di Mauro Seminara
Il bomber del Movimento esastellato, tenuto a lungo in panchina ed a tratti anche negli spogliatoi, è sceso in campo con un nuovo attacco all’alleato di Governo Matteo Salvini. Dalla totale scomparsa, improvvisamente, il “Dibba” è ricomparso con un intenso tour che lo ha visto ospite anche di Lilly Gruber e Lucia Annunziata. La formale ragione del fuoriclasse del consenso grillino a bordo campo che si scalda pronto a togliere la tuta pare essere la presentazione del suo libro. Un testo in cui Alessandro Di Battista sfida Bruno Vespa con un’analisi politica sul lavoro del Governo gialloverde e del Movimento a cui appartiene. La posizione del Dibba è fortemente critica e non sembra essere gradita dall’alleato forte leghista. In un momento in cui Matteo Salvini conferma sempre più la sua natura sovversiva – dopo le prerogative del dicastero di Toninelli accentrati al Viminale sta anche invitando le parti che per competenza dovrebbero essere di esclusiva pertinenza del Ministero guidato da Luigi Di Maio – arriva la risposta del capo politico esastellato contro l’amico di sempre Di Battista. Il compagno di pioneristico Movimento al tempo “grillino” è adesso, per Di Maio, un pericolo per il Governo che rischia, con le sue parole, di destabilizzare. Salvini si lamenta e Di Maio, che ha visto una inattesa riconferma su Rousseau per la sua fallimentare guida del partito, pare adesso tenere più al leghista che al grillino.
Il dibattito interno al Movimento e quello tra i due alleati di Governo appassiona e tiene gli spettatori con il fiato sospeso. Pomposi analisti partecipano ai dibattiti sulla tenuta di Governo, sulla crisi dietro l’angolo, sulla rottura all’interno del M5S e sulla rottura tra il M5S e la Lega. Soprattutto con il colpo di scena stile casa del Grande Fratello con l’amico di sempre chi si schiera con l’alleato criticando le destabilizzanti affermazioni pubbliche. Giusto mentre l’alleato difeso lo aveva minacciato di denuncia per le destabilizzanti affermazioni sull’uso dei voli di Stato e reduci da un confronto molto acceso in campagna elettorale europea in cui, sempre Luigi Di Maio, aveva attaccato Matteo Salvini sulle mancate promesse circa i famosi rimpatri di 600mila immigrati. Tutto più che destabilizzante, in teoria. Tutto secondo copione, in pratica. Allora, forse non è il caso di girarci tanto intorno ed iniziare a guardare le cose dalla giusta prospettiva.
Il Governo Lega-M5S è in crisi, e questo è evidente. Ma non per le affermazioni di Di Battista benedette da Casaleggio che a sua volta aveva dato piena fiducia a Di Maio dopo la sconfitta elettorale riscontrata al termine di un più che destabilizzante periodo di campagna elettorale e conclusosi con l’outing post voto di Conte che ha affermato esserci assenza di dialogo fra le parti. No. Già tanto ridicolo appare l’insieme, se messo in fila in questi termini. Figurarsi credere che sia tutto vero. Il Governo è in crisi solo per una ragione, e questa si chiama cialtroneria. Dopo un anno di governo del Paese, le parti che hanno composto la maggioranza parlamentare e dato vita all’esecutivo sono già agli sgoccioli. La realtà dei fatti vien fuori da tutte le parti. Il livello occupazionale non è risalito, il reddito di cittadinanza non ha sortito alcun effetto positivo sull’economia e neanche ai fini del voto europeo, i 600mila migranti non sono stati rimpatriati ed i flussi migratori tornano forti anche senza Ong, la Chiesa e le Nazioni Unite condannano l’operato inumano dell’esecutivo, le accise sul carburante non sono scese, gli “alleati” europei sono stati i primi a sottoscrivere la volontà di sottoporre l’Italia a procedura di infrazione per eccesso di deficit, la statistica evidenzia che il ministro dell’Interno non lavora manco se preso a calci e che il Parlamento non ha guadagnato centralità ma è stato posto a ruolo di inutile figurante, l’Iva è ancora previsto che aumenti come le accise sul carburante e sui titoli di Monopolio, la “Flat Tax” non si farà per totale assenza di coperture finanziarie e anche “quota 100” è stato un posticcio fallimento per l’Inps ma non un vero superamento della Fornero. Inoltre l’Italia in Europa è più isolata di Bob Gerldof in The Wall e in Libia ha perso tutta l’influenza politica che ancora strenuamente manteneva dopo il 2011, la Cina è pronta a schiaccire i mercati italiani e nel Paese non ci sono più maestranze per ricoprire incarichi di livello specialistico, tanto che stiamo a caccia disperata di medici, ricercatori e via dicendo.
