di Vittorio Alessandro
“Sono pirati, l’Italia la vedranno col cannocchiale”, ha proclamato il ministro dell’Interno. Gestire le situazioni complesse usando gli slogan non porta mai bene, perché la realtà è sempre pronta a vendicarsi.
Lo scenario è il mare, uno dei più difficili da interpretare, e gli ingredienti di questa storia inedita sono ancora la disperazione e l’ipocrisia dell’Europa – Italia in testa – che ha cancellato del tutto gli interventi di soccorso istituzionali (ultima, l’operazione Sophia) e le navi Ong, riducendo il mare libico – unica area SAR al mondo priva di porti sicuri – a cortile dell’ora d’aria.
Di fronte a uno scenario del genere, il ministro propone una letteratura da ombrellone: “Sono pirati e decidono la rotta della crociera”.
La pirateria è ben delineata dalle norme internazionali: il pirata ha precisi connotati e, soprattutto, quello della ruberia. Qui l’infrazione è diversa e lo scenario si complica sempre di più, ma gli slogan rimangono gli stessi.
Delle 108 persone a bordo (19 donne e 12 bambini), solo cinque hanno lasciato in manette la nave dirottata; il primo a scendere è stato, però, un bambino di pochi mesi in braccio alla madre. Ma a papà Salvini questo non interessa: sono tutti pirati, i giovani sono affatto denutriti, le donne hanno le unghie smaltate, e tutti si sono molto divertiti.