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Mi scusi Presidente

di Mauro Seminara

Mi scusi Presidente

Non è per colpa mia

Ma questa nostra Patria

Non so che cosa sia.

Può darsi che mi sbagli

Che sia una bella idea

Ma temo che diventi

Una brutta poesia.

(Giorgio Gaber)

Un omaggio ad un libero pensatore che con i suoi versi e le sue parole aveva già al tempo centrato un problema per molto in Italia sottovalutato. Parole che calzano alla perfezione con la lettera aperta che le rivolgo e introducono in modo ideale quanto mi accingo a chiedere.

Lei dovrà certo ammettere che qualche passo falso sembra averlo commesso, che i “limiti che abbiamo ce li dobbiamo dire”. Uno è probabilmente quel citare “i mercati” quali soggetti che avrebbero potuto non gradire un determinato ministro per il Tesoro. Ammetterà che dopo il longevo regno del suo predecessore, una simile azzardata uscita non è stata certo il massimo. Pur contando in una possibile buonafede del re, che voleva solo prevenire quanto sta accadendo, il risultato è stato di aver spianato la strada alla mostruosità che è stata poi partorita. E dopo una simile controproducente manipolazione, la sua motivata bocciatura è stata una brutta buccia di banana non vista.

Un altro incomprensibile atto da lei compiuto, ci concederà un legittimo disappunto, è stato firmare anche il bis dopo il primo decreto sicurezza. Li, ci perdoni Presidente, abbiamo davvero iniziato ad avere le idee confuse. Ritenendo di poter parlare a nome di un discreto numero di italiani, le scrivo che in molti nutriamo dubbi sulla sua scelta di non opporsi ad un decreto legge che non recava alcun urgenza se non quella di accelerare la disgregazione sociale del Paese. Di generare ulteriore superflua tensione sociale. Lei avrà certo visto cosa è accaduto, a largo di un’isola italiana, dopo che ha investito un certo ministro di tale nuova arrogante autorità. La prego però di guardare oltre l’autoritaria propaganda messa in scena sulla povera tra tutte le pelli. Mi riferisco al fatto che una parte dell’Italia ha applaudito una nuova eroina. Che una consistente parte degli italiani, trasversale e che include anche chi alle urne non ci va mai, ritiene una ragazza tedesca di 31 anni il modello positivo di questo Paese.

L’opposizione alla politica di oppressione nazionalsovranista è incarnata da una giovane battagliera donna straniera, e noi non abbiamo niente di meglio da offrire. Come altro non abbiamo da offrire che miserabili invettive scagliate contro un’altra giovane straniera, unica capace di aprire gli occhi delle masse ipnotizzate e mostrare loro l’immagine di un mondo che cade a pezzi. E cosa rimane del nostro Paese, Patria di grandi esploratori e grandi pensatori, culla del Rinascimento e casa della Costituzione più bella del mondo? Lei, presidente, è il garante dell’unità costituzionalmente sancita di questo Paese. E dall’alto del Colle non può non vedere che tipo di scissione sta avvenendo. Che tempi bui stanno per arrivare. Se un Governo non è capace di prevenire tumulti e periodi di insana violenza, o ne è la causa, è lei che deve porvi rimedio. Per questo, e solo per questa ragione, lei non viene eletto dal popolo ma dal Parlamento che è chiamato a manifestare la massima saggezza, in nome e per conto del popolo italiano, con la scelta di un presidente della Repubblica equo e sopra le parti a tutela di tutti. L’arbitro supremo della Repubblica.

Lei non ha ancora visto, sul suo tavolo al Quirinale, una nuova legge elettorale che riporti gli italiani ad una possibilità di scelta diretta e fiduciaria dei propri rappresentanti. Non ha avuto sottoposta neanche una riforma del mercato del lavoro con la dovuta riduzione delle formule contrattuali e magari l’abolizione della “somministrazione del lavoro”. Già la definizione è orribile e priva di requisiti di dignità per il lavoratore. Le vengono proposte riforme con le quali si darà un nuovo via libera ai sub-subappalti che tanto agevolano le imprese delle mafie. Le si sottopongono decreti legge che negano al popolo il diritto di manifestare. Le si pongono sul tavolo decreti con cui si legittima la criminalizzazione di chi aiuta il prossimo, perché questo “prossimo” è il migrante, il profugo, lo straniero che i nostri padri costituenti avevano ben compreso di dover aiutare ed accogliere, perché ne valeva della nostra libertà e della nostra civiltà.

Ma adesso, signor presidente, adesso che la guerra contro gli ultimi, contro gli indifesi, è già in atto e anche una parte degli italiani ne brama il sangue, cosa crede che potrà accadere? Dalla sua esperienza di uomo politico che questa Patria Italia l’ha vista crescere, quale pensa possa essere il prossimo nemico povero ed indifeso quando quello che arriva oggi dal mare sarà sconfitto? Non crede poi, signor Presidente, che chi non conosce e non rispetta il diritto e la dignità dell’uomo, qualunque uomo sia, non può essere in grado di rispettare i diritti e la dignità dei lavoratori, delle donne, dei disabili, dei poveri e di qualunque altra minoranza da attaccare e distruggere pur di mantenere il consenso tra la maggioranza degli elettori eletti?

Presidente, lei ricorda certamente tutte le vittime di questa Patria, criticati in vita e santificati in morte, martiri che per migliorare questa triste Italia hanno dato la vita avendo in cambio solo l’onore post mortem di essere modelli di rettitudine e coraggio per le nuove generazioni. Lei ne ricorda i nomi e sa che non tutti sono stati uccisi, magari con quintali di tritolo, e che alcuni sono anche stati amati in vita dal popolo. Sono certo che al Quirinale, in qualche lussuosa saletta, ci sia tra le tante anche la foto di Sandro Pertini. Un uomo che lottò contro il fascismo da giovane partigiano e per l’emancipazione sociale della Patria da anziano presidente della Repubblica. Cosa farebbe oggi, al suo posto, un uomo a cui non è mai mancato il coraggio delle proprie idee ed il coraggio di combattere per la libertà di quelle altrui come Sandro Pertini? Presidente, lasci un segno forte nella sua storia, un atto di coraggio unico con il quale rimanere nella memoria delle prossime generazioni: ponga fine a questa brutta poesia, prima che sia troppo tardi. Dall’isolamento internazionale della Repubblica all’odio che corre tra italiani ed italiani, tra poveri e poveri, ci sono tutte le buone ragioni perché il presidente della Repubblica, per il bene e la serenità sociale dell’Italia, dica basta. E si ricordi, Presidente, che oggi, in Italia, per una buona maggioranza di italiani, l’eroina, il modello da seguire, l’ispiratrice della giusta disobbedienza civile, è una ragazza tedesca di 31 anni.

Mauro Seminara: Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.
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