Eleonore e Cassiopea, Ong e Marina Militare a Pozzallo: due casi analoghi ma diversi

Nel porto siciliano di Pozzallo oggi sono sbarcate le persone soccorse dalla nave Ong e quelle soccorse dalla nave della Marina Militare. Analoghe circostanze, ma la Marina Militare pare esentata dall’obbligo di attenersi alle disposizioni della sedicente guardia costiera della Libia

di Mauro Seminara

La nave Eleonore, della Ong LifeLine, ha avuto diversa sorte rispetto alla sorella italiana Mare Jonio. Dopo essersi spostata a sud di Malta, nella speranza che nel secondo porto sicuro più vicino non si trovassero lo stesso divieto di ingresso e sanzioni con sequestro al seguito, l’attesa per le 101 persone che erano state soccorse in acque internazionali era divenuta insopportabile. Anche Malta aveva infatti negato il proprio porto sicuro alla nave Ong, perfettamente in linea con la politica italiana oltre che ostentando il solito rapporto tra numero popolazione e numero migranti. Al giungere del bollettino meteo, la Eleonore non ha potuto fare altro che navigare verso nord, in direzione di un possibile Place of Safety con meno traffico portuale di quello maltese. A Pozzallo, la nave Ong ha tirato dritto infrangendo il divieto interdittivo per ingresso e transito che Salvini, Toninelli e Trenta avevano firmato e fatto notificare a bordo della Eleonore già quando si trovava vicino Lampedusa.

A Pozzallo, nello stesso porto in cui si era diretta questa mattina la Eleonore, è stato dimostrato che la politica dei “porti chiusi” riguarda solo ed esclusivamente le navi delle Ong che scontano la colpa di salvare vite umane nel Mediterraneo invece di lasciarle morire. Il paradigma si concretizza infatti con uno dei pochi casi in cui la Marina Militare italiana è intervenuta quest’anno in soccorso di migranti. Vicino, nello stesso porto, è infatti entrata la nave Cassipea, della Marina Militare italiana, con 29 persone salvate in mare. Di salvataggio, in ognuno dei casi, si parla con certezza, perché le previsioni meteomarine per domani sono di una burrasca che non potrebbe mai lasciare scampo ad un barchino carico fino all’inverosimile. La Cassiopea è entrata in porto a Pozzallo, dopo aver virtualmente violato “decreti sicurezza” e teorici divieti. Proprio quelli che si applicano alle navi Ong. La Eleonore è infatti adesso nel tritacarne della giustizia, che valuta l’ipotesi di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina oltre che la violazione del divieto di ingresso e transito interministeriale e la violazione del decreto sicurezza bis ormai legge ordinaria dello Stato.

Tutte le ipotesi verranno vagliate dalla Procura della Repubblica di Siracusa che, di contro, dovrà tenere conto del dichiarato stato d’emergenza della nave. La nave della Ong tedesca LifeLine è stata la prima ad effettuare soccorso nel Mediterraneo centrale e come la Mare Jonio attendeva un Place of Safety di fine missione da circa una settimana. Alle sue spalle per c’era una perturbazione meteo che le imponeva di lasciare il largo delle acque internazionali. Inoltre gravava sulla condizione di bordo il numero delle persone soccorse. Con 101 naufraghi salvati, la superficie del ponte non bastava perché tutti potessero dormire sdraiati ed anche i servizi igienici non potevano essere umanamente sufficienti. Il caso della Eleonore si appresta quindi ad aggiungere un nuovo importante tassello al diritto già sancito con le sentenze dei Giudici per le Indagini Preliminari del Tribunale di Agrigento e dal Tribunale per i Ministri di Catania. Nessuna notizia di reato o di indagini a carico del comandante della nave Cassiopea, della Marina Militare, che avrebbe seguito analogo iter evento. Come Claus Peter Reisch, comandante della nave Ong, il comandante della nave militare ha soccorso persone in difficoltà, non le ha affidate alla sedicente guardia costiera libica o ad altre autorità competenti per area SAR non italiana e le ha sbarcate nel porto siciliano di Pozzallo. Il reato che il Governo di Salvini e Di Maio, Giuseppe Conte presidente del Consiglio, volevano sarebbe quindi quello di “soccorso a persone in difficoltà da parte della società civile”. Se così era, bastava scriverlo più chiaramente.

Informazioni su Mauro Seminara 705 Articoli
Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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