di Mauro Seminara
La Guardia Costiera italiana, mediante il suo ufficio relazioni esterne del Comando Generale delle Capitanerie di Porto, questa mattina ha informato la stampa che la notte tra sabato e domenica la Direzione Marittima dell’Abruzzo, Molise ed Isole Tremiti ha svolto un’attività per la libera fruizione degli arenili. Lo stesso ufficio tiene anche a far sapere ai giornalisti che stata elevate “contestazione di 4 processi verbali per un totale di €. 8.256”. Notizie fondamentali diffuse questa mattina, mentre la nave Gregoretti CP 920 della Guardia Costiera è ostaggio della propaganda politica presso il molo Nato del porto militare di Augusta. Un’area interdetta a tutti, dalla quale i giornalisti non possono che stare alla larga. Nessun chiarimento viene offerto dall’Ufficio relazioni esterne del Comando Generale delle Capitanerie di Porto sul perché la nave che si trovava ieri nel porto di Catania è stata ordinata ad Augusta. Nessuna notizia sullo stato di salute a bordo, sull’evacuazione medica di una donna in gravidanza con al seguito la sua famiglia composta dal compagno e da due bambini. Ma non mancano i particolari sulla “ripulita di circa 3 km lineari del litorale del Comune di Termoli su 4,5 km ispezionati”.
Nave Gregoretti, della Guardia Costiera italiana, appartenente alle dirette competenze del Ministero dei Trasporti e della Infrastrutture, era intervenuta giovedì in ausilio alle due motovedette che da Lampedusa avevano raggiunto il peschereccio “Accursio Giarratano”, fermo in encomiabile supporto al gommone in grave pericolo di migranti – circa 50 – che sarebbero poi annegati in acque maltesi se non fosse stato per l’ostinazione del comandante saccense del peschereccio. Malta, pur ricadendo nelle proprie acque la responsabilità SAR del natante con i migranti, non è intervenuta e sono salpate le motovedette classe 300 da Lampedusa in soccorso. Nessuna spiegazione è stata data, neanche dal “capitano” al comando di questo ridicolo Paese, sul perché l’Italia ha esonerato Malta dai propri doveri ed è intervenuta in soccorso sequestrandosi dopo una nave di un proprio corpo: una nave della Guardia Costiera. Chi ha dato l’ordine di prendere a bordo anche gli altri migranti soccorsi – erano inizialmente 138 le persone prese a bordo dalla CP 920 da due distinti eventi SAR – e chi ha dato l’ordine di divieto di conclusione soccorso non è dato saperlo. La Guardia Costiera infatti non comunica, neanche in questo “caso Diciotti bis” se ha ricevuto un ordine scritto dal Ministero di appartenenza o dal Ministero dell’Interno.
La nave si era spostata verso Catania dal Canale di Sicilia, ma a Catania, questa notte, le è stato consegnato un nuovo porto in attesa di ordini: Augusta. Nel porto militare di Augusta, al pontile della Nato, la nave della Guardia Costiera si trova in ostaggio e sotto il controllo militare che non permette alla stampa di avvicinarsi. Come se a bordo ci fosse un gravissimo caso di quarantena o sospetti su terroristi armati di esplosivo. Invece, da quel che si apprende mediante le uniche fesserie twittate e mai confermate con documentazione certa, la nave è ferma al riparo da giornalisti ed eventuali parlamentari – il pontile Nato del porto militare di Augusta è fuori giurisdizione anche per le eventuali ispezioni dei parlamentari italiani se non preventivamente autorizzati – perché il ministro dell’Interno Matteo Salvini, travolto dal caso Russiagate e dal fallimento delle promesse economico-finanziarie fatte agli italiani oltre che dal fallimento delle politiche in materia di flussi migratori, ha deciso che nessuno sbarcherà fino a quando l’Unione europea non avrà deciso e garantito la ripartizione dei migranti a bordo della nave dello Stato italiano.
Anche in questo caso pesa il silenzio della Guardia Costiera italiana, rea di lasciare, per la terza volta, che una delle proprie navi – che come il corpo cui appartiene ha il dovere di soccorrere e chiudere la missione SAR con l’immediato sbarco nel porto sicuro più vicino venga “sequestrata”; ostaggio di un politico che ricorda la redistribuzione solo a nave carica ma lo dimentica quando c’è da andare in Unione europea a discutere una redistribuzione strutturata dei migranti superando il Regolamento di Dublino che al tempo affossò negando il voto alla sua riforma in Europarlamento. Non è dato quindi sapere se il ministro Danilo Toninelli c’è, esiste, è vivo. Se per caso pensa con la propria testa o è soltanto un’appendice della propaganda del collega ministro dell’Interno. Si sa però, inevitabilmente, che la nave CP 920 “Gregoretti” della Guardia Costiera non è una Ong, non rappresenta una minaccia per la nazione e che in alcun modo fa scattare l’attuazione del decreto Sicurezza bis con incluso il trasferimento dei poteri del Ministero dei Trasporti al Ministero dell’Interno.
Si presume, alla luce dei pochi fatti certi di cui si ha fin qui conoscenza, che l’equipaggio della Gregoretti ed i migranti soccorsi siano ostaggio per un’azione diversiva di pura distrazione di massa. Una pagliacciata che calpesta l’onore e l’orgoglio de nostri guardacoste, dei nostri marinai, appena l’indomani del lutto per un nostro carabiniere che è stato prima ucciso da due balordi e poi strumentalizzato per un’azione di propaganda contro gli africani che è poi risultato non avere nulla a che fare con l’omicidio. Un’azione di distrazione di massa, stampa nazionale inclusa, che non potrà che far sganasciare dalle risate gli Stati membri dopo che il problema della Sea Watch erano Stato di appartenenza della Ong e Stato di bandiera della nave e adesso lo Stato italiano si sequestra da solo una nave di un proprio glorioso corpo per ricattare l’Unione europea cui non è mai stato formalmente chiesto di rivedere alcune convenzioni, Regolamento di Dublino incluso. L’importante è sapere dall’Ufficio relazioni esterne del Comando Generale delle Capitanerie di Porto che la notte tra sabato e domenica si è svolta un’attività nell’ambito dell’operazione “Mare Sicuro”. Almeno, questa volta non si è frapposta una motovedetta della Guardia di Finanza per impedire ad ogni costo la manovra di ormeggio della nave della Guardia Costiera.
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