Il caso del direttore editoriale di Libero, Vittorio Feltri, che ha come al solito sbordato il foglio su cui scrive invettiva e fomentazione all’odio già più volte contestati da giornalisti, non accenna a placarsi. In precedenza c’era stato un intervento dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti che aveva precisato, in occasione del titolo di bassa lega sulla giovane Greta Thunberg, che il Consiglio di disciplina regionale è un organo indipendente e che l’Ordine Nazionale dei Giornalisti altro non avrebbe potuto fare che invitare il direttore Pietro Senaldi a toni più adeguati. Questa volta lo sproloquio è uno degli editoriali di Vittorio Feltri con cui cerca di superare la caricatura che ne fa Maurizio Crozza; riuscendoci benissimo.
Feltri aveva scritto sul pessimo stato di salute dello scrittore 93enne Andrea Camilleri, ancora in condizioni critiche dopo un arresto cardiaco. “L’unica consolazione per la sua eventuale dipartita è che finalmente non vedremo più in televisione Montalbano, un terrone che ci ha rotto i coglioni almeno quanto suo fratello Zingaretti, il segretario del Partito Democratico”. Il gratuito odio nei confronti di un celebrato scrittore italiano, l’invettiva razzista nei confronti dei meridionali, l’istigazione a sentimenti di bassissimo livello dalle pagine di un quotidiano, avevano spinto i giornalisti Sandro Ruotolo e Paolo Borrometi – entrambi sotto scorta per ripetute minacce di morte dalla mafia – a dire che un simile soggetto non può essere definito un giornalista. “O noi o lui”, hanno sintetizzato i due cronisti che hanno quindi comunicato l’intenzione di autosospendersi dall’Albo professionale. Concetto leggibile anche oggi sulla pagina Facebook di Sandro Ruotolo: “O noi o Feltri. Noi siamo incompatibili con chi trasuda di razzismo, omofobia e xenofobia”.
L’intervento dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti c’è stato, ma non quello che si aspettavano, o che forse speravano, i due giornalisti da prima linea. il presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Verna, ha infatti replicato – ieri – ai giornalisti Borrometi e Ruotolo, “autosospesi” dall’Ordine del Giornalisti per le affermazioni di Vittorio Feltri su Camilleri ritenute da questi “incompatibili” con la iscrizione all’albo. “Condivido le ragioni dei colleghi Borrometi e Ruotolo sul caso Feltri-Camilleri, se l’Ordine dei Giornalisti fosse un club mi autosospenderei pure io. Ma non lo è e l’istituto dell’autospensione non esiste, ci si può semmai cancellare, astenendosi dallo svolgere la professione e, salvo il diritto d’opinione, poi iscriversi di nuovo quando sono cessate le ragioni di cui alla polemica.”
“L’occasione – continua Carlo Verna – è opportuna per chiarire il funzionamento in base alla normativa vigente dei consigli di disciplina totalmente autonomi dopo la cosiddetta legge Severino rispetto all’Ordine e in ogni caso privi di poteri cautelari di sospensione, perché per fortuna esiste l’articolo 21 della Costituzione. Per cui Feltri, come chiunque altro, potrà semmai essere sottoposto al rituale procedimento disciplinare, al termine del quale ci sarà un pronunciamento che tutti, dal sottoscritto a Borrometi e Ruotolo, dovranno rispettare. Poi naturalmente le leggi si possono cambiare se il Parlamento lo volesse, e in tale senso il Consiglio Nazionale ha già avanzato proposte di riforma per ciò che attiene ai giornalisti, mentre per quel che riguarda le separate funzioni disciplinari la normativa è la stessa per tutti gli ordini professionali”. Il responso del presidente Nazionale dell’ordine non ha però attenuato la polemica le cui ragioni sono di fatto condivise da moltissimi iscritti all’Albo professionale. Il risultato conseguente è stato quello di una petizione sulla piattaforma Change.org sulla quale si può firmare per chiedere la radiazione dall’Albo dei Giornalisti di Vittorio Feltri.
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