Un volo della Libyan Airlines decollato ieri da Misurata, attualmente aeroporto internazionale a servizio della capitale Tripoli a causa dei bombardamenti subiti dall’aeroporto di Mitiga, è stato costretto ad atterrare subito dopo all’aeroporto di Benina, scalo internazionale per la capitale est della Libia, Bengasi. Tra le due principali fazioni in guerra, quella della Tripolitania di Fayez al-Serraj e quella della Cirenaica di Khalifa Haftar, continuano gli attacchi reciproci per il controllo del territorio ed adesso anche i voli civili sono oggetto di controllo. Il volo Libyan Airlines era diretto in Giordania, ma da Bengasi hanno ritenuto di doverlo sottoporre ad una ispezione costringendolo all’atterraggio non programmato ed alla sosta forzata durata circa 90 minuti. Effettuato il controllo, di cui ha anche dato conferma all’agenzia Reuters un funzionario dello scalo di Benina, l’aereo è stato autorizzato al decollo.
L’aeroporto internazionale di Tripoli non è operativo da parecchio tempo ormai. Dopo attacchi, chiusure temporanee, riaperture e nuovi attacchi, lo scalo della capitale è stato definitivamente chiuso a seguito di raid aerei che lo hanno reso inutilizzabile per i voli civili. Adesso, alle porte di Tripoli, la dove prima transitavano passeggeri, ci sono depositi di armi e droni che decollano per attaccare le forze del generale Haftar scagliate contro il Governo di Accordo Nazionale (GNA) riconosciuto dalle Nazioni Unite e dalla capitale in cui ha sede ma estraneo al resto del Paese. I voli civili diretti a Tripoli sono costretti all’atterraggio presso l’aeroporto di Misurata, città di una potente milizia schierata con il Governo di Serraj, ma anche dell’insediamento militare italiano e di falangi delle milizie terroriste. I viaggiatori, non certo turisti, devono poi attraversare mezza Libia per raggiungere Tripoli da terra.
I voli per Tripoli sono attualmente tra i più pericolosi al mondo. Un volo diretto Tunisi-Tripoli, ancora così inteso formalmente dalle compagnie aeree, viaggia in direzione sud sulla linea di confine delle acque territoriali tunisine per poi seguire il confine di quelle libiche fino alla discesa su Misurata. Con estrema frequenza però, i voli in esempio, sono costretti a fare bolina ad est dell’isola tunisina di Kerkenah ed a nord di Zuwara fino a quando il corridoio civile non è sgombero e sicuro ed il comandante può quindi riprendere la rotta. Gli episodi, che abbiamo registrato e si verificano con regolarità settimanale, sono dovuti all’attività aerea militare nei dintorni di Tripoli. I voli in questione, come quelli da Tunisi costretti al transito nelle immediate vicinanze di Tripoli, rischiano quindi di ritrovarsi coinvolti in un raid aereo o ancora peggio in un combattimento aereo sui cieli della capitale.
La Libia, Paese dilaniato e nel quale tra le due pretendenti fazioni adesso si fermano a terra voli civili, è per il resto del mondo uno Stato unico attraversato da una “guerra civile”. Questo, almeno, è ciò che i governi europei vogliono che si dica ed esattamente quello che l’informazione mainstream propaga. La linea del Paese unico in guerra civile permette a tutti il tacito mantenimento degli accordi bilaterali e dei trattati, malgrado l’interlocutore libico sia solo un governo fantoccio arroccato nel palazzo blindato di Tripoli e privo di alcun controllo sui restanti distretti della Libia. L’episodio del volo Libyan Airlines dirottato ieri a Bengasi è solo l’inizio di una nuova strategia di accerchiamento della capitale. “Il segretario generale dei trasporti in Libia orientale – stando a quanto raccolto dalla Reuters con il funzionario dell’aeroporto di Benina – ha ordinato arresti e controlli su tutti i voli che viaggiano sul territorio orientale da Misurata, o dall’aeroporto Mitiga di Tripoli verso Giordania, Egitto, Arabia Saudita e Sudan”.
La nuova azione di sfiancamento che la Cirenaica del generale Khalifa Haftar ha avviato in danno alla Tripolitania ha prodotto immediate conseguenze e da Tripoli fanno sapere che sono state sospese le tratte da e per l’Egitto e la Giordania. Queste erano le ultime di collegamento della Libia di Tripoli con Paesi arabi del Mediterraneo est, costretti però a voli radenti, anche se in quota, lo spazio aereo della Cirenaica. La condizione civile della Libia è ormai un continuo, inesorabile, scivolare nel caos di una guerra che coinvolge molti Stati – tra cui Italia, Francia, Israele, Turchia, Egitto, Stati Uniti e Russia – e nella quale nessuno è più al sicuro. Malgrado questa sia la condizione ormai dal 2014, iniziata nel 2011 con il rovesciamento del leader libico Muammar Gheddafi per mano di membri della Nato, poi aggravata dalla dichiarazione di guerra del 4 aprile 2019 annunciata da Khalifa Haftar, la Libia è e rimane per l’Unione europea un partner affidabile, un porto sicuro ed uno Stato cui inviare aiuti economici e militari.
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