di Vittorio Alessandro
Novantotto persone in fuga dalla Libia, tra loro venti bambini molti sotto i dieci anni, hanno cercato di raggiungere le acque internazionali ma non ce l’hanno fatta: il gommone ha cominciato a sgonfiarsi, e hanno chiesto aiuto, mentre sei di loro, caduti in acqua, annegavano. Le navi ormai si girano dall’altra parte, è giunta Mare Jonio che li ha presi a bordo e ha chiesto un porto d’approdo alla nostra Guardia Costiera la quale ha risposto che quelle persone in fuga vanno restituite ai libici.
Tutti gli organismi internazionali competenti, il nostro ministro degli Esteri, perfino Salvini hanno ammesso che la Libia è un buco nero e che non possiede porti sicuri.
Se a bordo della Mare Jonio ci fossero cagnolini condannati in Libia all’accalappiacani, o se – piuttosto che bambini – ci trovassimo di fronte a una ventina di delfini impigliati nelle reti vicino a Lampedusa, accorrerebbero motovedette e operatori video per la gioia dei telegiornali.
Non mi stancherò mai di dirlo: questa è barbarie.
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