L’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, avverte che si prospetta il rischio di esaurimento scorte forniture mediche in Libia a causa della guerra che riduce le possibilità di approvvigionamenti e del continuo sopraggiungere di feriti nelle strutture sanitarie. Secondo le informazioni raccolte dalle Nazioni Unite, relativamente alle sole strutture sanitarie site nelle immediate vicinanze di Tripoli, il numero delle vittime è salito a 47 e sarebbero 181 i feriti. Il dato è parziale e generico, non specifica se si tratta di civili o combattenti e non include feriti o vittime che possono essere cadute su altri fronti di guerra lontani dalla capitale.
L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni delle Nazioni Unite, l’OIM, ha deciso che l’escalation bellica in Libia rappresenta un rischio troppo elevato per l’incolumità dei propri operatori residenti nella capitale. Le attività che venivano svolte per il sostegno ai migranti nel Paese nordafricano dilaniato adesso da una guerra sono quindi state sospese fino a nuove disposizioni. La direttiva, per gli operatori dell’Organizzazione internazionale, è di non lasciare le proprie abitazioni per motivi di sicurezza.
Gianfranco Damiano, presidente della Camera di Commercio italo-libica, ha confermato l’abbandono di ogni attività delle aziende italiane operanti nel settore petrolifero, del gas e nel settore ingegneristico con sede nella regione ovest della Libia. Secondo Damiano stanno invece operando, ed in assoluta tranquillità, le aziende che hanno sede nell’insediamento di Misurata e quelle con sede a Bengasi. La prima delle due città è schierata dalla parte di Tripoli ed ha un contingente militare italiano a protezione, mentre a Bengasi c’è il totale dominio del generale Haftar e del suo Esercito Nazionale Libico.