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Sicuri di volerlo?

di Mauro Seminara

Dal primo dei sovranisti italiani, quello col crocifisso che si affida alla Madonna per vincere le elezioni mentre attacca e lascia che fischino il Papa, fino all’ultimo dei sovranisti ungheresi, tutti hanno in tasca uno smartphone Samsung, Apple, Huawei o di altra marca. Ognuno di questi sofisticatissimi apparecchi ha comunque in comune delle app che permettono l’interconnessione globale. Facebook, Twitter, Whatsapp, sono solo alcune delle applicazioni condivise dai vostri beneamati “telefonini”. Sorvolando sulla obsolescenza programmata che uccide il vostro sudato investimento mentre perfettamente custodito vi sta in tasca, con il gioco degli aggiornamenti interrotti utili solo a costringervi all’acquisto del nuovo modello anche se non vi serve, andiamo adesso all’obsolescenza sovranista. Nello sferrare il letale attacco al colosso della telefonia mobile cinese, gli Stati Uniti non si sono posti grandi scrupoli nei confronti di tutti quei possessori di smartphone Huawei, secondo produttore mondiale. D’un tratto quindi, quanti avevano appena acquistato il costoso ultimo modello superteconologico con fotocamera quadrupla Leica, si ritrovano ad avere in mano un prodotto con una data di scadenza simile a quella di un brick di latte, solo novecento volte più caro. A breve, infatti, gli aggiornamenti delle applicazioni per Android, il sistema operativo dell’americana Google, non funzioneranno più e non sarà possibile aggiornarle sul Play Store. Un decesso programmato simile a quello già vissuto dai possessori di palmari BlackBerry e di smartphone Microsoft, ai quali il colosso dei social e messaggistica Facebook ha smesso di fornire aggiornamenti compatibili per Whatsapp, Messenger Facebook ed altre diffusissime applicazioni. Acquistiamo, con non pochi sacrifici, prodotti senza alcuna garanzia di continuità dei servizi offerti e per i quali li avevamo scelti.

Si tratta di una guerra commerciale che i sovranisti, nella loro unica concezione di soluzione al problema sociale ed occupazionale, stanno sferrando con un inevitabile riavvolgimento del calendario fino all’età del transistor. Questo gioco “anti-globalista”, con dazi pensati ed applicati dall’oggi al domani e interdizioni di fornitura di prodotti e servizi, potrebbe mettere in ginocchio intere nazioni oltre che i loro sistemi economici. Pensate se domani, con una Unione europea a guida sovranista, dovessero chiudere gli store ed i centri di assistenza di tutto ciò che possedete che non è targato Ue o addirittura Italia. Potrete gettare tra i rifiuti la vostra smartTV Samsung o LG, il vostro smartphone iPhone (prodotto in Cina come Huawei), la vostra autoradio Pioneer o il vostro HiFi Kenwood e così via dicendo. La globalizzazione era stata avventata e messa in atto prima di una regolamentazione globale dei mercati. Questo scellerato gioco di lobby aveva distrutto economie nazionali e pompato altre economie nazionali, stravolgendo il mappamondo dell’occupazione lavorativa. Dopo anni ed anni di adeguamento organico delle imprese al nuovo sistema mondiale delle esportazioni mancava soltanto la libera circolazione delle persone, così come avveniva già in Europa tra gli Stati membri. D’un tratto però è giunto il cortocircuito globale del nazionalismo, dei sovranisti, del genio devastatore mascherato da paladino delle classi più deboli. Per quanti si chiedono come è possibile definirla tali con tanta sicurezza, basti pensare agli interventi legislativi che questi hanno apportato alla materia “contratti di lavoro” e la risposta è bella che pronta. Sono aumentati i contratti a tempo indeterminato e diminuito il numero di formule contrattuali precarie? No? Allora ponetevi quantomento il dubbio che abbiamo di voi l’opinione che un Burioni può avere di un “free-Vax”: pensano siate idioti.

L’Italia, grazie ai governanti della “seconda Repubblica”, ha rinunciato alla ricerca ed allo sviluppo. Ha anche rinunciato all’industria ed ha perso i propri marchi. La Fia si chiama adesso FCA – Fiat Chrisler Automobile – ed è americana, la Ducati è tedesca e nell’elencarle tutte potremmo andare avanti riempiendo una dozzina di pagine. Chiudendo le porte, oltre ai porti, cosa vi aspettate? Automobili italiane non ce ne sono più o quasi, motocicli italiani idem, televisori italiani stessa cosa ed il lungo elenco di prodotti, prima che l’industria italiana torni ad adeguarsi producendo ciò su cui da anni non fa più ricerca e non è quindi competitiva, lascerebbe gli italiani senza la capacità di acquisto o con solo la disponibilità di acquisti a prezzi esasperati dai dazi doganali senza garanzie su assistenza o aggiornamenti esattamente come nel caso Huawei. Lo sviluppo del prodotto italiano poteva di fatto essere avviato, con criterio assennato, prima di parlare della chiusura dei mercati di import-export. Bastava tagliare qualche scempio, come il Mose di Venezia ed investire nella ricerca, nelle Università, dove sono invece stati tagliati, anno dopo anno, le risorse. Di fatto, il Mose non funziona ma le memorie che permettevano agli smartphone Samsung le note prestazioni erano italiane. Sembra però che questa programmazione politica sfugga, non soltanto al dibattito politico nazionale ma anche all’idea che i neuroni dei politici nazionali possono vagliare. Chiudiamo, rompiamo, alziamo muri, isoliamoci, e dopo? La Francia è sempre stata tendenzialmente nazionalista, ma adesso, con la Le Pen che incombe in un’alleanza politica che vede unire Orban, Salvini, Kurz ed altri soggetti i cui sponsor sono ufficialmente occulti ma ipotizzabili, il rischio di disgregazione dell’Uinion europea è molto vicina. La scelta che gli elettori sono chiamati a compiere domenica non e quindi sul candidato o sul partito ma sullo stile di vita. Se si è pronti a salutare amici e parenti che vivono all’estero, perché non avranno più grandi opportunità di tornare a casa per Natale o di telefonare a mezzo chiamate Whatsapp, e dire addio all’Euro con i suoi difetti ma anche con i suoi pregi per le imprese italiane ed europee, a dire addio ai vostri smartphone preferiti ed alle vostre moto preferite (Ducati è tedesca ma i telai erano già dal tempo della proprietà italiana prodotti in Cina con alluminio cinese), allora votate per i sovranisti che ogni giorno vi ipnotizzano attraverso ingenti investimenti sui social pagati da tutti noi e che non sono neanche italiani. Già, perché non dovete dimenticare che Google, Whatsapp, Apple, Microsoft, YouTube, Facebook, Instagram, Twitter, Fiat, sono tutte sostanzialmente americane. Ed alla Casa Bianca, come avete visto con il caso Huawei, è un attimo che vi si stacchi la spina. Come lo schioccare di dita di Thanos in Avengers Infinity War, e tutti i vostri eroi scompaiono.

Se avete ancora dubbi, ponetevi un’ultimo quesito: perché i sovranisti parlano solo di flussi migratori e mai di rapporti commerciali e diplomatici, di flussi turistici – settore strategico per l’Italia – e di produzione industriale nazionale? A voi la risposta.

Mauro Seminara: Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.
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