Parroco di Lampedusa l’8 luglio dal Papa

Messa speciale del Santo Padre per il sesto anniversario della visita pastorale a Lampedusa. Per l’occasione il Papa ha voluto presenti don Carmelo La Magra e 250 tra migranti, rifugiati e volontari

Quest’anno ricorre il sesto anniversario della prima visita pastorale dell’allora nuovo Pontefice. Preso il nome di Francesco, Jorge Bergoglio volle subito recarsi a Lampedusa per lanciare il suo primo e forte messaggio di apertura verso i migranti. Decise quindi di rispondere ad una lettera inviatagli dal parroco, don Stefano Nastasi, direttamente con la sua presenza. L’intera popolazione di Lampedusa e Linosa partecipò e con essa anche migliaia di persone venute appositamente per il nuovo Papa. Dopo la visita pastorale del Santo Padre a Lampedusa, l’8 luglio del 2013, ci fu il naufragio del 3 ottobre che diede il via alla missione italiana Mare Nostrum, poi, chiusa l’operazione interamente made in Italy, arrivarono le Ong. Oggi il contesto, e l’umore di una parte del popolo italiano, è molto diverso da quello in cui tutto il Mediterraneo applaudì la scelta ed il messaggio del Pontefice che tuonò contro chi poteva aiutare queste persone e non faceva nulla.

Sei anni dopo c’è un nuovo parroco a Lampedusa ed il suo operato, in continuità con quello acclamato di don Stefano, è stato aspramente criticato da attivisti politici di una parte del Paese. Il dormire sul sagrato della Parrocchia San Gerlando in Lampedusa per segno di vicinanza alle persone costrette a bordo della nave Sea Watch 3 è stato visto male da molti lampedusani ma non dai vertici vaticani. Oltre all’approvazione ed al supporto di molti vescovi e cardinali, don Carmelo La Magra poteva contare sulla benedizione di Papa Francesco che adesso lo vuole al suo fianco in occasione del sesto anniversario di quella sua prima visita pastorale. Per l’occasione, il Pontefice celebrerà una messa speciale nella Basilica vaticana. Con sè, il Papa ha voluto 250 persone tra migranti, rifugiati e volontari che operano anche nell’accoglienza. Oltre, ovviamente, a don Carmelo. Una celebrazione speciale per non dimenticare tutti i migranti deceduti nel tentativo di sfuggire alla guerra e alla miseria, ma anche un’occasione per incoraggiare quanti, ogni giorno, si prodigano per aiutare, soccorrere ed accogliere queste persone.

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