La nave da supporto logistico per le piattaforme off-shore a largo di Libia e Tunisia è bloccata, davanti Zarzis, con 75 persone a bordo che aveva soccorso nella giornata di ieri. Una barca in legno tentava di fuggire dalla Libia. Sopra il più che precario legno c’erano, stando alle informazioni trasmesse dalla nave e ricevute dal Forum tunisino per i diritti economici e sociali, 64 profughi del Bangladesh, 9 dell’Egitto e cittadini del Marocco e del Sudan. Secondo una ricostruzione, frutto di informazioni incrociate tra pescatori tunisini, il Forum tunisino e la compagnia di shipping che è in continuo e diretto contatto con il suo equipaggio, la “Maridive 601” navigava in zona ed è stata costretta ad intervenire in soccorso del piccolo natante perché alcuni tra le persone a bordo si erano tuffate in mare per raggiungere i possibili soccorritori. La barca era stata ignorata dal tutte le autorità di coordinamento soccorso marittimo e, malgrado salpata dalla Libia ed avvisata la sedicente JRCC – la sala operativa di coordinamento soccorso della Libia, dove non parlano neanche inglese – non si era visto alcun pattugliatore ex Guardia di Finanza per l’evento SAR. La Maridive 601 quindi, in contatto con le sale operative di Tunisia, Stato di bandiera, e Italia, ha preso a bordo le persone a rischio naufragio e ha chiesto disposizioni sul Place of Safety in cui concludere l’evento SAR. Da Roma, a quanto pare, se ne sono lavati le mani come da Malta e hanno rimandato alla Tunisia il problema.
La Tunisia però non ha un’area SAR, come assurdamente attribuita alla Libia, e la competenza per il coordinamento soccorso in acque internazionali nel Mediterraneo centrale ricade in capo a Italia, Malta e Libia. La Libia non risponde, l’Italia non è intervenuta e neanche Malta si è posta il problema. Così la Maridive 601 ha avviato i motori facendo rotta sul porto più vicino, ad esclusione dei porti non sicuri della Libia: Zarzis. Giunti davanti il porto più a sud della Tunisia, alla nave viene però negata l’autorizzazione all’ingresso. Attualmente la Maridive 601 è ferma con 75 persone a bordo, in acque internazionali, senza un porto sicuro in cui sbarcare le persone soccorse ieri. Il Forum tunisino per i diritti civili ed economici ha lanciato un appello alle autorità tunisine, chiedendo l’autorizzazione all’attracco della nave ed allo sbarco dei profughi soccorsi per fornire assistenza. Una richiesta di sforzo contro le “pratiche inumane di chiusura” messe in atto dall’Europa. In attesa di un riscontro da parte della Tunisia, emerge però in piena luce il conflitto causato dall’attribuzione di un’area SAR alla Libia che non ha i requisiti per sostenerla e del decreto sicurezza italiano che costringe le autorità preposte al salvataggio delle vite in mare a voltarsi dall’altra parte quando arrivano richieste di soccorso da quel tratto di mare.
..bene..e ci rimanga così imparano