di Mauro Seminara
Ieri, come anticipato dalla comandante della Sea Watch 3 che aveva poi atteso il responso della CEDU prima di agire, la ha forzato le acque territoriali italiane di Lampedusa per far sbarcare le 42 persone soccorse il 12 giugno ed ormai stremate a bordo. Una scelta coraggiosa di chi si assumeva le proprie responsabilità con la consapevolezza dell’incombente “Decreto sicurezza bis” notificato a bordo dalla Guardia di Finanza, nel cuore della notte, all’arrivo della Sea Watch 3 al confine con le acque territoriali. Le conseguenze era quindi pronta ad affrontarle l’intera Ong tedesca. La Guardia di Finanza ha intimato l’alt alla comandante della nave Ong e lo ha fatto per qualche miglio, ma alla risposta sullo stato di necessità che le imponeva tale violazione, Carola Rackete non ha accompagnato la riduzione della velocità sfondando la barriera imposta dalle autorità italiane. Giunta all’imboccatura del porto di Lampedusa, la nave ha poi arrestato la sua corsa in attesa di disposizioni sulla manovra di ormeggio in banchina o sul trasbordo dei 42 profughi rimasti 14 giorni a cuocere sotto il sole a quindici miglia dal porto sicuro più vicino. Guardia di Finanza a bordo per ore ed ore. Nessuna notizia. Le ipotesi logiche che circolavano sulla banchina del porto commerciale di Cavallo Bianco erano di una probabile attesa della nave traghetto di linea che sarebbe arrivata un paio d’ore dopo per poi liberare gli ormeggi alle 20:30 oppure di un trasbordo dei profughi, tra i quali un bambino di 11 anni, ed un trasferimento della “nave pirata” direttamente al porto di Licata senza toccare terra, in virtù del sequestro previsto in automatico dal decreto sicurezza bis. Nessuna delle due.
La Sea Watch 3 ha forzato le acque territoriali a Lampedusa intorno alle 14:30 di ieri ed alle dieci del mattino successivo – oggi – sta ancora la, ad un miglio dall’imboccatura del porto senza nessun ordine, senza nessuna apertura per lo sbarco delle persone per le quali la Ong ed il suo capitano hanno accettato di accollarsi tutte le conseguenze previste dai decreti salviniani. Mentre la nave rimaneva alla fonda – pomeriggio, notte e mattina – il ministro dell’Interno, che aveva dato della “sbruffoncella” al capitano Carola Rackete, iniziava un nuovo capitolo di propaganda sul caso. Adesso il problema sembra essere l’assunzione di responsabilità preventiva dell’Olanda, pena la mancata identificazione dei 42 profughi che il ministro lascerebbe liberi di migrare in Europa. Una minaccia vuota, che contiene soltanto un’altra sequela di violazioni di leggi nazionali ed internazionali da parte del Viminale, ma che sposta l’attenzione su nuove polemiche e la distoglie da un brutto smacco subito sui social in cui il vicepremier sembra vivere. Carola Rackete è stata infatti in “trend topic” tutto il giorno e con un trend positivo. Se a governare, o a dirigere il Viminale, è la propaganda, ieri Matteo Salvini ha incassato un duro colpo. Il risultato provvisorio è quindi che la Sea Watch 3 verrà sequestrata con una sanzione da 50mila euro e la comandante Carola Rackete denunciata, ma che i profughi – tra cui donne e bambini – per i quali è stato compiuto il sacrificio sono ancora a bordo.