Transita di tutto, ormai da giorni, in quel tratto di mare e cielo che separano Lampedusa – ultimo lembo italiano nel Mediterraneo centrale – dalla Libia. Ci sono navi militari, cacciabombardieri, aerei-radar da controllo spazio aereo avanzato, e girano tutti intorno alla costa ed al cielo del nord della Libia. Mentre in Italia, ed in Europa, si descrive una “guerra civile” in cui combattenti al soldo del generale Haftar attaccano la capitale, in Libia si sta consumando una guerra che sta coinvolgendo molti più attori di quanto ne abbia coinvolti il rovesciamento del regime di Gheddafi. Anche un Awacs della Nato è stato impiegato per il controllo dei cieli mediterranei intorno alla Libia. Probabilmente per una esercitazione, malgrado il traffico. L’Awacs è un velivolo-radar, con sul dorso quella che sembra una padella gigante, che per pura coincidenza – giusto per ricordarne i tratti – volava intorno al Mar Tirreno mentre l’Italia perdeva un volo civile, un Dc-9 Itavia, con tutti i suoi passeggeri. Anche all’ora, come oggi, decollava dalla base Nato in Germania: Geilenkirchen. Monta poi l’accusa nei confronti degli Stati Uniti che avrebbero deciso di appoggiare l’avanzata di Haftar contro Tripoli. E gli Stati Uniti vengono tirati in ballo mentre in Francia c’è ancora un lieve rossore in viso per gli undici specialisti armati che le autorità tunisine hanno fermato al confine con la Libia mentre provavano a lasciare il teatro di guerra e di missione. Scene da spy story con sullo sfondo il razzolar di aerei americani, russi, francesi ed egiziani.
Le navi militari a largo di Tripoli non sono le nostre solite da operazione “Mare Sicuro”, ma vere e proprie navi da guerra come lo sono anche quelle della Marina francese, di quella inglese, di quella americana e di quella russa che tra un po’ finirà per avvicinarsi un po’ di più. Quella italiana è una flotta tra l’altro ben dotata di sottomarini, e anche per questo forse non è il caso di andare a pesca e calare reti in quel tratto di Mar Mediterraneo. Tra tutte le nazioni coinvolte, però, non riesce a non scappare la raffica sui civili e sugli ostaggi. Del centro di detenzione per migranti di Qasr Bin Gashir, a breve distanza da Tripoli, Medici Senza Frontiere ha diffuso le immagini con i feriti a terra ed il terrore ovunque. Era martedì, e a terra sono finiti in dodici per i colpi d’arma da fuoco esplosi da sconosciuti. Amnesty International chiede subito un’indagine per sapere chi ha commesso un simile crimine. Atrocità che potrebbe essere un crimine di guerra, ma che di fatto potrebbe essere stata commessa da chiunque. Allo stato evolutivo di questa guerra, purtroppo, non si può escludere neanche un’azione “false flag”; cioè una di quelle miserabili vigliaccherie che persone senza scrupoli ordinano a criminali per addossare colpe ad altri, magari al fine di legittimare agli occhi dell’opinione pubblica una guerra in piena regola.
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