di Vittorio Alessandro
La nave Sea Watch 3 è ora in porto, dopo aver disobbedito all’ordine contrario della motovedetta della Guardia di Finanza, non propriamente una nave da guerra. Al di là dei dovuti accertamenti giudiziari, resta il comportamento politicamente irresponsabile di chi non ha impedito che crescesse la tensione generando, per fini ideologici, una disperazione inutile (i naufraghi già da giorni avevano trovato accoglienza).
Una tale politica dell’ordine pubblico, in mare e ovunque, genera gravissime conseguenze e lacerazioni, mettendo a rischio la democrazia.
La Comandante della Sea Watch ha fatto, fino in fondo, il proprio dovere portando finalmente a terra il carico di persone. Di persone, non di animali.
La notizia riguarda appunto loro che, dopo 17 giorni di mare, sono al sicuro per essere stati soccorsi. Riguarda coloro che nessuno trarrà più dal pericolo, temendo conseguenze così gravi e inaudite.
Il resto, le grida scomposte da una parte, le grandi prove di coerenza etica e professionale dall’altra, le beghe di una politica ormai vuota restano a noi bianchi, beoti coi piedi all’asciutto e forse senza più futuro.
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