La nave “Asso Venticinque” un grande rimorchiatore da servizio logistico delle piattaforme petrolifere del Mediterraneo centrale, non è nuova al soccorso di naufraghi. In un momento storico in cui le navi della missione europea Sophia, le grandi navi della Guardia Costiera italiana rimangono lontane dalle aree più pericolose, le navi delle Ong si avvicendano in periodi di temporanei sequestri e la marineria mercantile viene scoraggiata dai paventati rischi di sequestri, 62 profughi salpati dalla Libia hanno avuto la fortuna di imbattersi – dopo molte ore di disperata attesa di un aiuto – nella nave Asso 25 in transito da Malta alla zona delle offshore. Il gommone in grave difficoltà si trovava a sud-sudest di Malta, in area SAR maltese. Malta ha quindi assunto il coordinamento del soccorso operato dal cargo intervenuto dopo qualche passaggio – in un volo circolare che ricorda quello degli avvoltoi – di aerei della missione Sophia. Nessun pattugliatore maltese, italiano o di qualunque altra bandiera, era disponibile. Le regole di “ingaggio” per il soccorso in acque internazionali hanno leggi e convenzioni ben precise e non vengono affidate al caso. La Asso 25 è intervenuta sotto coordinamento della sala operativa della Centrale di Coordinamento Soccorso Marittimo di Malta che, a buon esito del salvataggio, chiede autorizzazione all’approdo nel Place of Safety – il cosiddetto “porto sicuro” – più vicino.
Il Place of Safety più vicino al punto di soccorso effettuato dalla Asso 25, in acque internazionali di competenza SAR maltese, era il porto italiano di Lampedusa. La nave ha atteso disposizioni ed ha tentennato un po’ prima di attenersi all’indicazione maltese di POS e mettere i motori avanti tutta in direzione nordovest, verso Lampedusa. La Asso 25 ha navigato per ore prima di raggiungere il confine con le acque territoriali italiane, a 12 miglia sudest dell’isola italiana. Giunta al confine con Lampedusa, la Asso 25 ha ricevuto le nuove consegne con un porto di sbarco dei naufraghi diverso da quello pelagico. La nave aveva già perso un intero pomeriggio di servizio per la ricerca e soccorso dei malcapitati, poi ha navigato per ore al fine di raggiungere Lampedusa, infine le è stato indicato il porto siciliano di Pozzallo. Una beffa, per il comandante della Asso 25, per il suo armatore ed anche per le convenzioni internazionali a cui l’Italia non si è attenuta. In caso di soccorso in mare viene infatti indicato un “porto sicuro più vicino”, e ricevere i naufraghi soccorsi e prestare loro le prime cure spettava all’Italia proprio perché con Lampedusa – più vicina di Malta – il Place of Safety più vicino era appunto italiano. La Asso 25, da 12 miglia a sudest di Lampedusa, ha dovuto navigare fino a Pozzallo.
Il porto di Pozzallo, sulla costa sudest della Sicilia, dista giusto un altro paio di centinaia di miglia da Lampedusa e si trova al di la di Malta. La Asso 25, per raggiungere Pozzallo, ha infatti dovuto attraversare nuovamente la SAR maltese ed ha anche dovuto attraversare le acque territoriali di Malta. L’Italia ha quindi offerto un Place of Safety, non c’è dubbio. Ma non ha offerto quello più vicino. Inoltre ha “dirottato” una nave civile che, intervenuta in soccorso di quelle 62 persone, aveva il solo dovere di recarsi in un porto sicuro in assoluto più vicino per affidare i naufraghi e riprendere il proprio servizio. Alle quattro di questa notte, la nave si trovava davanti il porto di Lampedusa, all’ora di pranzo si trovava a Pozzallo. Domani, con circa 36 ore di ritardo, sarà di nuovo a lavoro. Se nei giorni scorsi Alarm Phone ed i velivoli delle Ong erano stati testimoni di richieste di intervento delle autorità marittime non raccolte dai mercantili, adesso anche le navi di buona volontà ci penseranno su – due, tre o più volte – prima di rispondere ad una richiesta radio o radiofax di urgente soccorso. Le persone soccorse non verranno accolte dallo Stato italiano ma in strutture della Conferenza Episcopale e quindi a carico della CEI.