Come ogni volta in cui il Governo che non governa ma twitta si trova in ben più grave difficoltà, arriva la telenovela per la cronaca rosa. Prima era la lite tra Di Maio e Di Battista, poi l’exploit di Conte contro Di Maio e Salvini, adesso arriva Di Battista contro Salvini e Salvini si ponte contro Di Maio per zittire il Dibba che viene infatti pesantemente criticato dall’amico Luigi. Tutti i riflettori sono accesi. Tutti i microfoni bramano una frase pungente da spiattellare in apertura di Tg o in prima pagina. Tutti discutono, analizzano, fanno dietrologia e ricamano su possibili futuri risvolti interni ed esterni ai partiti di maggioranza. Si discute sempre e solo sul gioco, ormai più che rodato, delle forze di maggioranza che giocano a fare maggioranza ed opposizione in un quotidiano teatrino che monopolizza media e spettatori. Un gioco che funziona e che tiene comunque legate alle due forze l’opinione del popolo italiano, che non vede altre forze, altre idee alternative in campo. Sia a causa della sua grave miopia, sia grazie alle casse di risonanza della voce unica gialloverde. Inutile fare zapping in Tv, si parla solo di loro, dei loro capricci, dei loro piccoli litigi, delle loro pretese e dei loro slogan ripetute in modo vuoto ormai anche dai telegiornali che li citano ma senza mai spiegarli veramente agli spettatori.
Ovviamente, in tutto questo gioco mediatico delirante, il Partito Democratico continua a risultare “non pervenuto”, totalmente privo di idee e posizioni, ed agli schieramenti outsiders non viene data parola neanche per sbaglio. Non sia mai che in Italia si scopra una sinistra con qualcosa da dire molto più interessante delle menate ripetute ad oltranza di Giorgia Meloni. Al massimo sarebbe meglio una bella intervista ai leader di Casa Pound e Forza Nuova. Almeno si fa apologia al fascismo ospitandoli e facendo finta di averli ospitati per parlar male di chi fa apologia al fascismo.
Sarebbe bello se gli organi di informazione, quelli seri, quelli che stanno a Roma e braccano i protagonisti della politica nazionale ogni volta che passano dai palazzi, smettessero di parlare di gossip e di recitare i tweet e ricominciassero a mettere sotto torchio i leader politici su cose serie, con veri contraddittori. Verrebbero fuori cose molto più interessanti delle bufale lanciate da chi ha doveri istituzionali di trasparenza ed amplificati dai media, tutti ormai da tanti anni mediamente asserviti. Verrebbero fuori attività molto interessanti che, malgrado tutto, continuano a svolgersi in Parlamento. Verrebbe fuori, ad esempio, che è una bugia ripetuta cento, mille volte, quella che la Sea Watch doveva sbarcare i profughi in Libia perché la Libia aveva indicato Tripoli come “porto sicuro” e che Salvini sta violando un numero infinito di leggi internazionali. Verrebbe fuori che il fallimento del reddito di cittadinanza così attuato lo si vede negli uffici per il lavoro, che di lavoro da proporre non ne hanno. Verrebbe fuori che nessuno, in questa accozzaglia di ciarlatani mediatici, di cerusici della politica, ha la più pallida idea di come navigare il Paese fuori dalla crisi a cui si è avvitato e che stanno facendo di tutto per spendere miliardi in armamenti e chiudere l’Italia fuori dall’Unione europea esattamente come Stati Uniti e Russia vorrebbero. Ma alla stampa nazionale piace il gossip. Fa più audience. Poco importa se nel frattempo si moltiplicano le violazioni dei diritti umani, le aggressioni squadriste, la disgregazione sociale del Paese, la distrazione dei cristiani dal cristianesimo confuso con le crociate anti-Islam, la disgregazione dell’Unione europea, le provocazioni militari nel Mediterraneo, i rischi su crisi di approvvigionamento idrocarburi, di recessione economica, di emigrazione di massa degli italiani mentre ci si preoccupa di quaranta persone sequestrate in alto mare. Poco importa. Alessandro Di Battista ha nominato Matteo Salvini per uscire dalla Casa del Grande Fratello; chiamiamo Luigi Di Maio nel confessionale.
Per questo gioco il Governo vanta un portavoce di notevole esperienza come Rocco Casalino.