di Mauro Seminara
L’ex ministro dell’Interno, secondo il quotidiano La Repubblica che ne da notizia questa mattina, è stato iscritto sul registro degli indagati della Procura della Repubblica di Agrigento per le ipotesi di reato di sequestro di persona e omissione di atti d’ufficio. Nessuna sorpresa in vero, perché pur non potendo parlare di una inchiesta ancora aperta, il procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio (in foto), aveva tracciato spunti di analogie tra il caso Diciotti – la nave della Guardia Costiera italiana – e quello della nave ONG Open Arms nel corso del suo intervento al convegno di AreaDG ed ASGI che si è tenuto a Lampedusa il 9 e 10 novembre. La notizia lanciata dal quotidiano è stato ripresa con uno screenshot e rilanciata su Twitter dallo stesso ex ministro con uno spavaldo commento: “Altra indagine, altro processo per aver difeso i confini, la sicurezza, l’onore dell’Italia? Per me è una medaglia! Rifarei e rifarò tutto. #portichiusi. P.s. Ma in Procura ad Agrigento non hanno problemi più gravi di cui occuparsi?”
A parte quel “altro processo” decisamente fuori luogo – Salvini pretese il salvataggio in Commissione per le autorizzazioni a procedere scampando così il processo per il caso Diciotti – e la difesa dei confini che parrebbe non essere mai stata dimostrata, l’ex ministro centra il punto con il suo post scriptum sulla gravità dei problemi di cui la Procura di Agrigento si occupa. Con il sottointeso – almeno, così pare si possa leggere – “perché non mi lasciano in pace?”, Salvini richiama in vero l’attenzione sulla gravità di reati come il sequestro di persona e l’omissione di atti d’ufficio commessi da un ministro della Repubblica italiana. Tutt’altro che una sorpresa quindi per il segretario federale della Lega che da ora in avanti dovrà fare i conti con una lunga serie di ipotetici reati che vanno dal sequestro di persona aggravato dalle finalità e l’annessa omissione di atti d’ufficio alla diffamazione per cui è stato querelato da Carola Rackete – comandante della Sea Watch 3 – e quella annunciata dalla sorella di Stefano Cucchi. A queste beghe si aggiungono poi quelle sulle ipotesi di coinvolgimenti i affari con i russi del caso Savoini.
Il fondatore della ONG spagnola Proactiva Open Arms, Oscar Camps, linkando lo stesso articolo di Repubblica invece del solo screenshot, twitta a sua volta un commento sul caso: “20 giorni infiniti di prigionia a bordo della Open Arms, a 800 metri da Lampedusa con 164 persone a bordo. Mi chiedo se questa volta, come è successo con il caso Diciotti, il Parlamento salverà di nuovo Salvini negando l’autorizzazione a perseguirlo per sequestro”. Altro punto interessante, centrato questa volta dalla parte lesa (insieme ai 164 naufraghi sequestrati a bordo) che punta il dito su quell’equilibrio politico ormai turbato dallo stesso Salvini l’8 agosto con la crisi di Governo ma che ha dalla parte del lighista l’errore a suo tempo commesso dai pentastellati insieme al presidente del Consiglio che per il caso Diciotti fecero scudo con la condivisione di responsabilità politica. Trattandosi di persona coperta da immunità parlamentare, il fascicolo è stato destinato al Tribunale di Palermo, dove verrà vagliato per competenza territoriale da Tribunale dei ministri (incarico ricoperto da Matteo Salvini al tempo del presunto reato). Palermo, in questa fase, avrà tempo e facoltà di solo inoltro a Roma, dove spetterà al Parlamento decidere se autorizzare l’eventuale rinvio a giudizio. Nel frattempo la nave dell’inchiesta, la Open Arms, ha già oltrepassato Lampedusa per la sua appena avviata 70ma missione SAR nel Mediterraneo centrale e la Ocean Viking ha da poco soccorso altre 94 persone a rischio a circa 40 miglia dalla Libia. Sono stati messi in salvo, tra i 94 naufraghi a bordo di un gommone, 11 donne, quattro delle quali in gravidanza, e 38 minori tra cui anche alcuni molto piccoli.
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