di Mauro Seminara
La Mare Jonio aveva oggi twittato che l’IMRCC di Roma, la Centrale di Coordinamento del Soccorso Marittimo italiana, aveva assunto il coordinamento dell’evento SAR della nave Ong. “Dopo nostro rifiuto di violare diritto internazionale riferendoci ad ‘Autorità Libiche, MRCC Roma @guardiacostiera – twittava alle 16:25 la Ong – ha assunto il coordinamento del nostro caso e chiesto ‘a competenti Autorità Italiane’ l’assegnazione di un #portosicuro alla #MareJonio”. A breve giro ha risposto con uno straordinario comunicato stampa l’ufficio relazioni esterne del Comando Generale delle Capitanerie di Porto. Proprio quello che non emette comunicati stampa su questioni inerenti i flussi migratori ed i soccorsi in mare – salvo che non si tratti di delfini, tartarughe o altre circostanze di enorme gravità – neanche se un Ministero sequestra una loro nave con tanto di equipaggio a bordo. L’ufficio stampa del silenzio stampa, alle 17:58, circa un’ora e mezza dopo il tweet della Ong, ha emesso la seguente nota: “In merito alle dichiarazioni della ONG Mediterranea Saving Humans, circa l’assunzione di questo IMRCC del coordinamento dell’operazione di soccorso effettuata questa mattina dalla nave Mare Ionio, si precisa che questo IMRCC non ha mai assunto il coordinamento dell’evento SAR in parola, in quanto avvenuto in acque di responsabilità SAR libiche. Infatti, questo IMRCC, contattato dalla ONG, ha riferito alla stessa di avviare le previste interlocuzioni con le competenti autorità libiche per assumere istruzioni di coordinamento, che non risultano essere avvenute. Ogni richiesta di individuazione di un luogo di sbarco, a seguito di un evento SAR che coinvolge migranti, viene inoltrata dal IMRCC al Ministero dell’Interno per l’individuazione del “place of safety”. Pur non essendo un evento SAR coordinato dall’IMRCC, tale procedura è stata eseguita, come sempre avvenuto, anche per l’evento SAR odierno.”
La Centrale italiana conferma con la sua eccezionale nota stampa la posizione pilatesca del passacarte senza responsabilità, delegando tutto al Ministero dell’Interno che, poche ore prima che il ministro Salvini sgomberi la sua scrivania con tanto di foto di famiglia a favore di fotocamera, ha firmato il divieto di accesso e transito in acque italiane anche per la nave italiana con a bordo 26 donne e 28 bambini dei quali ben 22 al di sotto dei dieci anni. L’interdizione per la nave Ong italiana è stata firmata anche dal ministro Toninelli, ministro dei Trasporti delegato dal Movimento 5 Stelle che, come il collega Salvini, sembra debba sgomberare anch’esso l’ufficio da cui ha disonorato la Guardia Costiera più prestigiosa del Mediterraneo in piena e consapevole complicità con il ministro dell’Interno. La Mare Jonio rimarrà quindi in acque internazionali fino a quando non interverrà l’Unione europea, uno Stato membro rivierasco più responsabile oppure ancora il nuovo Governo che, dopo l’incontro di domattina, Giuseppe Conte potrebbe iniziare a formare in “discontinuità” con le politiche di odio e repressione fino ad oggi condotte con la “trazione leghista” di Matteo Salvini.
“Non succedeva da oltre 14 mesi: l’ultima volta in cui il Centro di coordinamento dei soccorsi di Roma chiese l’assegnazione di un #portosicuro ad una nave ONG fu l’8 giugno 2018 con sbarco a Reggio Calabria di #SeaWatch3”, aveva twittato la Ong Mediterranea Saving Humans alle 16:25, prima che il Comando Generale delle Capitanerie di Porto smentisse con un comunicato stampa l’assunzione del coordinamento. I limiti, o filtri, alla comunicazione sembrano però non esclusiva delle istituzioni. Tra bambini in fila per i giocattoli e Cecilia Strada – a bordo della nave Ong – che racconta di biberon, manca una notizia che i volontari della Mare Jonio pare abbiano appreso o deciso di comunicare in un secondo momento e soltanto ad alcune testate. Anche le Ong quindi hanno un modus operandi, in termini di comunicazione, che possiamo definire opinabile. Quello che infatti è venuto meno, e che è stato annunciato soltanto da eletti, è che dal gommone sarebbero scivolate in mare sei persone. Questo, secondo Rai News che lo apprende dalla Ong, lo avrebbero raccontato i naufraghi che la stessa ha soccorso questa mattina. Con il fermo imposto ai velivoli Ong che effettuavano ricognizioni ed avvistamenti, ed il silenzio istituzionale sui migranti che sempre più hanno ripreso a solcare il Mediterraneo, gli eventi che si verificano nel Mediterraneo centrale sembrano sempre più un segreto di Stato da dipanare incrociando un numero infinito di dettagli e fonti.
L’unica cosa certa, in questa nebulosa carenza di informazioni e garanzia dei diritti fondamentali, è la presenza a bordo di un sensibile numero di bambini che non ha alcuna colpa e che non può pagare il prezzo di scellerate politiche attuate solo ed unicamente per fini propagandistici
Commenta per primo