di Mauro Seminara
Le ricognizioni aeree sono andate avanti per tutta la notte a Lampedusa, forse nella speranza di trovare qualche sopravvissuto che aveva miracolosamente raggiunto la scogliera. All’alba sono invece ripartite le ricerche da terra con il supporto di un elicottero della Guardia Costiera. I militari delle Fiamme Gialle hanno battuto ogni metro di Cala Galera e dintorni, e proprio nella cala da cui la barca distava mezzo miglio hanno trovato il corpo di una donna impigliato tra le asperità degli scogli. Altre due vittime sono invece stati avvistati poco più distanti dall’elicottero che ne ha segnalato la posizione per il recupero. In entrambi i casi sono state molteplici le difficoltà per i militari. Da terra attraverso un sentiero impervio, dove non ci sono strade, la Guardia di Finanza ha portato la vittima su per la scogliera a mano. La Guardia Costiera si è invece avvicinata pericolosamente ad un punto in cui le correnti erano molto forti (foto in alto) con una motovedetta ed un sommozzatore si è tuffato in mare per un recupero impossibile da terra.
Lungo la costa che dalla riserva marina, tra l’Isola dei Conigli e Cala Galera, le correnti del mare agitato, con onde alte e violente, la marea ha raccolto parte di quello che era stato un viaggio della speranza e che per poco era parso anche andato a buon fine. In una gola stretta in cui la risacca del mare in burrasca si incanala scavando nella roccia, i salvagente lanciati dai soccorritori della Guardia Costiera emettevano ancora la luce lampeggiante di segnalazione. Insieme al gruppo di “ciambelle” arancioni, legate tra loro per offrire maggiore opportunità ai naufraghi, un pezzo della barca con cui avevano raggiunto Lampedusa. La paratia di poppa, di colore blu. Quella che quando la barca si inabissa di prua si stacca rimanendo a galla. Tutto intorno delle camere d’aria gonfie. Camere d’aria anche sulla scogliera, a distanza notevole. Probabilmente volate via dopo essere state sbalzate per aria dalle alte onde. Rappresentavano la loro dotazione di sicurezza, quelle piccole camere d’aria.
Le ricerche procedono con lo stesso metodo e gli stessi mezzi. L’elicottero dall’alto ed i militari da terra. Ed il mare sta facendo la sua parte restituendo i corpi, con violenza, sugli scogli. Durante il recupero delle prime tre vittime erano già stati indicati altri quattro punti della costa. Altre vittime aggrappate agli scogli, ma ormai senza vita. Le operazioni di recupero andranno avanti per tutto il giorno e probabilmente anche domani. Le condizioni meteo rendono quasi impossibile un eccessivo avvicinamento alla costa con una motovedetta e la ricerca procederà nello stesso modo, ma con la possibilità che altre vittime vengano ritrovate nei prossimi giorni negli stessi punti in cui sono stati recuperati i primi tre corpi. Emergono, quando il mare decide di “liberarli”, e le correnti di superficie fanno il resto. Dal naufragio del 6 ottobre scorso sono rimasti in fondo al mare tre corpi avvistati con il ROV, non è certo che non ce ne fossero altri dentro lo scafo o sparsi per un raggio molto più ampio del fondale. Adesso si aggiungono altri dispersi, altri corpi, altri numeri. Perché la politica pare abbia deciso così: anche il mare di Lampedusa deve diventare un mare di morte. Chissà quanti voti vale ogni corpo recuperato.