di Vittorio Alessandro
La malavita libica, quella cresciuta grazie al petrolio e alle sofferenze dei popoli africani, ma grazie anche ai nostri finanziamenti e alle interessate aperture di credito, si è detta pronta a liberare almeno seimila profughi. Il ricatto, come i tanti che l’Italia ha subito da Gheddafi e dopo Gheddafi, consiste nell’aprire all’improvviso i rubinetti della disperazione. Manovre alle quali i governi hanno sempre offerto risposte empiriche e di breve respiro: i quarantamila arrivati nel 2017 furono il frutto di una decisione presa oltremare, come lo sono le ridotte partenze di oggi.
Tutto questo sa bene Renzi, ostinato giocatore di poker che a Repubblica ha scritto la sua prima e unica autocritica, secondo cui “nel funesto 2017 qualche decina di barche non costituivano un pericolo per la democrazia”.
Renzi svolge, in realtà, un attacco a Minniti tutto in chiave interna al partito, e non di questo v’era bisogno.
Minniti è certamente responsabile di avere aperto la frontiera della paura e dell’arrendevolezza ai torbidi poteri libici; Salvini ha ripreso quel disegno girandolo, più rozzo e cinico, al proprio interesse come il Pd, per pudore, non era riuscito a fare.
Ma si tratta di paccottiglia: non c’era allora e non c’è adesso nessuna visione diplomatica e nessuna politica dell’immigrazione che era affar serio allora come adesso, per cui basterà un nonnulla perché tutto torni ai numeri di qualche mese fa e a nuovi drammi del mare.
Con una differenza, però. L’odio in Italia è aumentato, la paura anche, le istituzioni del mare sono ammutolite e ingessate, le norme confuse, la gente va armandosi.
È urgente, dunque, che l’ONU e l’Unione Europea intervengano subito, che sia negata l’esistenza di un’area SAR libica, che si aprano corridoi umanitari controllati e, con l’abolizione della Convenzione di Dublino (un accordo capestro per l’Italia), che il ridicolo rattoppo quotidiano delle grida e delle finte spartizioni sia superato da una politica ferma e aperta, in grado di rassicurare le nostre democrazie.
Ciò che l’attuale governo, in rotta con l’Onu e con l’Europa, e preda dei rancori di ogni giorno, non è affatto in grado neppure di immaginare.
Commenta per primo