di Vittorio Alessandro
Una associazione onlus, una ong insomma, ha avvisato la Guardia Costiera, subito accorsa. La cronaca non ci risparmia i particolari: la sigla della motovedetta intervenuta, perfino il nome del suo comandante. I due capodogli, madre e figlio, erano al di qua del limite delle acque territoriali, a otto miglia dall’isola di Palmarola, morti già da qualche giorno. Sembra che il piccolo sia rimasto incattivato nelle reti e che la madre sia rimasta anch’essa impigliata per cercare di liberarlo, come si desume dalle tracce di rete rinvenute nella sua bocca.
Una lunga serie di cetacei ha perso la vita recentemente lungo le nostre coste. “Una perdita per il nostro patrimonio, – ha dichiarato la ong – ma sapere che sono morti a causa dell’uomo e in circostanze tanto strazianti rende l’accaduto ancora più grave. Non dobbiamo cambiare solo i nostri comportamenti, ma il nostro sistema di valori per capire e sentire davvero che il male che facciamo, lo facciamo a noi stessi”.
Giustissime considerazioni, ottima la sinergia tra volontari e Capitanerie, e informazione finalmente dettagliata: si tratta, del resto, di due splendidi animali marini, peccato.
Quanto agli uomini dispersi in mare, c’è ancora da lavorare. L’assonanza fra incattivarsi e incattivirsi è davvero forte.
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