Le Crociate

di Mauro Seminara

di Mauro Seminara

Ci si era già assuefatti, in qualche modo, alla guerra tra poteri dello Stato. Le accuse alla magistratura “comunista” e la scarsa credibilità di una classe politica dirigente sempre più coinvolta in inchieste giudiziarie ma “simpatica” al pubblico avevano già abbondantemente confuso le idee agli italiani. Al contempo, ci si era anche tristemente abituati alla notevole privazione della privacy e della libertà individuale sacrificate sull’altare della lotta al terrorismo. Ci si è giusto fermati davanti alla scansione a nudo dei nostri corpi prima di poterci imbarcare sul volo di linea prescelto. L’equazione è sempre la stessa ed i fattori rimangono invariati: paura e sicurezza. Paura di qualcosa che comunque non possiamo evitare e sicurezza proposta da chi sta facendo di tutto perché noi nutriamo forte il sentimento della paura. Le misure di sicurezza, restrittive per tutti noi, sono state accolte di buon grado per sentirci sicuri a bordo di un aereo sul quale potrebbe trovarsi un dirottatore kamikaze islamico che vuol scaraventare la nostra civiltà nel terrore. Se preferite, potremmo anche dire che le misure di sicurezza vengono adottate, e da noi accettate, per evitare rappresaglie da quei popoli che i nostri governi attaccano ed ai quali devastano i territori o semplicemente per farci proteggere dalle milizie di integralisti islamici finanziate proprio dai nostri governi e che a volte agiscono proprio in nome e per conto di essi.

Fino a questo meccanismo, contorto ma efficace per ottenere la fedeltà popolare, ci si poteva perfino leggere un briciolo di logica. Quanto sta accadendo in Italia adesso è invece del tutto privo di logica. Ci si dovrebbe interrogare sul quesito proposto circa cinquant’anni addietro da Pier Paolo Pasolini sull’educazione del popolo a divenire consumatore invece che erudito. Noi, che stiamo vivendo quest’epoca, stiamo assistendo al più contorto dei fenomeni sociali: il popolo, in nome della Chiesa Cristiana Cattolica e contro l’Islam si sta scagliando contro la Chiesa Cristiana Cattolica e la sua massima autorità in Terra. Potrebbe sembrare un riadattamento del film Le Crociate di Ridley Scott, con il popolo di Gerusalemme che si rivolta contro il proprio Re, colpevole di pacifico dialogo con Salah Al Din grazie al quale scongiura una sanguinosa ed inutile guerra. In nome e per conto di un Vangelo mai compreso da questa importante percentuale di popolazione vengono infatti invocate, con altre parole ed apparenti altri scopi, le Crociate cristiane contro i musulmani. A questo abbiamo assistito quando il Pontefice ha detto messa in occasione del sesto anniversario del suo primo viaggio pastorale, quello con cui ha inaugurato il proprio pontificato da Lampedusa l’8 luglio 2013. Il Santo padre ha invocato il Vangelo di Cristo per i migranti e sui social il capo della Chiesa Cristiana Cattolica è diventato il peggior nemico del cristianesimo.

Nel frattempo, ciechi per la fiducia nel forte e determinato condottiero che annuncia la guerra definitiva, lo stesso popolo seguace rinuncia a diritti fondamentali come la protesta pacifica. Niente più trattori che bloccano raccordi autostradali per manifestare contro politiche che negano la sopravvivenza delle fattorie e dei loro fattori. Niente più terremotati che provano a manifestare spontaneamente e pacificamente la dove un ministro va a fare passerella mentre le vittime del terremoto sono state abbandonate dalle istituzioni. Niente più sit-in o cortei non autorizzati – ben lontani dalle telecamere – per protestare contro l’aumento delle vittime che l’ex Ilva di Taranto continua a mietere malgrado le promesse dei governi di turno. Forse, per molti italiani poco importa se, “di contro”, questo serve per farci sentire più sicuri. Magari mentre si preparano le Crociate contro l’Islam, aumentando le spese militari del Paese a discapito delle esigenze della fascia più povera degli italiani. E chissà se qualcuno si chiede se tutta questa sicurezza non serva poi soltanto a far sentire in una botte di ferro proprio coloro che questa immane ed irreversibile quantità di danni la sta causando a discapito del popolo al quale promette sicurezza. Quando tutto sarà chiaro sarà ormai troppo tardi per invertire la rotta, perché nessuno si potrà più ribellare perché verrà rinchiuso in un carcere. Condannato per aver tentato di difendere davvero la propria Patria.

Informazioni su Mauro Seminara 705 Articoli
Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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