di Mauro Seminara
La vicenda della nave Mare Jonio si conclude così, con una evacuazione per ragioni, almeno in superficie, medico-sanitarie che hanno prevenuto la burrasca a cui la Ong sarebbe stata esposta insieme alle 31 persone che già la scorse notte piangevano sul ponte avvolti dai fulmini e colpiti dalla pioggia in un devastante dondolio causato dal moto ondoso poco clemente con chi il mare lo conosce poco. La Guardia Costiera ha trasbordato le persone dalla posizione originale della nave Ong, fuori dalle acque territoriali come imposto dal decreto sicurezza bis, oggi legge ordinaria dello Stato, e dal divieto di accesso e transito cui hanno posto la propria firma i ministri Salvini, Toninelli e Trenta. La Mare Jonio è quindi libera di impostare la rotta che più ritiene opportuno perché, per la prima volta in quest’anno di assurda lotta alle Ong, la nave non ha violato nessuna volontà salviniana e non viene pertanto sottoposta ad alcun tipo di sequestro, amministrativo o giudiziario, probatorio o preventivo.
Sono evidentemente molto provate le persone sbarcate dalla nave grazie alla Guardia Costiera che ha evitato, come si conviene alla loro missione, che persone affrontassero la burrasca prevista per domani in quelle disumane condizioni. Venti con raffiche tese da 50 Km/h, temporali e pioggia da “fenomeni intensi”, come rilevato dall’Aeronautica Militare, avrebbero sottoposto gli ultimi 31 naufraghi soccorsi dalla Mare Jonio a pericoli ed inutile sadica tortura. “Stiamo parlando di persone che hanno un vissuto alle spalle che le cicatrici sul corpo ti raccontano”, racconta Alessandro Metz, armatone della nave Ong, che ricorda i segni di tortura, degli elettrodi usati per torturare quelle persone che sono state soccorse in mare. Poi Metz ricorda che le persone sbarcate sono le stesse che, prima di incrociare la Mare Jonio, nave della salvezza, avevano visto cadere in mare molte persone e di queste non sono riuscite a risalire sei ad oggi ufficialmente disperse. Traumi che segnano esseri umani costretti, alla fine, anche a cinque giorni in attesa di un porto sicuro, senza acqua per lavarsi e senza un tetto per ripararsi dalla pioggia e dal temporale che già avevano colpito la nave.
Al Molo Favarolo, dove è arrivata la motovedetta della Guardia Costiera con gli ultimi 31 del calvario Mare Jonio, c’è anche Erasmo Palazzotto, parlamentare della Repubblica italiana, eletto con Sinistra Italiana alla Camera dei Deputati e molto attivo proprio con la Mare Jonio, nave della Ong che ha contribuito a far nascere. Palazzotto lancia una pungolata al nascente Governo Conte bis pronunciando quella “discontinuità” umana che la sinistra preme perché il Partito Democratico ottenga dal Movimento 5 Stelle in caso di ingresso in maggioranza. “Il segnale di oggi, non so se dirlo in discontinuità, ma è sicuramente un segnale di grande umanità” – dice Erasmo Palazzotto che aggiunge – “È stata posta fine ad unasofferenza prolungata di cinque giorni e mi sembra il segnale che si avvia alla conclusione la stagione che abbiamo vissuto fino a questo punto”.