di Mauro Seminara
La prima a sbarcare è stata una donna, alle 20:15 di ieri sera, che ha messo piede sul porto di Lampedusa dopo un’inconsueta operazione di contrasto all’immigrazione clandestina. I migranti erano 70 harragas tunisini che con una barca avevano quasi raggiunto la costa sud della Sicilia. L’imbarcazione è stata avvistata dopo una chiamata con richiesta di soccorso alla Guardia Costiera e poi intercettata da unità navali di Guardi di Finanza e Guardia Costiera. Il natante, dopo essere giunto a circa venti miglia sud di Licata, in provincia di Agrigento, è stato fermato e le autorità hanno messo in sicurezza i migranti con un trasbordo ma non in evento SAR. L’operazione sarebbe stata eseguita in attività di “law enforcement”, che in italiano significa “applicazione della legge”. A meno di 24 miglia dalla Sicilia, in “fascia contigua” di giurisdizione italiana, gli harragas sono stati presi a bordo delle due unità navali e ripartiti in 50 sul pattugliatore delle Fiamme Gialle e 20 sull’unità della Guardia Costiera.
Dal punto di ingaggio, a poco più di venti miglia dalla costa agrigentina, le motovedette hanno eseguito l’ordine di condurre i migranti presso Lampedusa, che dista circa 120 miglia dalla stessa costa. Lungo il cammino delle due unità navali italiane c’è stato anche un ulteriore trasbordo tra due motovedette della Guardia Costiera. La CP 325, guardacoste proveniente da Pozzallo (provincia di Ragusa), ha affidato i venti migranti che aveva a bordo alla gemella CP 312, di stanza a Lampedusa. Sulla banchina del porto pelagico sono stati visitati dal dottor Bartolo che ha ravvisato un caso di disidratazione ed ha attenzionato un giovane harragas con tanto di cartella clinica relativa al Morbo di Crohn, una infiammazione cronica intestinale, di cui è affetto. I migranti sono quindi stati condotti presso il Centro di Primo Soccorso ed Accoglienza di Lampedusa per, a detta del ministro dell’Interno, un conseguente rimpatrio.