 aprile 2006 il Consiglio Comunale di Lentini approvava la variante al P.R.G. (delibera n. 21), trasformando l’area interessata per la realizzazione del complesso residenziale da zona agricola E in zona CE 4”.
A scompaginare le carte giungeva però il 7 giugno 2006 una lettera-esposto a firma del Centro Studi Territoriale DDISA, dei Verdi di Lentini e del giornale online Girodivite.it, in cui si ipotizzava la violazione delle norme regionali in materia urbanistica. “Tutta l’operazione Scirumi è stata viziata dall’inizio da una serie di errori, di violazioni e di omissioni che duramente configgono con la moralità, la trasparenza e le leggi”, scrivevano le associazioni. “L’insediamento deturperebbe irrimediabilmente il contesto paesaggistico e colpirebbe una delle attività produttive locali più redditizie, la produzione di agrumi. La zona di Xirumi, Cappellina e Tirirò è pure interessata da almeno due aree archeologiche, una delle quali ricade proprio all’interno della cinta del complesso in questione. L’altra area, di cui nessuno ha fatto menzione nell’iter progettuale, è di particolare importanza storica e culturale. Si tratta del vasto insediamento rupestre sul colle di San Basilio che domina il vasto paesaggio che si vorrebbe convertito a residence e villette”. L’esposto convinceva gli amministratori lentinesi (alle elezioni era stato eletto sindaco Alfio Santo Mangiameli del partito La Margherita) a sospendere la delibera e convocare una nuova seduta del consiglio comunale per analizzare il progetto degli alloggi USA. “Con delibera 52 del 16 ottobre 2006, veniva tuttavia approvata definitivamente la variante al P.R.G., trasformando l’area interessata all’insediamento del complesso residenziale”, annotano i giudici di Catania. “Tale delibera veniva approvata dall’Assessorato Regionale al Territorio e all’Ambiente – Dipartimento Urbanistica con decreto n. 93 emesso in data 1 febbraio 2007, pubblicato il 13 aprile 2007 sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana. Assessore Regionale era l’avvocata Rossana Interlandi, soggetto molto vicino all’allora Presidente della Provincia Regionale di Catania (successivamente presidente della Regione) Raffaele Lombardo”.
Scirumi USA, un progetto di casa Ciancio
A convincere gli inquirenti sul ruolo chiave di Mario Ciancio Sanfilippo e familiari nell’affaire, i dati riportati nella visura camerale della compagine sociale che aveva presentato al Comune di Lentini il progetto per i militari di Sigonella, la Scirumi S.r.l. con sede a Catania in via XX Settembre 42 presso lo studio del professore Gaetano Siciliano, presidente onorario della Fondazione Dottori Commercialisti Sicilia, già presidente dell’ordine dei commercialisti e del collegio dei revisori dei conti del Comune di Catania. “La Scirumi – si legge nell’ordinanza di confisca – era così composta: Cappellina S.r.l, avente sede a Catania in via Pietra dell’Ova n. 51 (luogo di residenza di Mario Ciancio Sanfilippo), i cui soci erano in parti eguali i figli; tale società aveva detenuto sino al 26 ottobre 2010 il 10% delle quote della Scirumi e da quella data ne era divenuta titolare al 100%; Impresa Costruzioni Giuseppe Maltauro S.p.a., titolare fino al 26 gennaio 2010 del 51% delle quote del capitale sociale; DA.CA. S.r.l, inizialmente proprietaria del 35,5% del capitale sociale”. Altre piccole quote sociali della Scirumi erano state detenute sino al gennaio 2010 da Giuseppe Celano (4%) e Francesco Siciliano (2,5%), quest’ultimo figlio del commercialista Gaetano Siciliano.
“Quanto a tali soggetti merita attenzione anzitutto la Impresa Costruzioni Giuseppe Maltauro S.p.a.”, aggiungono i magistrati etnei. “Tale società, con sede a Vicenza, attiva sin dall’anno 1969, aveva già eseguito lavori per conto del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d’America presso la base di Aviano (Pn). La Maltauro, inoltre, aveva acquistato l’impresa Ferrari di Genova, a sua volta acquirente della IRA Costruzioni di Graci e della Fratelli Costanzo, storiche imprese edili di Catania (originariamente appartenenti a soggetti vicini a Cosa Nostra etnea), ed aveva infine realizzato il centro commerciale Etnapolis, sito a Belpasso (Catania), la cui costruzione aveva costituito oggetto del procedimento penale denominato Dioniso”.
