La nave delle Ong internazionali SOS Mediterranee e Medici Senza Frontiere ha effettuato un secondo soccorso, questa mattina, a largo della costa della Libia, a nord di Zawiya. La nave aveva già a bordo 50 naufraghi salvati il pomeriggio dell’8 settembre. La Ong aveva comunicato al JRCC, la sedicente Centrale di coordinamento soccorso in mare della Libia, la fine dell’operazione di soccorso. Poi, la stessa identica scena: la Libia non è un porto sicuro e la Ocean Viking attende che la centrale contattata le comunichi il porto sicuro europeo concordato tra le autorità al comandante della nave Ong. La nave è di classe superiore rispetto ai rimorchiatori in uso alle altre Ong, ed i suoi 70 metri le permettono di alloggiare con minor disagio molte più persone e di fornire varie forme di assistenza inclusa una infermeria. Ciò le ha consentito di procedere nella sua missione di pattugliamento umanitario mentre attende consegne da parte dei porti sicuri più vicini al Mediterraneo centrale.
Questa mattina, nelle acque internazionali di competenza SAR (ricerca e soccorso) della Libia, a nord di Zawiya, la Ong ha avvistato e soccorso altri 34 migranti. Sono adesso 84 i naufraghi ospiti della nave che procede la sua missione ma che a breve potrebbe dare vita al primo caso Ong per il nuovo Governo italiano che, fino a ieri sera, ha però confermato la propria linea politica di chiusura dei porti per le Organizzazioni non governative. Nessuna rivalutazione è stata infatti comunicata alla nave Alan Kurdi, dal 31 agosto in attesa di un porto sicuro, per la quale continua a valere il divieto interministeriale che i ministri Matteo Salvini, Danilo Toninelli ed Elisabetta Trenta le avevano imposto. Una posizione in mancata “discontinuità” che arriva mentre procedono le partenze di migranti con barche di fortuna dirette in Europa. Tredici erano risultati infine ieri i migranti giunti a Lampedusa e 13 anche quelli che oggi hanno raggiunto Pantelleria.