di Vittorio Alessandro
Se conoscessi un Tizio di nome, poniamo, Isidoro Einstein, non riuscirei a sottrarmi al richiamo del suo nome e Isidoro godrebbe, ai miei occhi, di una certa rendita di posizione.
Ciò vale anche per Caio e, naturalmente, anche per Caio Giulio Cesare Mussolini, pronipote del duce. È sacrosanto che le colpe dei padri non ricadano sui figli, e quelle dei bisnonni ancor meno, ma il signor Caio non avrebbe corso alcun rischio se si fosse limitato a fare, per esempio, l’ingegnere nucleare o il pizzicagnolo.
Ha deciso, invece, di candidarsi alle europee con (guarda un po’) Fratelli d’Italia, e ora, dunque, non può protestare per il malumore che gli sembra di avvertire intorno.
Non può farci nulla, ed è bene che lui sappia, insieme a quel vulcano di inediti che è Giorgia Meloni, che il massimo concedibile a entrambi è la diffidenza più sgraziata.