Il moncone di levante di Ponte Morandi non c’è più. Giusto il tempo di alzare lo sguardo verso il viadotto e le due pile strallate, la 11 e la 10, le due “grandi A” della Valpolcevera, sono venute giù, come due giganti da 50.000 tonnellate che, con le gambe spezzate, cadono uno sull’altro, 318 giorni dopo il tragico crollo del 14 agosto che ha portato con sé 43 vittime. Ore 9.37 silenzio quasi assoluto: la sirena suona tre volte, due brevi, una lunga molto in lontananza. Poi, in circa sei secondi, si consuma il rito dell’esplosione controllata: prima gli stralli rinforzati in acciaio della pila 11, quella più a est, per cui è servita l’azione dell’esercito, poi le “gambe” che, saltando, provocano la caduta di tutto il blocco verso ponente. Qualche impercettibile istante dopo tocca alla pila 10, quella più vicina al greto del Polcevera, ripiegare “a libro” verso levante, sulle macerie appena crollate della gemella. Una tonnellata di dinamite più un’ingente quantità di plastico e “il ponte di Brooklyn” di Genova non c’è più. Il tonfo è fragoroso, la vibrazione potente ma istantanea. Lo skyline della Valpolcevera cambia per sempre.
Ore 9.37 silenzio quasi assoluto: la sirena suona tre volte, due brevi, una lunga molto in lontananza. Poi, in circa sei secondi, si consuma il rito dell’esplosione controllata: prima gli stralli rinforzati in acciaio della pila 11, quella più a est, per cui è servita l’azione dell’esercito, poi le “gambe” che, saltando, provocano la caduta di tutto il blocco verso ponente. Qualche impercettibile istante dopo tocca alla pila 10, quella più vicina al greto del Polcevera, ripiegare “a libro” verso levante, sulle macerie appena crollate della gemella. Una tonnellata di dinamite più un’ingente quantità di plastico e “il ponte di Brooklyn” di Genova non c’è più. Il tonfo è fragoroso, la vibrazione potente ma istantanea. Lo skyline della Valpolcevera cambia per sempre.
Ad occhio nudo, per quanto è possibile scorgere a circa 400 metri di distanza, in un muro di acqua e polvere alto fino a 90 metri, sotto un caldo già torrido, l’operazione sembra riuscita come descritta nei giorni passati. Ora si attendono i riscontri tecnici e, soprattutto, i monitoraggi dell’aria per consentire, in serata, il rientro dei 3.400 cittadini evacuati. Le autorità hanno assistito all’esplosione in un’area ai confini della zona di sicurezza, sulla sponda destra del torrente che taglia in due la valle. Tra loro, oltre al sindaco di Genova e commissario per la ricostruzione, Marco Bucci, e al governatore ligure e commissario per l’emergenza, Giovanni Toti, presenti i vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio e il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta. “Le notizie sono molto buone. Le polveri non sono andate oltre il recinto del cantiere. È una notizia ottima”. Così il sindaco di Genova e commissario per la ricostruzione, Marco Bucci, dopo l’esplosione delle pile 10 e 11 di Ponte Morandi.
“Aspettiamo il resoconto delle centraline che sono fuori dalle due zone di sicurezza di 300 e 400 metri dal centro dell’esplosione- spiega Bucci- alle 17 avremo il primo risultato, alle 21 il secondo, sulla cui base prenderemo la decisione di far rientrare gli evacuati”. Il sindaco ricorda che “la fase di costruzione del ponte si è aperta il 31 marzo, abbiamo lavorato sottoterra fino a tre giorni fa, quando abbiamo inaugurato il primo pilone a vista. Continuiamo così senza interruzioni, si lavora in parallelo”. Due persone temporaneamente ospitate nei centri di accoglienza allestiti a Genova dalla Protezione civile per l’esplosione delle pile 10 e 11 di Ponte Morandi sono state trasportate negli ospedali cittadini. Si tratta di una bambina di 12 anni che ha avuto un malore ed è stata portata all’ospedale pediatrico Gaslini e un signore che aveva dimenticato i farmaci in casa ed è stato portato al Villa Scassi. “È una giornata importante per la città di Genova, a cui abbiamo lavorato per molti mesi. È una giornata importante perché significa che il cantiere del ponte sta andando avanti come programmato”, commenta il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, prima dell’esplosione delle pile 10 e 11 di Ponte Morandi.
“È una giornata importante anche per il suo significato simbolico- prosegue- vuol dire che è un’altra promessa mantenuta, che i tempi verranno rispettati, che finalmente questo skyline che ci ricorda tutti i giorni la tragedia del 14 agosto non ci sarà più e che Genova entra nel suo futuro, in una nuova epoca che supera questa tragedia e ci porta alla normalità”. Per Toti, “è stato fatto un grande lavoro. Ringraziamo tutti quelli che stanno lavorando attorno a questo ponte e i cittadini di Genova e della Liguria che hanno saputo reagire con grande tenacia a tutto quello che è successo e che anche oggi stanno vivendo una giornata di difficoltà che però verrà ampiamente ripagata da quello che accadrà tra pochi minuti”. Il governatore sottolinea che “in questo caso, con tutte le differenze di vedute, credo che le istituzioni abbiano fatto un buon lavoro. Tutti hanno remato nella stessa direzione e questo è davvero un buon segnale. A Genova, in Liguria, la politica ha funzionato e ha rispettato le promesse con i cittadini, segno che una buona politica si può fare”.
Agenzia DIRE
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