“Amministratori della Scirumi S.r.l. fino al 25 febbraio 2010 erano i seguenti soggetti: Carmelo Garozzo, dal 26 aprile 2007 consigliere del C.d.A. e poi amministratore unico della società, figlio di Francesco Garozzo amministratore unico della Cappellina S.r.l.; Mauro De Paoli, presidente del C.d.A., consigliere nominato in quota Maltauro; Stellario Gentile, consigliere, nominato in quota DA.CA. S.r.l., società di cui lo stesso deteneva una quota di proprietà; Gianalberto Balasso ed Ezio Trentin, consiglieri in quota Maltauro”. La Scirumi aveva quale oggetto sociale l’acquisto e/o la vendita di terreni agricoli e/o l’assunzione e la gestione della conduzione sia indiretta che diretta degli stessi, l’esecuzione di opere di bonifica e di trasformazione agraria e forestale. “Tra il 9 febbraio 2005 e il 20 luglio 2005 la Scirumi S.r.l. acquistava terreni di proprietà di Mario Ciancio Sanfilippo e della S.A.T.E.R. – Società Agricola Turistica Etna Riviera S.r.l. (società le cui quote appartenevano allo stesso Mario Ciancio Sanfilippo, al coniuge Valeria Guarnaccia ed ai figli Domenico Ciancio Sanfilippo e Rosa Emanuela Ciancio) per il complessivo importo di euro 5.434.300”, aggiungono i magistrati. “Contestualmente alla prima vendita di terreni dal Ciancio alla Scirumi S.r.l, il 9 febbraio 2005, Giuseppe Maltauro S.p.A., DA.CA. Service, Giuseppe Celano e Francesco Siciliano, titolari del 90% di quote nominali della Scirumi, inoltravano alla Cappellina S.r.l. una proposta irrevocabile di vendita delle quote in loro possesso”. Da notare come al tempo la S.A.T.E.R. condividesse la stessa sede della Cappellina (via Pietro dell’Ova 51, Catania) e finanche l’amministratore, l’anziano avvocato Francesco Garozzo, presente in altre operazioni finanziarie del gruppo Ciancio.
Infine un’annotazione dei giudici della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Catania su uno dei progettisti del complesso residenziale USA, l’architetto Matteo Zapparrata. “Egli è stato Ingegnere Capo della Provincia di Catania ed era altresì fidato collaboratore di Raffaele Lombardo, tanto che quest’ultimo, quando divenne Presidente della Regione Siciliana lo aveva nominato Commissario Straordinario del Consorzio per le Autostrade Siciliane, incarico che ha ricoperto fino al 10 agosto 2010, data in cui ha rassegnato le dimissioni. Si ricordi altresì che l’arch. Zapparrata è il soggetto al quale avevano fatto riferimento gli interlocutori della conversazione intercettata il 28 luglio 2008 presso l’ufficio del Ciancio Sanfilippo durante la riunione tra il proposto, il Lombardo e gli altri soggetti meglio sopra indicati, relativa all’approvazione di variante al progetto del centro commerciale Porte di Catania. Si riscontrano inoltre diverse conversazioni tra lo Zapparrata e Mariano Cono Incarbone, imprenditore definitivamente condannato per il delitto di associazione mafiosa nell’ambito del procedimento Iblis. La figura dello Zapparrata emerge anche nella vicenda relativa al progetto della società Stella Polare (la realizzazione di un centro polifunzionale con alberghi, sale congressi, campi da golf, ecc. a sud della città di Catania, nell’ambito del cosiddetto Pua – Piano urbanistico attuativo N.d.a)”.
E il residence dei marines di Sigonella diventa Cosa Nostra
“Diverse conversazioni intercettate nel corso del procedimento c.d. Iblis dimostrano l’estremo interesse alla realizzazione del progetto del residence per i militari di Sigonella sia di Vincenzo Basilotta (e per suo tramite di Cosa Nostra), sia del Ciancio, benché quest’ultimo avesse già ottenuto dall’affare il suo profitto costituito dalla plusvalenza ricavata dalla vendita dei terreni”, annota il Tribunale di Catania. Imprenditore edile, già co-titolare della società Fratelli Basilotta S.p.A. (successivamente IN.CO.TER.–Infrastrutture Costruzioni Territorio S.p.A.), Vincenzo Basilotta aveva riportato la condanna per associazione mafiosa in primo e secondo grado al processo “Dioniso”, condanna poi annullatacon rinvio dalla Cassazione (il procedimento si è concluso con sentenza di non doversi procedere per sopravvenuta morte dell’imputato).
