di Mauro Seminara
Il dibattito politico è sempre più acceso, anche se la tensione appare sempre più artata dai due leader della maggioranza. Tra audio “rubati” in cui il capo politico si lamenta di ciò che la stampa criticava sin dall’origine del Governo “gialloverde” e polemiche che si accendono e si spengono sul caso del vicebrigadiere ucciso a Roma da un balordo americano che per il ministro dell’Interno andava subito bene come africano, la vicenda della nave della nave della Guardia Costiera ostaggio della politica vuota anti-immigrazione passa quasi in sordina e viene usata come al solito al solo fine propagandistico. La nave si trova ferma nel porto militare di Augusta dalla notte tra sabato e domenica e, come in casi analoghi, il Ministero dell’Interno non aveva provveduto – né a bordo né a terra – all’identificazione dei migranti presenti a bordo. Identificazione che, ad applicazione imparziale delle vigenti leggi, avrebbe dovuto produrre l’immediato sbarco di tutti i migranti soccorsi e con particolare riguardo ai minori non accompagnati.
Oggi è stato disposto lo sbarco di 16 minori non accompagnati che si trovavano a bordo della nave CP920 Gregoretti della Guardia Costiera dal 25 luglio. Fino a questa mattina, la nave ne ospitava ancora 130 dei 141 che aveva soccorso giovedì intervenendo in supporto alle due motovedette classe 300 di stanza a Lampedusa ed al pattugliatore classe Monte della Guardia di Finanza. Tutte e tre le unità navali erano a loro volta intervenute in aiuto delle autorità maltesi di cui era competenza SAR l’area in cui si trovavano i due natanti gremiti di persone fuggite dalla Libia. Del totale soccorso e trasbordato su nave Gregoretti, sotto il controllo e l’autorizzazione politica dell’intervento operato in sostituzione della inadeguata autorità SAR di Malta, 6 migranti – due donne e quattro uomini – erano stati immediatamente trasferiti per ragioni medico sanitarie a Lampedusa ed altre cinque, una donna in gravidanza ed il nucleo familiare composto dal compagno e dai due figli, erano stati evacuati in un secondo momento direttamente dalla nave CP920.
Dopo cinque giorni dall’intervento della Gregoretti nel Canale di Sicilia – non nel Mediterraneo centrale o a largo della Libia – e dopo l’attesa a largo delle isole di Malta e Lampedusa, la sosta nel porto di Catania per approvvigionamento di medicine e viveri ed il successivo trasferimento presso il consegnato porto militare di Augusta, la Procura di Siracusa ha ufficializzato l’apertura di un fascicolo d’inchiesta d’ufficio sul caso della nave della Guardia Costiera. Circostanza che vede anche in questo il perfetto parallelismo con il precedente “caso Diciotti”, il cui fascicolo è stato però aperto presso la Procura di Catania perché nel porto del capoluogo etneo la nave della Guardia Costiera era stata tenuta ostaggio della propaganda politica di Governo. Lo stesso porto dove era stata per qualche ora la nave Gregoretti, salvo poi ricevere disposizioni sul diverso e più blindato pontile della Nato all’interno del porto militare di Augusta. La diversa Procura competente a livello territoriale non ha però risparmiato l’avvio di un’inchiesta sul caso.
Il caso sta quindi nuovamente esplodendo con sempre più dita puntate verso la filiera di comando responsabile del sequestro di persona, come lo definisce anche il Garante per i diritti dei detenuti Mauro Palma. Le prime 48 ore dal soccorso son di fatto trascorse già sabato 27 luglio e il divieto di sbarco e quindi di chiusura missione di soccorso in mare rappresenta una arbitraria privazione della libertà individuale che colpisce migranti ed equipaggio. Anche di questo sembra che, oltre ai responsabili Matteo Salvini e Danilo Toninelli, rispettivamente ministri dell’Interno il primo e dei Trasporti il secondo, dovrà rispondere l’ammiraglio Giovanni Pettorino, comandante generale delle Capitanerie di Porto e Guardia Costiera che fino ad oggi pare non avere mai opposto un “No” alle assurde disposizioni politiche. All’ammiraglio la richiesta di urgenti informazioni del Garante Mauro Palma che pretende ragguagli “sulle circostanze del negato sbarco” oltre che sulle condizioni a bordo della nave.
Delle condizioni in cui si trovano le persone a bordo di nave Gregoretti si sta interessando anche la Procura di Siracusa, che ha oggi disposto una ispezione a bordo della CP920. La Procura di Siracusa ha infatti aperto un’inchiesta per accertare le condizioni igienico-sanitarie dei migranti costretti a bordo di una nave non adeguata alla lunga permanenza di così tante persone. Dalla Procura di Siracusa però risulta che al momento, in data odierna, non risulta alcun iscritto nel registro degli indagati. Il procuratore capo, Fabio Scavone, ha però ascoltato a lungo il comandante della nave CP920 Gregoretti della Guardia Costiera ed ha infine disposto l’incarico ufficiale a tre esperti di malattie infettive per verificare le reali condizioni igienico-sanitarie a bordo della nave utilizzata dal Governo italiano come luogo di contenimento o sequestro finalizzato alla coercizione degli Stati membri dell’Unione europea.
La pretesa dei ministri Salvini e Toninelli, con la tacita approvazione del capo del Governo, sarebbe quella di costringere l’Ue a redistribuire i migranti sul territorio europeo già prima che venga autorizzato lo sbarco. Questo il dichiarato intento, malgrado la nave del corpo italiano dello Stato, quindi territorio italiano e di reparto predisposto per il soccorso in mare, sia intervenuta su volontà politica italiana in aiuto al Governo di La Valletta con un rapporto diretto e bilaterale dei due Stati membri Ue del Mediterraneo. La Commissione europea aveva comunque fatto sapere, già ieri, che si stava attivando per una soluzione di solidarietà verso le persone sequestrate a bordo della nave appartenente allo Stato italiano. Un maldestro ed irragionevole braccio di ferro, quello tra il governo Conte e l’Unione europea, che si è ripetuto con ogni analogo episodio – sia in casi di navi della Guardia Costiera italiana che navi Ong – ma che non ha mai visto un reale tentativo di risoluzione strutturale del problema redistribuzione. Dall’Unione europea sono infatti partiti svariati messaggi, rivolti al Governo italiano, circa la mancata richiesta formale di intervento concreto nel corso dei vari vertici europei da parte dei rappresentanti italiani che troppo spesso hanno negato perfino la propria presenza ai tavoli.