di Mauro Seminara
In più circostanze, ed anche aspramente, da Mediterraneo Cronaca abbiamo criticato la condotta della Guardia Costiera italiana. Stretti nella morsa di politiche scellerate, quelli che erano prima gli “angeli del mare”, con le loro uniformi bianche e sempre pronti quando qualcuno aveva bisogno, erano divenuti piccoli e deboli di fronte all’incapacità di spiegare che in mare le persone si salvano prima e si decide cosa fare dopo. Le motovedette classe 300, orgoglio della Guardia Costiera italiana prodotte dal cantiere navale Codecasadue, erano tristemente ferme nel porto di Lampedusa – che ne ha quattro in dotazione – anche in casi in cui a qualche decina di miglia dall’isola erano stati avvistati esseri umani in grave difficoltà da quegli aerei europei che si limitavano a sorvolare e fornire coordinate ai libici quando il natante era ancora alla loro portata. L’avvitamento era iniziato già con il Ministero dell’Interno guidato da quel Marco Minniti che disse di temere “per la tenuta democratica del Paese” mentre agevolava la politica nonsense del suo successore: colui che mise, e mette tutt’ora, a rischio la tenuta democratica del Paese.
Questa notte qualcosa è cambiato. Un barchino era in difficoltà e rischiava un naufragio. Bastano 90 persone su un piccolo barchino perchè il caso rappresenti un non procrastinabile evento SAR. In più, il barchino imbarcava già acqua. Una clessidra implacabile che versa granelli di sabbia sul fondo del mare. La competenza SAR (Search and Rescue, Ricerca e Soccorso) era di Malta, ma la piccola imbarcazione in pericolo si trovava a sudovest di Lampedusa. E Malta, scarsamente dotata di assetto navale da soccorso e con un’area SAR sconfinata, non era in grado di raggiungere quelle persone in tempo. Con un automatismo che sembrava il ritrovato naturale rapporto d’ufficio, tra le autorità marittime di Malta e Italia è scattata la più logica delle collaborazioni: “L’RCC ( Rescue Coordination Center) maltese – spiega un comunicato stampa della Guardia Costiera italiana – dopo aver formalmente dichiarato l’assunzione del coordinamento dell’evento SAR, richiedeva alla autorità italiana la disponibilità e l’impiego di assetti navali a supporto di un proprio pattugliatore che dichiaravano aver dirottato in zona”.
Con prontezza da Guardia Costiera italiana, la più prestigiosa del Mediterraneo, due motovedette sono salpate in immediato soccorso delle persone a bordo del barchino segnalato dalla centrale d’allarme civile Alarm Phone. “Le unità navali messe a disposizione dalla Guardia Costiera italiana – prosegue la nota stampa del Comando Generale Capitanerie di Porto – arrivate in area, dopo aver intercettato il barchino, confermavano le precarie condizioni di galleggiabilità già riscontrate da RCC Malta che, assunta l’informazione disponeva il trasbordo dei migranti sulle unità della Guardia Costiera italiana”. In modo estremamente semplice quindi, si è verificato che i soccorritori di Stato e le autorità di Coordinamento dei rispettivi Paesi hanno fatto quello che si doveva fare: il più vicino soccorre e chi ne aveva competenza ed ha coordinato, disponendo di un porto sicuro e vicino, accoglie le persone soccorse. Ma il prodigio dell’era post Salvini non si limita al fatto che la Guardia Costiera italiana, appreso di un natante in pericolo, ha acceso i motori dei propri guardacoste d’altura ed è andata in immediato soccorso senza giri di telefonate tra Ministeri che con pollice verso decidevano sulla sorte delle persone. C’è di più.
Come non fosse più motivo di vergogna o un segreto di Stato, la Guardia Costiera, come si evince dai citati virgolettati, ha anche emesso un comunicato stampa in cui puntualizza gli estremi dell’operazione di soccorso. Un vero prodigio, visto che l’Ufficio Comunicazione del Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto non emetteva comunicati stampa – salvo rare eccezioni – neanche quando le navi bianche con il loro simbolo impresso sopra venivano sequestrate al largo o in porto. Da quell’ufficio non uscivano più informazioni circa le attività legate al soccorso ai migranti. Sull’evacuazione di una anziana turista olandese che aveva avuto un malore, si. In quel caso, peraltro odierno, c’erano anche le foto sull’account Twitter ufficiale. Ma dei migranti, non se ne doveva sapere nulla. Chissà quali teste sarebbero saltate se la Guardia Costiera avesse comunicato, come è tenuta a fare, di operazioni, da sé condotte, che alcuni Ministeri della Repubblica italiana volevano segrete come fossero delicatissime operazioni militari.
“Terminato il trasbordo la Centrale operativa della Guardia Costiera italiana richiedeva all’autorità SAR coordinatrice un punto di rendez vous con il pattugliatore maltese per il successivo trasbordo, che tuttavia non veniva concesso”. Per sommi capi, quello che era scritto nel comunicato stampa di oggi era esattamente tutto ciò che serviva alla stampa per avere informazioni e conferme ufficiali sul caso; dal Corpo e da addetti stampa che, in quanto tali, sono giornalisti iscritti all’albo professionale e tenuti pertanto al rispetto della specifica deontologia. La notizia oggi è quindi che c’era una barca che stava per naufragare con circa 90 persone a bordo, la Guardia Costiera maltese non poteva raggiungerla in tempo e la Guardia Costiera italiana ha operato per delega il soccorso eseguito in modo impeccabile prevenendo il naufragio e conducendo poi le persone salvate nel porto sicuro e vicino della centrale di coordinamento che aveva richiesto l’intervento; emettendo infine anche un comunicato stampa sul caso. Tutto quello che qualcuno sembra esser riuscito ad impedire che accadesse… per un anno e due mesi pieni.