Il ministro degli Esteri della Grecia, Nikos Dendias, venerdì ha comunicato all’ambasciatore della Libia la richiesta di immediata presentazione dell’accordo che il Governo di Accordo Nazionale (GNA) presieduto da Fayez al-Serraj già mercoledì aveva firmato con la Turchia. L’accordo bilaterale riguarda il controllo e la sicurezza dei confini marittimi della Libia. La richiesta del ministro degli Esteri greco non è cordiale ma un vero e proprio aut-aut: se l’ambasciatore della Libia in Grecia non presenterà copia dell’accordo entro il 5 dicembre verrà espulso dal Paese. Non è diversa la reazione dell’Egitto che ha definito l’accordo semplicemente illegale.
Tra la Libia occidentale del Governo di Tripoli e la Turchia ci sono la Cirenaica del generale Khalifa Haftar, in guerra proprio contro la Tripolitania di Fayez al-Serraj, l’Egitto di Abdel Fattah al-Sisi che sta sostenendo militarmente l’offensiva sferrata contro Tripoli ed infine anche la Grecia. Fa anche parte dell’area orientale del Mediterraneo l’isola di Creta, divisa a sua volta in due diverse aree con tensione costante tra Grecia e Turchia per una convivenza improbabile. Malgrado la distanza tra i due Paesi, separati da altri Stati ed in un mare attraversato da forze militare già impegnate in guerre e massicce presenze di armamenti, per la Turchia l’accordo ratificato rappresenta un’estensione dei confini turchi fino a quelli del proprio “vicino” a Tobruk. Proprio la regione della Libia schierata interamente con Haftar e contro il quale la Turchia sta fornendo forze ed armamenti a Serraj.
Quello sottoscritto da Ankara e Tripoli è un protocollo d’intesa, un “memorandum”, per usare una definizione più comune nel rapporto tra Italia e Libia, per “la sicurezza e la cooperazione marittima“. Il memorandum è diviso in due diversi documenti che compongono l’accordo bilaterale tra Libia e Turchia, firmati insieme mercoledì 27 novembre da Fayez al-Serraj e Recep Tayyip Erdogan ad Istanbul. I due documenti sono stati definiti rispettivamente “Accordi per la sicurezza e la cooperazione militare” e “Accordi per la restrizione delle giurisdizioni marittime“. Il Memorandum, di dubbio valore legale, è motivo di grave tensione e pericolo di escalation militare che potrebbe adesso coinvolgere ulteriori Paesi del Mediterraneo in quella che viene ancora classificata con la definizione di comodo di “guerra civile” in Libia.
Il generale Khalifa Haftar, leader della Cirenaica che ha istituito un proprio governo ed un proprio Parlamento, a Tobruk, non riconoscendo il Governo di Tripoli invece riconosciuto dalle Nazioni Unite, ha dichiarato ufficialmente guerra alla Tripolitania il 4 aprile di quest’anno. Una dichiarazione di guerra che ufficializzava l’offensiva finale a Tripoli ma che non era la prima azione militare contro il GNA di Serraj con cui non è mai stato possibile l’accordo diplomatico per l’unificazione della Libia mediante elezioni politiche. Dopo otto mesi di guerra in cui la Turchia si è schierata militarmente con Tripoli e l’Egitto con Tobruk, e nella quale prendono parte attiva anche Italia, Francia, Stati Uniti ed Emirati Arabi, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha deciso di destabilizzare ulteriormente la crisi mediterranea con il Memorandum secondo cui interventi militari dal mare della Cirenaica sarebbero adesso legittimati. Il ministro degli Esteri della Grecia ha però sottolineato l’assurdità di un accordo bilaterale che non tiene conto della reale ed ingombrante presenza di Creta nell’area del Mediterraneo che la Turchia vorrebbe annettere sotto il proprio dominio grazie alla sottoscrizione del presidente libico del GNA. Creta è infatti un porto strategico per le forze militari navali di molti Paesi del Mediterraneo e della Nato.
Nessuna comunicazione sul caso da parte dei Paesi coinvolti in prima linea in Libia, come l’Italia. Oggi alle prese con l’ultima scaramuccia politica interna sul caso del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) in cui perfino il M5S, forza di Governo, si schiera in opposizione contro il Governo di cui è azionista di maggioranza. L’Italia quindi tace sul Memorandum Libia-Turchia ancora e dopo sei giorni dalla ratifica bilaterale tra Serraj e Erdogan. Un silenzio che allarma a causa della tensione che tale accordo sta producendo nel Mediterraneo, la cui escalation militare non è da escludere a priori, ed anche per il sorpasso in curva che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan sta facendo all’Italia annettendo completamente sotto la propria protezione la Libia occidentale. La protezione degli interessi libici, degli insediamenti petroliferi e della sicurezza del Governo di Tripoli per cui l’Italia – primo partner storico della Libia – non ha saputo offrire garanzie, rischia adesso di servire su un piatto d’argento alla Turchia i privilegi commerciali che si convengono quale “bottino di guerra” allo Stato salvatore.
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Dal momento che non tutti siamo esperti di geografia, per capirci qualcosa sarebbe stato utile una mappa dell'area in oggetto. comunque grazie per l'Informazione.