Sono arrivati fino alla maggiore delle Pelagie i 48 migranti che pare siano salpati dalla Libia a bordo di una piccola barca da pesca, in legno, di circa sette o otto metri. A bordo c’erano 48 persone delle quali 27 donne e 6 bambini. In prevalenza di nazionalità ivoriana o comunque dell’Africa centroccidentale. Tra loro anche un paio di tunisini che avrebbero condotto la barca a destinazione, intorno a mezzogiorno nel porto dell’isola. Il viaggio attraverso il Mediterraneo centrale non è stato però una “pacchia”, come risulta dai traumi fisici e psicologici. Appena approdati, sulla banchina del porto di Lampedusa che poco dista dal comando della Capitaneria di Porto, i medici hanno dovuto fare ricorso a flebo ed ossigeno per reidratare molti dei migranti e per ossigenare alcuni di essi, intossicati dai fumi di scarico del barchino; probabilmente per la posizione che occupavano a bordo. Ma i traumi più gravi, subito espressi da alcuni migranti al momento dello sbarco, riguarderebbero due persone cadute in mare durante la traversata. Una delle quali un uomo adulto di circa 30 anni e l’altro un bambino ancora in fasce. La Polizia che opera in team con i funzionari di Frontex all’interno del centro di primo soccorso dell’isola dovranno adesso ricostruire le circostanze in cui l’uomo ed il bambino di pochi mesi sarebbero caduti in mare.
Tra le 27 donne ne sono state condotte tre, in stato di gravidanza, al pronto soccorso del poliambulatorio di Lampedusa. Per loro è previsto il trasferimento in elisoccorso presso una struttura ospedaliera dotata di reparto maternità. Per molti dei provati migranti giunti a Lampedusa è stato richiesto il supporto psicologico. Alcuni di essi mostravano evidenti condizioni traumatiche. La barca che ha raggiunto l’isola, fino a toccare la banchina del porto, è transitata sotto gli occhi di un imponente assetto anti-immigrazione. Malgrado i velivoli della missione europea Sophia, le navi militari presenti nel Mediterraneo centrale e la nave classe Monte della Guardia di Finanza che sosta stabilmente davanti l’imboccatura del porto pelagico, il natante sarebbe giunto fino all’isola italiana dopo un incubo in mare durato due o tre giorni. Ma questo non è l’unico barchino che ha raggiunto il “porto chiuso” italiano. Una piccola imbarcazione con 14 tunisini a bordo ha raggiunto Lampedusa nella notte. Il barchino con gli harragas è giunto in assoluta autonomia fino alla famosissima spiaggia dell’Isola dei Conigli.