di Mauro Seminara
Notoriamente segno di ottimismo vedere il bicchiere mezzo pieno e di evidenza di pessimismo il bicchiere mezzo vuoto. Ma forse ci sono anche circostanze in cui il mezzo vuoto può essere segno di speranza, di “metà è fatta, ce la faremo!”. In quest’ottica, possiamo dire che forse il peggio sta passando anche in politica per gli italiani. Tutto sommato, i danni sembrerebbero esser ormai fatti ma le opportunità per farne altri parrebbero esaurite. Giuseppe Conte vola all’estero per visite di Stato ma per lui presentarsi quale capo del Governo italiano sarà ormai più che difficile. La voce del suo outing sull’assenza di dialogo con i vicepremier e sulle ingerenze di uno dei due in altri ministeri, sarà arrivata anche in Vietnam prima che atterrasse il suo aereo. Matteo Salvini non riesce più ad essere convincente, neanche con se stesso, quando parla di riduzione delle tasse in pieno caos dei mercati e ad un palmo da una procedura d’infrazione dell’Ue. Gli anticorpi intanto in Italia sono venuti fuori e il popolo si infine reso conto che gli italiani non sono con la Lega. La maggioranza assoluta degli italiani è contro la Lega o intimorita da essa. Luigi Di Maio ha finalmente scoperto che fare sorridenti discorsi ed efficaci tweet non risolve i problemi e che Whirpool, ex Ilva e Mercatone Uno sono l’evidenza che anche l’intero Governo non ha raccolto grandi risultati se in una settimana migliaia di lavoratori si sono ritrovati senza datore di lavoro.
Un lunghissimo applauso, le forze di Governo, lo meritano per come hanno saputo intercettare i punti di sofferenza degli italiani e comunicare loro la speranza di una possibile soluzione. Poi, però, come per governi del passato, il risultato sulle capacità di governare è stato inversamente proporzionale alla capacità di fare campagna elettorale. Che poi, la campagna elettorale non è ancora finita e, di questo passo, tra un po’ potrebbe anche ricominciare per le prossime politiche. Matteo Salvini sta ancora a girare piazze, palchi, saghe di paese e feste di rione. Ci sono i sindaci in ballottaggio ed il ministro dell’Interno deve controllare la situazione elettorale Comune per Comune per poi ricordare a tutti come e per chi votare, il giorno delle elezioni. Ci sono anche le scadenze dei decreti scritti da Marte che vengono al pettine, e con esse arrivano gli eccessi di delirio da popolarità che inducono il ministro di tutto a pretendere che i giudici che si sono opposti all’applicazione del decreto salvinista vengano passati ai raggi X in cerca di opinione personali espresse sulla politica del segretario federale leghista. A guardare bene, il baratro sfiorato è adesso più evidente a chi ha pagato con mesi di ottundimento il continuo caos da campagna elettorale a “Governo del cambiamento” appena insediato. Oggi è più palese anche che i nazionalsovranisti europei, preso atto della sconfitta, hanno deciso di chiudere con la Lega di Salvini e rimanere in ben più sicuri gruppi europarlamentari. L’euforia del “comandiamo sull’Unione e cambiamo le regole” si è sgonfiata e l’unico dato certo, al netto delle riforme italiane dell’esecutivo già spompato, è che il debito pubblico continua ad aumentare e con esso anche gli interessi sul debito che dovranno pagare gli italiani. Tutti.
Messa al riparo l’Unione europea dalla possibile implosione derivante dal movimento nazionalsovranista, urge adesso una stabile ripresa di politiche nazionali ed internazionali che guardino al lungo termine e ad una stabile progressiva ripartenza dell’economia interna e delle relazioni internazionali. Risulta per tanto auspicabile che il presidente della Repubblica, visto lo stato finanziario ed internazionale, vista l’urgenza di stabilità politica e stante la necessità di un esecutivo credibile ed affidabile anche e soprattutto all’estero, decida di nominare in Governo tecnico che dal giorno in cui scioglierà le Camere possa lavorare fino a naturale scadenza di mandato. Questa sarebbe una decisione forte, coraggiosa, più in linea con gli eccessi di Re Giorgio che con la sobria eleganza di Mattarella. Ma è innegabile che attualmente il Paese non ha forze partitiche con programmi chiari ed attendibili e neanche equilibri tra ideologie da maggioranza ed ideologie da opposizione. L’appiattimento politico italiano ha raggiunto un livello impensabile e l’unica via d’uscita, adesso, è un’amministrazione controllata che navighi l’Italia fuori dalla tempesta. Nel frattempo potrebbe anche sgonfiarsi il vento populista e, chissà, magari gli italiani potrebbero anche rendersi conto di chi c’è stato al timone e del pericolo corso.
…guardando il bicchiere mezzo pieno, però.