Radio Radicale deve chiudere, è una missione a 5 stelle

Nessuna opportunità concessa alla della trasparenza e dei diritti dei cittadini. Inammissibili, per il M5S, gli emendamenti per la proroga alla concessione. I pentastellati condannano Radio Radicale alla chiusura

Chiunque, da qualunque parte, si è schierato per il rinnovo della concessione a Radio Radicale. Chiunque, fatta eccezione del Movimento 5 Stelle. Sono infatti proprio coloro che per anni hanno proclamato come diritto fondamentale dei cittadini la trasparenza che adesso vogliono che Radio Radicale chiuda. La radio che più di chiunque altro in Italia ha fornito servizio pubblico senza mai cedere al fascino dei servizi che fanno audience e forniscono facili sponsorizzazioni. I più importanti processi della storia d’Italia, le sedute di Camera e Senato, le approfondite rassegne stampa dei maggiori ed anche dei minori quotidiani nazionali sono vero servizio pubblico. Perché il servizio pubblico non è un telegiornale che si preoccupa del numero di spettatori in più che può registrare il diretto rivale privato, e non trasmette dieci minuti su trenta di notizie su gossip, curiosità ed altri servizi da rubrica. Radio Radicale è forse l’ultimo vero baluardo del servizio pubblico, pur non essendo una radio “del servizio pubblico”, dello Stato.

Ieri si è riunita la Commissione che doveva decidere, nel contesto del Decreto Legge “crescita”, sugli emendamenti proposti da tutte le parti – inclusa la Lega – per concedere una proroga alla concessione. Nulla da fare però, perché il Movimento 5 Stelle ha rigettato compatto tutti i 540 emendamenti rendendoli inammissibili. “Radio Radicale ci ha insegnato a essere più radicalmente e responsabilmente cittadini: come cittadini non possiamo restare zitti e inerti di fronte a chi, per calcolo politico e di potere, vuole imbavagliarla”. Questa la presa di posizione di Libera contro le Mafie, l’associazione di don Luigi Ciotti che ricorda quanto la radio fosse stata la prima iniziativa di responsabilizzazione dei cittadini direttamente coinvolti nella vita politica e sociale del Paese. Ben prima degli slogan “uno vale uno” e delle non mantenuto promesse di rendere ogni incontro ed ogni riunione – anche interna al partito – in diretta streaming perché i cittadini potessero partecipare alla politica.

“Dobbiamo trovare una soluzione ragionevole, che tuteli i posti di lavoro di Radio Radicale senza l’intervento diretto dello Stato”. La dichiarazione è del capo politico del M5S, ed è stata resa a Radio Anch’io. Il leader “della trasparenza che un tempo fu” continua quindi a ribadire che la radio debba trovare una diversa formula per mantenere servizi e dipendenti, come una radio commerciale qualunque. La convenzione con il Ministero dello Sviluppo Economico però è scaduta, ed anche la proroga, malgrado la campagna a sostegno della radio che ha visto anche lo sciopero della fame e della sete di Roberto Giachetti sia stata trasversale, è stata negata con determinazione esclusiva dei pentastellati. Di Maio liquida laconico il caso Giachetti e, senza entrare tanto nel merito delle ragioni che lo hanno spinto ad uno sciopero per il quale si è reso necessario un ricovero in ospedale, si limita ad augurargli di riprendere a nutrirsi. Movimento 5 Stelle e trasparenza suonano sempre più come un accostamento stridente, quasi un ossimoro.

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