di Mauro Seminara
Quando la Alan Kurdi ha ricevuto a bordo l’assegnazione del porto di Messina quale place of safety italiano si trovava già nel Mar Tirreno. Aveva quindi da poco superato lo Stretto di Messina e si stava dirigendo a Palermo. La “crociera” – di cui si è parlato nel precedente articolo – che ha visto la nave della Ong tedesca toccare il Mediterraneo centrale, avvicinarsi al Mar Iono e poi spuntare nel Tirreno Meridionale non era frutto di una navigazione casuale ma l’esito di una negazione di porto sicuro in vista della perturbazione in arrivo e che si sta verificando oggi. Disperati, a bordo della nave, i soccorritori avevano lanciato un appello al sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Quest’ultimo, notoriamente in grave contrapposizione con le politiche di chiusura nei confronti di migranti e navi non governative, aveva offerto approdo sicuro nel porto della città storicamente multietnica di cui è primo cittadino. Un approdo offerto da un sindaco che avrebbe violato le leggi che stabiliscono essere prerogativa dei Ministeri dei Trasporti e dell’Interno la concordata assegnazione di place of safety.
“Caro signor Leoluca Orlando, abbiamo ancora 61 persone a bordo che hanno bisogno di un porto sicuro. Nelle prossime ore ci aspettiamo onde alte, le persone salvate sono esaurite. Vi chiediamo quindi di aprire il porto di Palermo per la Alan Kurdi”. Con questo messaggio su Twitter, in cui era appunto taggato il sindaco dell’antica capitale del Mediterraneo, accompagnato da un videomessaggio, il capo missione della Alan Kurdi aveva spiegato – ieri, alle 13:15 – che a bordo c’erano ancora 61 persone stremate, 17 delle quali donne e 21 minori di cui 3 molto piccoli. L’appello per un porto sicuro prima dell’arrivo della burrasca è stato immediatamente accolto dal sindaco di Palermo che ha risposto circa dieci minuti dopo e tirando in causa anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, anch’esso, a sua volta, taggato in un tweet. “Caro Juan, Carissimi dell’equipaggio Sea Eye di Alan Kurdi, Palermo è una città accogliente e il suo porto deve essere aperto. Chiedo al Presidente del Consiglio dei Ministri di intervenire per garantire lo sbarco immediato di migranti in emergenza a Palermo”. Questa la risposta di Leoluca Orlando che aveva scatenato l’allarme politico a Roma.
Il sindaco di Palermo, che insieme al collega di Napoli Luigi De Magistris rappresenta uno degli ultimi baluardi della politica umana ed accogliente in Italia, aveva quindi dato il via all’ultimo tratto di navigazione della Alan Kurdi che facendo rotta su Palermo si trovava già nel Tirreno meridionale. Alle 13:44, quasi venti minuti dopo la risposta di Orlando con cui veniva offerto riparo nel porto di Palermo, la Ong tedesca scriveva sul proprio account ufficiale che si stava dirigendo verso il capoluogo siciliano: “Caro Leoluca Orlando, grazie per la vostra solidarietà. Siamo diretti al porto sicuro di Palermo”. Poche miglia sopra Ganzirri, la frazione dei laghi di Messina vicina alla punta di Torre Faro, estremità nordest della Sicilia, da Roma è giunta la comunicazione in plancia con l’assegnazione del porto di Messina quale place of safety autorizzato. Mai, da inizio guerra italiana alle navi Ong, era stato assegnato un porto sicuro così vicino alla posizione della nave e senza che questa dovesse affrontare mare in burrasca per raggiungerlo.
Perfino nell’ultima occasione, con le navi Open Arms e Aita Mari, entrambe spagnole ed entrambe a poche miglia dai porti di Augusta e Siracusa, sulla costa orientale della Sicilia, avevano avuti assegnati i “porti sicuri” di Pozzallo e Taranto quando non potevano neanche superare la punta di Capo Passero – estremità sudorientale della Sicilia – per le proibitive condizioni meteo marine. Le due navi avevano infatti dovuto attendere il giorno successivo prima di rimettersi a navigare per raggiungere i porti assegnati. La Open Arms aveva tra l’altro atteso un giorno e navigato per un altro ancora prima di arrivare a Taranto. Circostanza che svestiva il porto della Puglia della definizione di “place of safety”, essendo appunto troppo lontano ed assegnato quando ragioni di sicurezza a bordo lo rendevano irraggiungibile. Nel caso della Alan Kurdi invece è stato assegnato il porto di Messina mentre la nave Ong si trovava appunto davanti la città dello Stretto, ma diretta a Palermo con le conseguenze politiche immaginabili. Malgrado un sindaco non abbia autorità ordinaria per “aprire” un porto ed offrire un place of safety, l’iniziativa di Leoluca Orlando pare abbia destabilizzato equilibri politici in quei palazzi romani in cui tutto procederebbe altrimenti nel silenzio e nel compiacimento di una piena continuità con i due precedenti ministri degli Interni e dei “porti chiusi”, Minniti e Salvini.