Le forze dell’Esercito Nazionale Libico, o chi per loro, ha abbattuto un drone killer turco che decollando da Misurata aveva colpito le postazioni offensive del generale Haftar. Secondo un corrispondente della testata giornalistica libica Address Journal, il drone stava cercando di bombardare la base militare di al-Jufra, nel mezzo del paese. I droni killer della Turchia, forniti al GNA, il Governo di Accordo Nazionale presieduto da Fayez al-Serraj, insieme a tecnici e piloti, stanno avendo un ruolo determinante nella guerra che si sta consumando in Libia. Malgrado questa venga ancora definita “guerra civile”, cioè guerra tra fazioni interne allo stesso Paese, le forze militari schierate hanno bandiere ben diverse da quella libica. Tra i cacciabombardieri francesi, i droni spia israeliani, i potentissimi cacciabombardieri della serie SU russi ed i droni killer turchi, il teatro del conflitto è tutto tranne che lo scenario di una guerra civile.
Sabato era stato colpito un compound delle forze di Haftar, da un drone turco, in un’area a sud di Tripoli. L’attacco è stato letale per i militari del LNA e sotto le bombe sono morti il comandante di una brigata di fanteria ed altri due alti ufficiali. Un piccolo convoglio in cui si trovavano un capitano ed un soldato impegnati nell’accompagnare il comandante della nona brigata, il colonnello Abdul Wahab al-Maqri, è stato colpito in modo chirurgico dal drone di fabbricazione turca che basava probabilmente la propria missione killer su informazioni di intelligence circa gli spostamenti dei vertici militari di stanza a sud di Tripoli. Nel quadro delle presenze militari in Libia ci sono anche soldati italiani impegnati in missioni poco chiare di cui si parlerà nei prossimi giorni su Mediterraneo Cronaca. Una delle due missioni ufficiali sul territorio della Libia con la bandiera tricolore italiana conta dell’ausilio completo della missione Mare Sicuro, un assetto aeronavale consistente.
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