di Mauro Seminara
Palazzo Chigi ha convocato nel pomeriggio una conferenza stampa “a scatola chiusa” ed il premier Giuseppe Conte si è presentato in sala per la lettura della decisione presa sul caso Siri. Fatta una premessa sulla valutazione caso per caso, il presidente del Consiglio dei ministri di area Cinque Stelle ha annunciato che nel corso del prossimo Consiglio dei ministri chiederà le dimissioni del sottosegretario leghista Armando Siri per l’indagine che lo vede coinvolto in un interessamento non esattamente super partes in favore di imprenditori dell’eolico in Sicilia. Proprio Giuseppe Conte ha affermato oggi pomeriggio che la norma proposta dal sottosegretario Siri avrebbe avvantaggiato imprenditori ed interessi già esistenti e “non avrebbe offerto una parità di chance a tutti gli imprenditori”. Non si trattava quindi di un’agevolazione per il futuro del settore, ma di una sorta di sanatoria, come l’ha definita Conte.
Poco prima della conferenza stampa, il sottosegretario Armando Siri aveva annunciato che avrebbe spontaneamente rassegnato le proprie dimissioni nel caso in cui la propria posizione non dovesse vedere una rapida archiviazione, entro 15 giorni, da parte dei magistrati. All’annuncio ha risposto il premier dalla sala stampa di Palazzo Chigi: “Noi dobbiamo essere credibili e responsabili, le dimissioni o si danno o non si danno”. Il presidente del Consiglio dei ministri, dichiarando di aver incontrato Siri lunedì per discutere il caso, ha oggi rotto gli indugi e dichiarato ciò che è sua intenzione fare nel corso del prossimo Consiglio dei ministri. Soddisfazione quindi per il capo politico del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, che negli ultimi giorni aveva rispolverato la “questione morale” glissando però sul fatto che il sottosegretario – in un Ministero 5 Stelle – aveva avuto nomina e deleghe malgrado una bancarotta fraudolenta patteggiata con i giudici.
Siri si era detto fiducioso e per questo proponeva le proprie dimissioni solo nel caso in cui non fosse sopraggiunta l’archiviazione entro quindici giorni. Facendo due conti, le eventuali dimissioni sarebbero arrivate una settimana prima delle elezioni europee. Il M5S però ha deciso di alzare il livello dello scontro pre-elettorale e di pretendere le dimissioni di Siri annunciandolo mentre il segretario federale leghista Matteo Salvini si trova in Ungheria per parlare di politiche europee in nome dell’intero Governo italiano con Viktor Orban. L’altro fronte della campagna elettorale antagonista M5S-Lega è quello delle Province. Su questo tema è stato il capo politico pentastellato Luigi Di Maio a porre l’aut aut dichiarando incompatibilità con la Lega se questa intende realmente reintrodurre le elezioni provinciali nel Paese. Lo scontro tra Conte e di Maio da una parte e Salvini dall’altra arriva però 24 giorni prima del voto per le europee, mentre il presidente della Repubblica si trova in Francia per sanare la crepa che si era creata tra Italia e Francia ed in piena invasione degli spazi di informazione mentre sempre più “non pervenuta” appare l’opposizione che il Partito Democratico dovrebbe rappresentare in sede europea.
Commenta per primo