La notizia pubblicata da Le Point, rivista francese non esattamente d’inchiesta come Mediapart o altri cacciatori di scoop, ha fatto rimbalzare la morte del funzionario italiano Massimo Insalata su tutte le testate giornalistiche italiane. Il titolo trend del giorno non ha però prodotto alcun intervento istituzionale sul caso. Nessuna dichiarazione è stata resa, neanche da parte del presidente del Consiglio dei ministri, massima autorità di Palazzo Chigi, dove il funzionario italiano era in servizio. La vicenda ha comunque contorni da guerra fredda tra spie e le dichiarazioni più rilevanti, non a caso, partono dall’Eliseo invece che da Palazzo Chigi.
Le Point, nel lancio della notizia, sapeva già che Insalata era un agente dell’intelligence italiana ed aveva l’inventario completo degli effetti personali della “spia” italiana trovata priva di vita nelle vicinanze del suo albergo. Tra gli effetti elencati dalla testata francese, contenuti nella cassaforte della sua camera, c’erano una chiave crittografata, una busta con 1.700 euro in contanti con banconote da venti euro, un pendrive Usb, una scheda di memoria Micro-SD ed un adattatore SD per la scheda micro. Una piccola dotazione che rende credibile l’informazione che le autorità francesi hanno fornito alla stampa, e cioè che il funzionario di Palazzo Chigi era un agente dei servizi segreti italiani. Nell’elenco pubblicato dalla stampa, quindi fornito dettagliatamente dai servizi francesi, non ci sono computer portatili o altri strumenti utili a scheda di memoria e altri accessori reperiti in cassaforte.
La notizia della morte di Massimo Insalata, cinquantenne in servizio all’Aise – i servizi segreti italiani per l’estero – giunto a Parigi il 3 maggio, è stata rilanciata dalle agenzie di stampa italiane già lunedì. Insalata è stato trovato senza vita, in strada, riverso in una abbondante quantità di vomito e con una vistosa e sanguinante ferita sotto il mento, la notte tra domenica e lunedì. Il corpo si trovava nelle immediate vicinanze dell’hotel in cui alloggiava a Montmartre. Il giorno precedente all’arrivo di Insalata a Parigi, nella stessa capitale francese si trovava il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per scambiare il ramoscello d’ulivo con il presidente francese Emmanuel Macron – in occasione del cinquecentesimo della morte di Leonardo Da Vinci – dopo l’acredine fra i due Paesi. Un’amicizia salda ed inattaccabile, avevano annunciato al mondo i due presidenti.
Il giorno in cui è stato trovato il corpo del funzionario italiano, ed in cui è stata data la notizia comprendente quanto contenuto nella cassaforte e adesso in possesso delle autorità francesi, il presidente del Consiglio dei ministri ed il presidente della Repubblica si trovavano a Roma per inaugurare la nuova enorme sede unificata dei servizi segreti italiani. Conte pronunciava quel giorno il suo discorso per quella cerimonia definita dallo stesso premier “onorevole e solenne”. Proprio quel giorno, in quella circostanza, il presidente del Consiglio dei ministri ha tenuto a ricordare i nomi degli agenti, scolpiti sul muro della nuova sede, caduti sul campo durante missioni. Tra questi Nicola Calipari, morto in un agguato ad un check point americano in circostanze mai del tutto chiarite, in Iraq, mentre cercava di riportare a casa incolume la giornalista Giuliana Segre. L’altro dei quattro nomi citati da Conte è quello di Vincenzo Li Causi, il maresciallo ucciso in Somalia ed il cui nome era collegato alla giornalista italiana Ilaria Alpi uccisa a pochi giorni di distanza insieme al suo cameraman Miran Hrovatin. Nessun riferimento, ovviamente, a Massimo Insalata, morto in Francia poche ore prima “per cause naturali”.
Le cause naturali del decesso del funzionario italiano sono state fornite dalle stesse autorità italiane che hanno diagnosticato, ancor prima di condurre un’autopsia o comunque più approfondite indagini, un infarto che non gli avrebbe lasciato scampo. Le cause naturali vengono comunque prese con le pinze, sia per la tempestività con cui sono state diagnosticate malgrado le anomalie – la ferita ed il vomito – che per le affermazioni francesi sul reale scopo dell’uomo italiano a Parigi. Nessuna parola, da parte delle autorità italiane, né da Palazzo Chigi né tantomeno dai servizi che non confermano al momento la missione di intelligence in Francia. Rimangono però i sospetti per la chiave crittografata e la scheda di memoria di cui sono in possesso le autorità francesi e le banconote da venti euro. Tutte le circostanze aprono però il dubbio che i rapporti tesi tra Italia e Francia stiano adesso manifestandosi con episodi da guerra fredda.