di Fulvio Vassallo Paleologo
Purtroppo anche ai naufraghi soccorsi dalla Ocean Viking sono stati inflitti otto giorni di attesa prima che potessero sbarcare in un porto sicuro. Tutti comprendiamo le ragioni di opportunità politica e siamo costretti ad assistere ancora una volta ad attacchi strumentali da parte delle destre. Ma la continuità si riassume, oltre che nella nomina dei sottosegretari, nel tempo di attesa imposto alla Ocean Viking dopo i soccorsi: cambia la forma non la sostanza. Perché comunque, subordinando l’assunzione del coordinamento SAR (ricerca e salvataggio) alla disponibilità degli stati europei che assumono la responsabilità per i ritrasferimenti, non si garantisce un tempestivo completamento delle operazioni di soccorso.
La responsabilità SAR deriva dalla notizia di un evento SAR, di ricerca e soccorso, non dalla richiesta di un porto sicuro di sbarco da parte della nave soccorritrice. Se ci fossero da ricercare dispersi, come potrebbe ben succedere, gli stati non si potrebbero sottrarre alle loro immediate responsabilità di coordinamento. Non si possono imporre giorni di stand by in alto mare a persone che sono già provate dalla detenzione in Libia. A parte il contorno di propaganda e di divieti illegali di ingresso, quello attuato è lo stesso schema Salvini. Con la differenza che adesso anche in questo campo, l’Unione Europea dimostra maggiore “disponibilità” verso l’Italia e questo è un bene. Ma che succederà quando il mare sarà in burrasca, o quando arriveranno su un solo soccorso 300 persone? Occorre abrogare i decreti sicurezza, altrimenti il diritto internazionale, che impone lo sbarco immediato in un porto sicuro, da chiunque sia effettuato il salvataggio, anche dalle Ong, sarà ancora violato per effetto delle trattative tra i ministri dell’interno.
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