“Diverse conversazioni telefoniche intercettate consentono di affermare che il Basilotta facesse parte dell’organizzazione criminale denominata Cosa Nostra e fosse in particolare vicino al potente boss di Caltagirone Francesco La Rocca e all’ala della famiglia Santapaola riconducibile ad Antonino Santapaola fratello di Nitto e ad Alfio”, scrivono gli inquirenti. “Meritano, in particolare, di essere esaminate le conversazioni del 26 febbraio 2007, tra Vincenzo Basilotta e Rosario Di Dio (responsabile della famiglia di Cosa Nostra di Ramacca), presso il distributore Agip gestito da quest’ultimo, nel corso della quale il primo riferiva al suo interlocutore che avrebbe dovuto effettuare dei lavori di sbancamento da Ciancio, il quale aveva trovato un accordo con gli Americani, così facendo riferimento evidentemente al progetto in esame; per tale ragione il Basilotta chiedeva al Di Dio informazioni circa un’area in cui depositare il materiale di risulta”. Agli atti d’indagine anche la trascrizione di una conversazione avvenuta il 18 marzo 2007 tra Vincenzo Basilotta e tale “Paolo” non meglio identificato, nel corso della quale il primo discuteva con il secondo dei lavori che avrebbe dovuto eseguire su due distinte aree di proprietà del Ciancio Sanfilippo (realizzazione di quasi milleduecento alloggi), chiedendo di trovare un luogo ove smaltire la terra di risulta.
Due giorni più tardi veniva intercettato un colloquio tra il Basilotta e Mario De Paoli, presidente del C.d.A. della Scirumi S.r.l. “dalla quale emerge come il Ciancio Sanfilippo si fosse interessato del rinnovo delle cariche societarie della società predetta, esercitando all’uopo la sua determinante influenza”. Come è andata a finire?, domandava Basilotta. Niente, tutto, tutto in attesa, rispondeva De Paoli. Per quanto riguarda Scirumi, è stato confermato la cosa, no? E verrà ratificata verso aprile, che c’è il rinnovo delle cariche… no?
Certo! replicava Basilotta. Ma Sicuramente Ciancio ha avuto la sua influenza perché lui ha chiamato molto preoccupato… Ha chiamato venerdì, ha detto: ma qua non è che fate cazzate? E quindi loro hanno subito abbassato l’ala. Mentre per quanto riguarda la fiera è tutto per aria, capito? Ma, ma Pogliese non si è fatto sentire?
Io non so niente, sono stato zitto…, rispondeva De Paoli. E non devo far niente, devono muoversi loro! Un’altra cosa… mi diceva il dottor Lavaglia che va a Milano, non ho capito se domani… Sì domani, perché ieri sera ci siamo visti e mi ha detto guarda che io devo andare a Milano per quella questione lì, no? E va da Zuncheddu proprio, perché ha un appuntamento con Zuncheddu, no? E vediamo cosa vien fuori, insomma, no? Tu stai andando anche tu per le tue cose? (…) Lui é andato in avanscoperta, domani, non so che cosa traffica, cosa fa, cosa briga, però so che ci va e va da…, mi sembra che lui sia in confidenza con l’ingegner Fantoni, che non so cosa faccia all’interno dell’organizzazione, e parla con il titolare che è l’ingegner Zancheddu… Per quanto riguarda Zapparrata io adesso lo chiamo, gli dico di stare un attimo fermo per… Ed aspettiamo gli sviluppi via Pogliese… La settimana prossima ci vediamo…
Il 3 aprile e il 31 maggio 2007 Vincenzo Basilotta e Mauro De Paoli tornavano a discutere ancora del rinnovo delle cariche della Scirumi S.r.l. e di altre vicende riguardanti il progetto di costruzione del residence per i militari di Sigonella. In particolare nel corso della telefonata di giorno 31 “i due discutevano dell’interessamento di Mario Ciancio Sanfilippo, il quale aveva già informalmente contattato il comando americano, della necessità di una interlocuzione formale con gli statunitensi e della successiva esecuzione dei lavori che, si comprende, sarebbero stati affidati allo stesso Basilotta”.
