di Mauro Seminara
Per la sesta notte consecutiva, sul sagrato della Parrocchia di San Gerlando, in Lampedusa, un gruppo di coperte termiche dorate si è radunato per passare la notte sul suo duro marmo. Ci sono gli attivisti del Forum Lampedusa Solidale, il parroco, ma anche altre persone, li per caso ma pronte a dare sostegno. Vicino a loro ci sono anche una decina di “harragas” che negli ultimi giorni hanno bruciato la frontiera tunisina ed anche quella italiana sbarcando autonomamente a Lampedusa. Ma non sono i giovani tunisini il motivo per cui da sei notti questo gruppo di persone dorme sul sagrato della chiesa. Quindici miglia ad est dell’isola c’è la nave Sea Watch 3 con a bordo ancora 42 persone che le autorità italiane non vogliono far sbarcare nell’unico e più vicino porto sicuro a loro disposizione. Sono esausti, provati dal caldo cocente – che rende il ferro di una nave rovente – e dal rifiuto di sbarco che appare discriminatorio. Loro compagni sono sbarcati, perché stavano molto male, ed hanno raggiunto Lampedusa sulle motovedette della Guardia Costiera. Dopo dodici giorni in mare (ieri), la situazione a bordo è in una condizione critica. A loro sostegno, per manifestare loro vicinanza da terra, don Carmelo La Magra ed il Forum Lampedusa Solidale ha quindi iniziato a dormire a terra, sul sagrato, con l’intenzione di condividere con i profughi a bordo della Sea Watch 3 la sofferenza fino al giorno in cui potranno mettere piede sulla terraferma.
L’iniziativa, nata in modo spontaneo e non programmato, priva di striscioni e rivendicazioni di ogni genere, finalizzata soltanto ad un messaggio semplice come “Non siete soli”, sta coinvolgendo persone e chiese di tutto il territorio nazionale. Chiese di varie città, ma anche di varie confessioni. Una iniziativa che non ha colori ma soltanto motivi: umanitari. Solidarietà quindi, con le persone che hanno sulle spalle, che brucia, la detenzione nei lager libici e che adesso portano anche il segno di una politica che tenta di trasformare una nave da soccorso umanitario in un lager-forno galleggiante. In Italia sono ormai decine le adesioni ad analoga manifestazione di solidarietà. Foto di gruppi di persone con coperte termiche dorate arrivano al Forum Lampedusa Solidale da ovunque e svariate al giorno. Una mobilitazione semplice ma determinata che sembra adesso innervosire un ministro dell’Interno – che vive di consenso più che di politica – determinato a tenere i porti chiusi alle Ong. Ovviamente soltanto alle Ong, visti gli arrivi, autonomi e non, di migranti a Lampedusa nei giorni scorsi. Un nervosismo che ha spinto il ministro Matteo Salvini a scrivere un tweet – sua forma di comunicazione ufficiale – a don Carmelo La Magra. “Caro parroco, con tutto il rispetto, io non cambio idea: porti chiusi a chi aiuta i trafficanti di esseri umani”, scrive Salvini che chiude il tweet con un “Dorma bene” rivolto a don Carmelo.
Tra le persone che era possibile incontrare sul sagrato in queste sere ce n’era una, apparentemente anonima, che tutto il mondo ha conosciuto qualche anno addietro. Si chiama Costantino Baratta. Nel 2013, il 3 ottobre di quell’anno, Baratta si trovava a largo con la sua barchetta per pescare in pace, all’alba di un autunno mite come quello di queste latitudini. L’uomo salvò diverse persone del naufragio le cui immagini fecero il giro del mondo, ed in un certo senso anche Costantino Baratta si trovò poi a fare il giro del mondo. Un certo numero di riconoscimenti, targhe e medaglie furono conferiti a Baratta che fu anche “uomo dell’anno”. Erano i tempi di commozione e solidarietà, di Mare Nostrum e di modelli positivi. Trascorsi ormai quasi sei anni, di quelle persone non si ricorda quasi più nessuno e quanti hanno deciso di dormire sul sagrato della Parrocchia di Lampedusa, come Costantino Baratta e sua moglie, ricevono anche feroci critiche. Adesso siamo nel tempo della chiusura dei porti e della criminalizzazione delle Ong che colmarono il vuoto lasciato dalle navi della Marina Militare italiana alla chiusura della missione Mare Nostrum che causò gravissime conseguenze in termini di vite umane perse. Costantino Baratta, intervistato da Mediterraneo Cronaca, ha espresso la sua opinione, da soccorritore di esseri umani di quello che si ricorda come il naufragio più drammatico di cui si è stati testimoni, sull’operato delle Organizzazioni non governative come Sea Watch.
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