di Mauro Seminara
Ci sono il parroco, Mediterranean Hope e tutte le associazioni e gli individui che compongono il Forum Lampedusa Solidale – al netto di chi era impossibilitato per motivi di lavoro – sul sagrato della Chiesa di San Gerlando in Lampedusa. Hanno passato così una prima notte di protesta, avvolti dalle sole coperte termiche dorate che vengono solitamente fornite ai migranti appena soccorsi, bagnati ed infreddoliti. Una protesta che ha forse più un valore di manifestazione di solidarietà che di protesta che pretende il raggiungimento di un obiettivo. Ma ciò non toglie nulla all’importanza di manifestare solidarietà a chi, oggi, si trova ormai da otto giorni a bordo di una nave che non ha un porto in cui poter concludere il soccorso effettuato il 12 giugno scorso. La nave Sea Watch 3 aveva preso a bordo, in assenza di alcun “soccorritore ufficiale”, di alcuna autorità preposta al salvataggio in mare, 53 profughi che erano riusciti a lasciarsi alle spalle la Libia. Quella Libia in cui aerei da guerra, ufficialmente attribuiti alle forze del generale Haftar, martedì hanno bombardato un deposito di una joint venture petrolifera della quale fanno parte la compagnia di bandiera libica e la compagnia di bandiera italiana.
La Sea watch 3 ha precluso ogni porto sicuro europeo che non sia da raggiungere con la circumnavigazione del continente europeo in violazione delle norme internazionali sull’obbligo di sbarcare le persone salvate in mare nel porto sicuro più vicino. In questo caso, il porto italiano di Lampedusa. Il Forum Lampedusa Solidale ha compiuto una scelta che è indiscutibilmente solidale: dormire sul sagrato della chiesa fino a quando i restanti 43 profughi ancora a bordo della Sea Watch 3 – dieci sono sbarcati a Lampedusa per ragioni di salute dopo una ispezione medico sanitaria a bordo – che si trova da una settimana ad un paio di miglia dalle acque territoriali intorno a Lampedusa. Non manca sull’isola che fu dell’accoglienza e della solidarietà, almeno così descritta nella narrazione mainstream che ha sempre rifiutato di ascoltare altre voci, discordanti, chi manifesta tutta la propria ignoranza nei confronti del Forum e – forse in particolar modo – del parroco, don Carmelo La Magra.
Nell’era in cui sui social chiunque si sente autorizzato ad esprimere il proprio odio e la propria insufficienza culturale, a Lampedusa c’è chi asserisce di scoprire soltanto adesso che esiste il Forum – che da anni accoglie allo sbarco i migranti con un conforto morale e offre loro assistenza anche dopo – e chi ammette di non aver mai frequentato la chiesa o letto il Vangelo ed inveisce contro don Carmelo invitandolo a “fare il prete”. Cosa che, si suppone, per il più dei cristiani si riduca soltanto al compito di dispensare benedizioni ed assoluzioni dai peccati. Magari anche e soprattutto dai peccati di razzismo, xenofobia, odio per il prossimo e tutto quello che si pone drasticamente in opposizione ai precetti del cristianesimo. Commenti ed invettiva che contengono comunque un solo presupposto di fondo: le persone soccorse dalla Sea Watch 3 devono restare a bordo o tornare in Libia. La solidarietà verso il prossimo, verso chi sta peggio, è da escludersi categoricamente. Opinione diffusa sull’isola che, a causa delle politiche criminali di un ex ministro dell’Interno, ha subito il fallimento di una intera stagione turistica ed ha chiesto e preteso solidarietà in forma di sospensione della riscossione tributi ed altre forme di compensazione oltre che la solidarietà del resto degli italiani. Non c’è quindi da stupirsi se a Lampedusa circa seicento persone abbiano votato Lega alle ultime elezioni europee. Piuttosto, merita stupore il fatto che ancora, per molti che a Lampedusa non vivono, questa sia “l’isola dell’accoglienza”.