La prova generale, quella della Camera dei deputati, è stata superata dal Giuseppe Conte con 343 voti di fiducia sui 304 necessari. Hanno negato la fiducia al Conte Bis 263 deputati. Il discorso del presidente del Consiglio è durato un’ora e venti minuti, al termine dei quali si è recato in Senato per depositare il suo intervento odierno che vede la maggioranza risicata rispetto alla pur non abbondante superiorità numerica della Camera. Malgrado un lunghissimo intervento, parso più la decantazione dell’Italia ideale che un programma, pratico, con cui l’esecutivo si presenta in Parlamento per chiedere la fiducia, la Camera ha approvato con una quarantina di voti di scarto. Nel frattempo, quando l’aula si accingeva ad esprimere il voto, in piazza si faceva più nutrito il raduno degli oppositori organizzato da Fratelli d’Italia ed al quale hanno partecipato anche Matteo Salvini, l’ex Forza Italia Giovanni Toti e frange di estremisti di destra da saluto romano.
In Senato, oggi, Conte affronterà l’aula più piccola ma meno confortevole che è il Senato con le sue diverse proporzioni rappresentative. Dopo l’arringa, in vero basata su slogan da propaganda piuttosto che argomentazioni da democrazia parlamentare, di Giorgia Meloni utile ad aizzare la piazza che attendeva il suo intervento alla Camera ieri, sarà oggi il turno dei senatori di cui è parte il segretario federale della Lega Matteo Salvini. Il refrain è analogo e per l’ex ministro dell’Interno il presidente del Consiglio è un usurpatore che guiderà un Governo illegittimo. Il Governo formato da Movimento 5 Stelle e Partito Democratico dovrà quindi riuscire a raccogliere la rassicurante fiducia dei gruppi minori per avere un miglior margine. L’attuale squadra può comunque contare con certezza sull’approvazione di Movimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali, oltre a vari del Gruppo misto, che rappresentano comunque un numero complessivo di senatori maggiore rispetto a quelli dei soli M5S e Lega.