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L’UE degli italiani

di Mauro Seminara

Alla fine, gli italiani hanno scelto due nemici contro cui credere di condurre una battaglia: l’Unione europea, in generale, ed i migranti. Fatta eccezione per quelli provenienti dalla Cina che, invece di “rubare il lavoro” agli italiani, comprano fabbriche, centri commerciali, negozi e commessi italiani distruggendo il mercato interno del Paese con massiccia importazione di prodotti Made in China e “Made in Italy”, ma di manufattura cinese ed alle regole sindacali di lavoro cinesi. Agli italiani quindi non piacciono i migranti che fuggono da orrori di ogni sorta e per loro possono anche annegare se sopravvivono a stupri e violenze varie. Piacciono però i migranti cinesi e le chincaglie ultra scadenti da acquistare con pochi euro a discapito dei prodotti e dei posti di lavoro europei ed italiani in particolare. Così come agli italiani non piace l’Unione europea ma non si degnano di andare a votare come fanno i “concittadini” europei dei Paesi in cui lo Stato c’è e funziona anche bene. Le elezioni di ieri hanno segnato un’affluenza record in media europea. In Belgio, dove risiede la capitale dell’Unione, si è sfiorato il 90%. L’Italia si è invece fermata al suo solito 50%. Perché gli italiani si offendono se gli si spiega qualcosa, figurarsi se gli si spiegasse che sono davvero il popolo più ignorante d’Europa. Al sud, dove era più alto il rischio di ritrovarsi una forza politica avversa alla guida del Paese ed in coalizione con i nazionalsovranisti pronti a mandare in fumo decenni di sacrifici, oltre sei elettori su dieci hanno pensato che votare era uno sforzo troppo pesante per una domenica di pioggia. Gli italiani vogliono che l’Unione europea cambi, ma non fanno assolutamente nulla per cambiarla. Non partecipano nemmeno. E forse, visto l’exploit della Lega, è stato meglio così. Forse è stato un bene, perché il risultato salva-Ue (quindi salva-Italia) lo hanno portato a casa cittadini di Stati membri più civili e colti.

Quando gli italiani si recano all’estero, visitando Paesi come la Svizzera, la Germania, il Belgio, la Francia o l’Olanda, non riescono a nascondere profonda invidia per lo stato di strade e marciapiedi, per l’efficienza dei servizi, dei trasporti, per la brillante funzionalità di ogni nuova infrastruttura. Non riescono però, nel più dei casi (a giudicare dalla capacità di voto) a comprendere che ciò che vedono ed invidiano è frutto della partecipazione cosciente e civile degli elettori del Paese che stanno visitando. Come se, a voler tentare un’interpretazione del non pensiero Made in Italy, i tedeschi si dovessero prodigare per far sì che in Italia tutto vada a meraviglia senza che però gli italiani facciano nulla per migliorare la propria condizione. E per migliorarla questa condizione, obiettivamente, gli italiani dovrebbero compiere uno sforzo disumano: dovrebbero imparare a leggere. La cultura, quella tanto invisa all’attuale Governo (più che ai precedenti), permette di scoprire cose a dir poco affascinanti. Una, ad esempio, è che l’Italia potrebbe avere ciò che gli italiani invidiano agli altri popoli quando vanno all’estero perché questo è uno dei principali obiettivi dell’Unione europea. Alla base della costituzione dell’Unione c’è infatti che tutti gli Stati membri si devono adeguare ad uno standard infrastrutturale unico. Le strade italiane dovrebbero quindi essere perfette come quelle della Svezia e porti ed aeroporti grandi ed efficienti come quelli tedeschi. Per raggiungere questo obiettivo è stato pensato un sistema di controllo europeo delle risorse economiche, semplice ed efficace; solo in altri Stati membri però. L’Italia versa in una cassa europea un certo numero di miliardi di euro all’anno, circa lo 0,1% del volume annuale di risorse dello Stato. Questi fondi vengono garantiti dall’Unione europea che li trasferisce all’Italia a fronte di progetti di investimento adeguati agli standard europei concordati. Un modo per evitare che vengano autonomamente distratti in opere inutili o che non verranno mai completate.

L’Italia, su circa 15 miliardi, è riuscita a spendere approssimativamente il 25%. Malgrado il solito tam tam con cui si abusa dell’ignoranza dell’italiano medio, l’Unione europea non è un limite allo sviluppo dell’Italia ma un argine alla corruzione ed alle opere inutili ed incompiute messe in cantiere solo a fini mazzettari. Quindici miliardi potrebbero elevare gli standard italiani, rendendo il Paese progressivamente sempre più competitivo, e metterebbero in gioco migliaia e migliaia di posti di lavoro con i cantieri di importanti e strategiche opere pubbliche. Ma nulla, non siamo in grado di farlo ed attacchiamo l’Unione europea pretendendo di cambiarla in accordo con dittatori e nazifascisti vari. Ci sono poi anche contributi per specifici comparti, come il fondo per la pesca di un miliardo di euro. Purtroppo però l’Italia per il sostegno al comparto pesca – di un Paese che è tutto mare – è riuscita a spendere la bellezza di zero euro. Se lo sapessero i pescatori! Leggere, documentarsi da fonti diverse dai vari VoxNews e punti Altervista vari è però un onere insostenibile per gli italiani. Molto meglio credere ad ogni bufala anti-europeista ed anti-migranti che aprire un link e provare a capirlo. Media quindici secondi. Più in là l’italiano medio non si spinge nella lettura. Ed è già un miracolo che non si è fermato al titolo! Con un elettorato così, è chiaro che pure Matteo Salvini può apparire come un grande statista capace di risolvere tutti i problemi degli italiani. La Lega, senza i voti del sud che orfano dei maggiordomi pentastellati ha deciso di astenersi, ha guadagnato con il risultato dei geni padani il 30% del consenso per l’Europarlamento. Non si offendano i padani, ma se un vicepremier e ministro – che non va al Ministero a lavorare neanche a calci nel didietro – si mette capolista in tutte le circoscrizioni per un seggio all’Europarlamento… potreste anche capire che è lui ad avervi presi per idioti. In ogni caso, la promessa era di rivoltare l’Unione europea come un calzino perché così le cose non vanno bene. Colpo di scena: a Bruxelles pensano più o meno la stessa cosa, e cioè che bisogna rivoltare l’Italia come un calzino perché gli italiani non sono in grado di presentare progetti, realizzare opere e spendere i loro stessi miliardi prima che questi vadano spalmati ad altri Stati membri per scadenza termini. L’Unione europea degli italiani è quella che agli italiani non piace, solo che gli italiani non hanno la più pallida idea di cosa sia l’Unione europea e di quali benefici offra all’Italia. Ma alla lettura di questi ultimi due paragrafi ci saranno arrivati solo i lettori di Mediterraneo Cronaca, quelli affezionati. Gli altri si saranno fermati al titolo o alle prime cinque righe, poi saranno certamente passati ad altro più allettante titolo condiviso da qualche account falso su qualche social. Per fortuna in Unione europea hanno votato gli europei!

Mauro Seminara: Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.
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