La denuncia è stata firmata da due persone, prime firmatarie di un documento di 245 pagine, che non sono certo avventati attivisti in cerca di visibilità. Uno è Juan Branco, esperto in diritto internazionale che alla suprema corte europea dell’AJA ha anche lavorato. L’altro è l’avvocato israeliano Omer Shatz, esperto di diritto internazionale dell’Istituto di studi politici di Parigi. Il documento di denuncia elaborato da un articolato gruppo internazionale di avvocati chiede al Tribunale penale internazionale de l’AJA di perseguire i responsabili dei governi di Italia, Germania e Francia per la morte di migliaia di migranti annegati nel Mediterraneo. Il primo a dare notizia della gravissima denuncia depositata è stato il britannico The Guardian. Testata che annuncia quindi quanto per lungo tempo auspicato da chi ha conosciuto e testimoniato il risultato delle politiche di chiusura nei confronti del flusso migratorio nordafricano.
Quello che attraversa il Mediterraneo centrale su barche e gommoni non è infatti un consolidato sistema di aggiramento delle frontiere ma una emergenza umanitaria che va avanti ormai da un ventennio e che non è stata mai gestita come tale. I principali attori della voluta sottovalutazione sono quindi Germania e Francia, ma con in testa l’Italia che, al contrario di precedenti periodi con – con eccezione dei già condannati respingimenti del ministro dell’Interno leghista Roberto Maroni – un’attività di soccorso ed accoglienza che facevano merito al Bel Paese, dal Governo Renzi in poi ha dato vita ad un vero e proprio sistema di chiusura finalizzata alla deterrenza. In particolare, dal Governo Gentiloni in poi, con il ministro dell’Interno Marco Minniti, l’Italia ha attuato una becera politica di chiusura del confine nordafricano in Libia che, secondo l’esposto, ha aggirato il diritto internazionale affidando l’esecuzione del respingimento ai libici. Al riguardo, “stranamente”, nessun tweet del ministro dell’Interno itinerante Matteo Salvini.
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