di Serena Tropea
“I risultati delle votazioni su Rousseau sono aperti ad accessi ed elaborazioni di vario tipo”. Il Garante della privacy Antonello Soro boccia a chiare lettere il sistema di votazioni in uso al Movimento Cinque Stelle per dipanare i nodi più discussi della impostazione politica. Dalla scelta del candidato al Quirinale, alla linea sul caso Diciotti, alla scelta di parlamentari nazionali ed europei, il Movimento Cinque Stelle ha sempre fatto ricorso a Rousseau. Ma oggi si scopre che il sistema aveva più di una falla, tanto da indurre il Garante a comminare una sanzione, da 50mila euro, per non aver assicurato “adeguate garanzie di riservatezza agli iscritti” e per “l’accertata condivisione delle credenziali di autenticazione da parte di più incaricati dotati di elevati privilegi per la gestione della piattaforma”.
In sostanza, se nel partito fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio “uno vale uno”, c’era qualcuno che intanto valeva più di uno. Al punto da sapere cosa gli altri votassero e – questo è per ora solo un sospetto – riuscire a manipolare le votazioni. Si tratta, osserva il Garante, di una serie di mancanze che lasciano “esposti i risultati delle votazioni (per un’ampia finestra temporale che si estende dall’istante di apertura delle urne fino alla successiva cosiddetta ‘certificazione’ dei risultati, che può avvenire a distanza di diversi giorni dalla chiusura delle operazioni di voto) ad accessi ed elaborazioni di vario tipo (che vanno dalla mera consultazione a possibili alterazioni o soppressioni, all’estrazione di copie anche offline), non garantiscano l’adeguata protezione dei dati personali relativi alle votazioni online”.
Di fronte alle clamorose rivelazioni del Garante le opposizioni scendono in campo con un’interrogazione rivolta direttamente al presidente del consiglio Giuseppe Conte. “Tanti, troppi interrogativi sulla privacy (e la democrazia digitale). Oggi i nodi vengono al pettine”, dice il deputato dem Filippo Sensi. Nell’interrogazione si fa presente che in base alle verifiche “gli esiti delle votazioni sarebbero potenzialmente vulnerabili, esposti sia alla semplice consultazione da parte di terzi, sia a possibili alterazioni tali da inficiare l’esito della votazione stessa. Si tratta di un vulnus estremamente significativo, potenzialmente lesivo” anche del dettato costituzionale. Il PD chiede quali iniziative intenda adottare il presidente del consiglio per assicurare “adeguate garanzie, sia sotto il profilo della sicurezza che sotto quello dell’assoluto rispetto della privacy dei dati personali”.
Serena Tropea – Agenzia DIRE
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