Ho mandato una lettera, dieci giorni fa, notificando il decreto, tutta la posizione…, spiegava De Paoli. Penso di preparare un’altra lettera per fissare l’incontro, ai fini dell’appuntamento, lui mi ha detto che ha già fissato l’appuntamento con gli americani… E quindi prepariamo un’altra lettera che lo fissiamo ufficialmente per un incontro ufficiale, con un interprete, con questo… con chi cazzo vuoi tu, va bene, e lui, e tutto procede, dai! Quindi dobbiamo essere dentro, poi vediamo, se questo, appena incominciamo, tutto bene… Scirumi gli dice lui… che è il vecchio ragionamento, no? Questo è stata una parola… del Ciancio…
Quale impegno? Scirumi sarà una catena di montaggio! esclamava Basilotta.
Perfetto! Però l’inizio, è importante che non scombiniamo poco…, replicava l’imprenditore. Però, se io sto qua… Scirumi è un binario! E questo gli ho detto: Guarda, tu non ti preoccupare, ti ho già detto il mese scorso che la mia disponibilità c’è, le condizioni tu le sai, le mie condizioni sono… perché io… la mia testa, non testa mia mia mia, testa per l’azienda, per fare il lavoro bene, per farlo nei tempi, capito? Il concetto va bene per tutto e per tutti! E ce la giochiamo a fine anno, papem…papum…papam… Ce la giochiamo, come va va! Io penso che a fine anno Scirumi dovrebbe venire a galla, no!? E poi vediamo il lavoro dove è, Scirumi è un bell’impegno, è un impegno pari a quello che devi fare un centro commerciale in pochi mesi, perché fare mille case in tre anni, comprensivo di strade, fognature, impianto di depurazione, illuminazione, cabine, acqua, luce, acqua, gas… o no!? Parcheggi, dobbiamo fare insomma… è un paese! Mille case è un paesino, un paesino piccolo ma è un paesino! Quindi, è un bell’impegnone, ma lo faremo… la pelle, diciamo, o il pollo lo mettiamo nel sacco, poi vediamo come cucinarlo, se arrosto, lesso, prendiamolo intanto! Adesso sono tre anni che gli corriamo dietro, eh! Tre anni che giriamo su queste cose, con sacrificio, con impegno e puntini puntini che tu conosci perfettamente! Tu hai iniziato, però è una bella padella che prima di arrivare là… Tanto io adesso vengo, io qua vengo una volta al mese perché ho un impegno. Vengo giù e sto con lei, per vedere questo, quell’altro, gli scavi, il materiale, i prefabbricati, darle una mano… Io vengo con lei, nel giorno che vengo giù per lui vengo giù per Scirumi. Cosa faccio per Scirumi? Molto semplice, vado dall’amico a rompere i coglioni, il giorno prima, la sera, ora di pranzo… Che non piglia un colpo, che non scappa, che non… Poi, vado a salutare a Ciancio, perché anche quella è una cosa importante. E quindi con la scusa parlo di Scirumi tutta la sera. Non c’è niente da fare, bisogna andare dal notaio, debbo vedere l’acqua come siamo messi con i pozzi dell’acqua, perché se uno ha pagato le tasse…
Quel Sì al MUOS del governo Lombardo
In quegli stessi giorni gli inquirenti intercettavano pure un colloquio tra l’allora boss reggente del clan di Ramacca Rosario Di Dio, tale Giuseppe Majorana e una donna non identificata, nel corso della quale il Di Dio riportava che le aree di proprietà dell’editore Ciancio erano diventate idonee alla realizzazione del villaggio per i militari statunitensi “grazie al prezioso intervento della Sovrintendenza che aveva concentrato il vincolo originariamente esteso all’intera area ad una porzione molta più ridotta, tanto da consentire lo sblocco dell’iter amministrativo per la realizzazione del villaggio USA sulla rimanente parte dell’area”. Alla richiesta della donna di trovare un geologo per risolvere un contenzioso su un terreno nel comune di Scicli, ancora Di Dio spiegava che era preferibile invece cercare l’architetto Matteo Zapparrata.
