di Mauro Seminara
Siamo tutti abituati al presidente del Consiglio in impeccabile mise. Giacca, cravatta e l’immancabile pochette nel taschino sono infatti un tratto distintivo di Giuseppe Conte, che sfoggia la sua eleganza in ogni occasione. La versione “domenica in famiglia” di Giuseppe Conte a Taranto, e poi anche a Venezia, non è un caso e merita una probabile lettura. In entrambe le circostanze, come è stato più volte detto in diversi contesti, il presidente del Consiglio dei ministri “ci ha messo la faccia”. Purtroppo, per Conte, poteva metterci soltanto quella. Il caso dell’acciaieria di Taranto è esploso come qualunque altro caso, singolarmente e mediocremente trattato, di industria fallimentare in uno Stato che naviga a vista cambiando continuamente le regole.
Ciò che da anni chiede insistentemente Confindustria è l’abbassamento del costo del lavoro a carico dell’imprenditore. Questo fattore, unito alla totale assenza di programmazione industriale in Italia, rappresenta la ragion di fuga delle imprese. Se a questo si aggiungono gli oneri di una acciaieria che è ormai una fabbrica di morte e che per lo Stato va bene così, al punto da garantire uno scudo penale a chi se ne fa carico invece di convertirla oppure adeguarla ad ogni costo, il risultato non può che essere devastante per chi simula grande competenza mentre siede al Governo. Eppure, che la AccelorMittal concorreva ad aggiudicarsi un altro impianto italiano, mentre la produzione di Taranto era sotto i livelli minimi necessari, il Governo lo avrebbe dovuto sapere.
A Taranto c’era stato, casualmente poco prima delle elezioni europee, l’allora ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro Luigi Di Maio. Il sedicente capo politico del Movimento 5 Stelle ne raccolse una figura barbina e la sua espressione, mentre gli venivano sbattute in faccia le promesse non mantenute, divenne un cult movie facilmente reperibile su YouTube. Di Maio poi passò agli Affari Esteri e la competenza dell’acciaieria andò ad uno dei colonnelli pentastellati. Ma nella città pugliese, dove si muore per le conseguenze di una acciaieria che non è chiaro cosa abbia a norma, a metterci la faccia per le conseguenze industriali e la ricaduta occupazionale – malati e disoccupati – c’è andato Giuseppe Conte. Senza avere nulla da dire. Nulla da poter assicurare. Fatto eccezionale per un politico.
La stessa scena l’abbiamo vista a Venezia. Giuseppe Conte “in borghese” che va ad ascoltare ma senza idea di cosa fare per rassicurare i veneziani, che hanno iniziato l’inverno con un disastro e che sono consapevoli di quante volte il fenomeno potrà ancora verificarsi. Certo, il solito intervento che tanto bene fa agli annunci mediatici ma che tanto inutile si è sempre rivelato, come già a Lampedusa, a L’Aquila, ad Amatrice, a Genova… Mutui sospesi e promesse di piccoli risarcimenti. Anzi, risarcimenti minuscoli. Perché a fronte dell’impossibilità di lavorare, qualche migliaio di euro non è che una goccia dispersa nel mare e non garantisce nulla per il recupero del mutuo – sospeso ma non abbonato – e per la riparazione dei danni.
La miopia con cui viene governato il Paese non è un tratto distintivo unico di questo Governo. Altrimenti il Conte bis avrebbe avuto qualcosa con cui campare di rendita. No, risale a tanti esecutivi precedenti. Per pensare al futuro bisogna imparare dagli errori del passato. E sapere cosa ha imparato dal passato questa classe dirigente è fondamentale. Non soltanto chi è in questo momento membro dell’esecutivo, ma anche chi siede all’opposizione, sfregandosi le mani in attesa del proprio turno, dovrebbe spiegare come intende affrontare la chiusura dell’industria nel Paese che massacra di tasse le imprese e non offre garanzie di giustizia con i propri Tribunali. Che progetti ha per le infrastrutture, che cadono giù da sole, come a Genova ma non solo, e che a breve potrebbero lasciare l’Italia interrotta non essendoci nulla di nuovo in cantiere. Oppure come pensa di affrontare le calamità naturali che continuano ad attraversare l’Italia devastandola, abbattendo migliaia di alberi, radendo al suolo intere città, travolgendo con la marea una meraviglia terrestre come Venezia oppure ancora minacciando stragi come il Vajont a causa di ghiacciai che si sciolgono ancora a causa dei cambiamenti climatici. Una passerella, quattro selfie, un vestito da “uno di voi” e la promessa di una moratoria fiscale che non arriverà mai?
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