Zapparrata è il responsabile dai tempi di Nello Musumeci, dell’ufficio tecnico della Provincia di Catania, giusto?, aggiungeva Rosario di Dio. Ancora oggi è dirigente, massimo dirigente dell’ufficio tecnico della Provincia di Catania… E’ con il pizzetto… Matteo Zapparrata si chiama! In questo monte qui davanti… che è il monte di Mario Ciancio a Scirumi non era geologicamente, no, a parte questo c’era un vincolo della Sovrintendenza. Sa cosa ha fatto lui!? Hanno chiamato la Sovrintendenza, gli hanno fatto fare a spese loro le ricerche per vedere cosa c’era sotto terra, lo studio geologico. E tutti quegli etteraggi dei terreni sono diventati idonei per fare il villaggio agli Americani…
“Va infine richiamata la conversazione intercettata in data 23 settembre 2008, allegata alla annotazione del ROS dei Carabinieri di Catania del 23 gennaio 2014”, proseguono i magistrati etnei. “Tale dialogo aveva luogo presso l’ufficio del proposto (Mario Ciancio Sanfilippo Nda), tra quest’ultimo e due soggetti dei quali uno era verosimilmente il più volte menzionato Mauro De Paoli e l’altro e rimasto non identificato. Nel corso della conversazione il De Paoli chiedeva l’intercessione del Ciancio Sanfilippo con l’allora neoeletto Presidente della Regione Raffaele Lombardo affinché agevolasse l’installazione del MUOS (il contestato sistema di monitoraggio americano) in territorio di Niscemi, cosi da accreditare lo stesso Ciancio Sanfilippo e tutta la Scirumi presso il nuovo comandante americano di Sigonella (tale Kinsley) al fine di concludere l’accordo con l’amministrazione militare statunitense che avrebbe portato alla realizzazione del progetto…”. “Da quanto precede – conclude il Tribunale di Catania – emerge come ancora una volta il Ciancio abbia sfruttato i propri legami e rapporti con esponenti del sistema politico siciliano al fine di assicurare un canale privilegiato per l’approvazione del progetto ora in esame, il cui iter amministrativo procedeva e si concludeva positivamente in tempi rapidi: detti legami gli consentivano di avere in anticipo la certezza dell’esito favorevole, tanto da ottenere, ancora una volta, rilevantissimi profitti ricavati dalla plusvalenza dei suoi terreni, venduti quando erano ancora a vocazione agricola ma per i quali veniva corrisposto dalla controparte un prezzo elevatissimo come se già la detta destinazione fosse stata modificata. E tale certezza non poteva che essere comune anche alla controparte del Ciancio Sanfilippo (prima fra tutti la Maltauro, soggetto con notevole esperienza imprenditoriale), che non si sarebbe certo determinata ad effettuare detto onerosissimo acquisto se non avesse avuto adeguate garanzie in ordine alla concessione della variante urbanistica. Emerge inoltre dai dati esposti come ancora una volta fosse stato stabilito che l’esecuzione dei lavori per la realizzazione del villaggio sarebbe stata affidata all’imprenditore mafioso Basilotta. Non si rivela pertinente la deduzione difensiva secondo la quale non sarebbe stato il Ciancio Sanfilippo a scegliere l’impresa del Basilotta, il quale avrebbe piuttosto avuto rapporti privilegiati con la Maltauro. Invero, dalle conversazioni intercettate e dall’ulteriore circostanza che nel consiglio di amministratore della Scirumi figurava l’amministratore della Cappellina, si desume come l’odierno proposto rivestisse in concreto un ruolo di primo piano nella gestione della società, tanto da condizionare la scelta degli organi amministrativi, e ciò malgrado egli detenesse solamente il 10% delle quote, e come egli avesse estremo interesse alla realizzazione del progetto da essa società portato avanti tanto da promettere il suo intervento presso il Presidente della Regione Sicilia per il controverso progetto del MUOS solo a condizione che gli venisse garantita l’adesione al progetto Scirumi delle competenti autorità statunitensi (…)Anche nella presente vicenda, dunque, il proposto si e reso disponibile a dare a Cosa Nostra il contributo costituito dall’affidamento ad un’impresa mafiosa di lavori di rilevante entità, contributo poi non concretizzatosi solo perchè l’affare non era andato in porto ed i lavori non erano pertanto stati eseguiti”.
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